Direttore ARTURO DIACONALE
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Giovedì 25 Ottobre 2012
delle Libertà
Bersani già pensa alle “secondarie”. E aMonti
arà pure vero, come dicono i
sostenitori di Pierluigi Bersani,
che Matteo Renzi abbia aperto un
contenzioso legale sulle regole del-
le primarie solo per alzare un pol-
verone capace di nascondere la
propria incapacità di presentare
una qualche idea concreta su co-
me affrontare la crisi del paese.
Sotto il grande fumo comunicati-
vo del sindaco di Firenze non c’è
neppure la più vaga parvenza di
arrosto programmatico. Ma è al-
trettanto vero che l’accusa dei ber-
saniani ai renziani di non avere
S
un qualche programma di gover-
no e di usare la polemica sulle re-
gola per nascondere il vuoto
d’idee sembra fatta apposta per
far pensare che la polemica serva
al segretario del Pd per fare altret-
tanto. Se Renzi fa solo fumo, in-
fatti, Bersani fa altrettanto. Con
l’aggravante che mentre lo sfidan-
te può permettersi di rinviare a
data da destinarsi il momento di
scendere sul concreto, il segretario
vive con crescente disagio la con-
traddizione evidente tra il soste-
gno al governo Monti ed alla sua
agenda europea e la scelta di spo-
stare a sinistra l’asse politico del
partito lasciando intendere che ad
elezioni concluse il primo compito
del Pd sarà di sconfessare i prov-
vedimenti governativi e buttare a
mare Monti e la sua agenda.
Tra i due fumi quello di Renzi
è il meno preoccupante. Non per-
ché non inquieti sapere che uno
deciso a candidarsi alla guida del
paese non sappia cosa diavolo
vorrebbe fase se mai riuscisse a
conseguire il suo obbiettivo. Ma
perché il povero sindaco di Firen-
ze non ha alcuna possibilità di
vincere la battaglia. La rete in cui
l’attuale gruppo dirigente del Pd
lo ha imbrigliato è talmente spes-
sa che non esiste una sola possi-
bilità di vedere Renzi uscire in-
denne dalla trappola. Forse rien-
trerà nei ranghi aspettando il
prossimo turno. Forse reagirà alla
sicura sconfitta rompendo con il
Pd. Di sicuro, però, non guiderà
il prossimo governo. E potrà per-
mettersi di continuare a nascon-
dere il vuoto programmatico che
lo contraddistingue.
Per Bersani, invece, è diverso.
Con le regole a misura e il doppio
turno studiato in funzione dell’ac-
cordo-paracadute con Vendola si
è garantito la vittoria nelle pri-
marie. Per questo la sua cortina
fumogena sul suo voto program-
matico è molto più preoccupante.
Quale programma intenderebbe
Il “renzismo” invade il paese, a sinistra e a destra
è una bella diferenza fra
quanto avviene le Pd, con
l’irruzione della caterpillar di Renzi
e il teatro dell’assurdo dentro il Pdl.
Qui c’è una curiosa altalena, nel
senso che, man mano che scende
nei sondaggi, vieppiù aumentano i
manifesti politici, le prese di posi-
zione “ideologiche” le iniziative di
gruppo: sono le cosiddette sensibi-
lità che si muovono, spesso pren-
dendo la distanza dal Cavaliere. Il
quale è pur sempre il fondatore, il
padre padrone. O meglio, l’incar-
nazione stessa della seconda repub-
C’
blica. C’è poi chi nel Pdl - che,come
sappiamo, nasce dal “predellino”
dalla fusione di Fi con An, allonta-
nandone Casini - fa dell’altro, di-
fende il Cav
perinde ac cadaver
,
an-
nuncia sfracelli, profetizza la fine
del partito, l’apocalisse prossima
ventura a causa, dicono questi agit
prop, delle prese di distanza dal Ca-
valiere ritenuto pur sempre il
king
maker
,
l’uomo indispensabile, il cat-
tura voti sempre e comunque. Spic-
cano, fra questi
fan
le cosiddette
amazzoni - in un paese normale,
una simile definizione le ridicoliz-
zerebbe per sempre - un gruppo
consistente di parlamentari “nomi-
nate” da Berlusconi grazie al Por-
cellum che immaginando un Pdl
senza di Lui, si vedrebbero fin d’ora
eliminate o quanto meno esiliate.
Il fatto è che le amazzoni non solo
tirano l’acqua al loro mulino ma
rispecchiano l’opacità di un sistema
elettorale prima e di partito poi che
per il Pdl è stata catatsrofica non
solo o non tanto per le scelte in sé,
meritocratiche o meno (più meno
che più), ma per l’impressionanante
silenzio del gruppo dirigente Pdl ri-
spetto al modo con cui quelle
amazzoni sono state catapultate in
Parlamento. Di questo, nessun ma-
nifesto, nessuna magna carta, nes-
sun meeting fa cenno, nemmeno di
sfuggita. Nel corpaccione Pdl, mai
nessuna discussione preliminare
mai nessun confronto interno e pa-
lese, nessuna osservazione di merito
si è avvertita in questi anni: le scelte
del Capo non si discutono, ipse di-
xit, tutto va bene madama la mar-
chesa. Eppure, già da quelle scelte
amazzoniche si doveva capire e, so-
prattutto dire, sia pure educatamen-
te, che le amazzoni - dentro e fuori
i listini - in politica fanno spesso fa-
re brutta figura a chi le promuove
in un ruolo improprio senza averne
i meriti, a parte il fatto che, per ri-
manere nel campo delle
guerriere,anche Gheddafi ne aveva
un corpo speciale che, al momento
della battaglia, non sembra abbia
di
PAOLO PILLITTERI
di
ARTURO DIACONALE
Berlusconi: più primarie per tutti
K
Alla fine ha sciolto la riserva.
Silvio Berlusconi non si ricandiderà a
premier per il Popolo della Libertà. Lo
ha dichiarato ieri il Cavaliere, auspi-
cando che il suo successore venga in-
coronato da primarie da celebrarsi il 16
dicembre. «Per amore dell’Italia si pos-
sono fare pazzie e cose sagge. Diciotto
anni fa - afferma il Cavaliere in una
lunga nota - sono entrato in campo, una
follia non priva di saggezza: ora preferi-
sco fare un passo indietro per le stesse
ragioni d’amore che mi spinsero a muo-
vermi allora. Non ripresenterò la mia
candidatura a premier ma rimango a
fianco dei più giovani che debbono gio-
care e fare gol». Il premier non conferma
la notizia circolata in un primo momento
del suo abbandono completo dalla
scena politica. Ma rilancia le primarie:
«
Con elezioni primarie aperte nel Pdl,
sapremo entro dicembre chi sarà il mio
successore, dopo una competizione se-
rena e libera tra personalità diverse e
idee diverse cementate da valori co-
muni. Il movimento fisserà la data in
tempi ravvicinati (io suggerisco quella
del 16 dicembre)».
realizzare se mai riuscisse ad ar-
rivare a Palazzo Chigi dopo la vit-
toria su Renzi ed una vittoria elet-
torale conseguita con l’alleanza
certa con Vendola e quella pro-
babile con Di Pietro? Sulla carta
l’interrogativo sembra avere una
risposta certa. L’unica linea certa
che appare dietro le cortine fu-
mogene della pompa di benzina
del paese natio o delle polemiche
contro i finanzieri dei paradisi fi-
scali sembra essere quella della
continuità, piena ed assoluta, con
la tradizione del “più tasse, più
stato” della sinistra italiana ed in-
ternazionale.
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eccelso per sprezzo del pericolo. Ed
è forse in questa chiave non proprio
simpatica e vagamente machista
che cresce la polemica contro le
amazzoni. Non vogliamo qui dare
addosso a un gruppo specifico nè
desideriamo fare facili ironie, che
pure meriterebbe, giacchè le loro
minacce di rottamazione altrui fa-
rebbero persino sorridere se non
apparissero quel che sono, cioè tar-
dive e di autodifesa, un’arma...
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