CheGuevaraHorrorPictureShow,ovvero l’inquienta
        
        
          di
        
        
          
            JAY NORDLINGER*
          
        
        
          volte ho la sensazione che Che
        
        
          Guevara sia ritratto su più og-
        
        
          getti di Topolino. Parlo di magliette
        
        
          e simili (ma soprattutto magliette).
        
        
          Un artista ha avuto l’ispirazione di
        
        
          combinarli: ha messo le orecchie di
        
        
          Topolino su Guevara. Non deve
        
        
          piacere molto ai fans di quest’ulti-
        
        
          mo. Il mondo è inondato da acces-
        
        
          sori del Che ed è un’offesa continua
        
        
          alla verità, alla ragione e alla giu-
        
        
          stizia (un bel trio). I cubani-ameri-
        
        
          cani rimangono sconcertati da que-
        
        
          sto fenomeno, come altre persone
        
        
          dotate di un po’ di decenza e di
        
        
          consapevolezza. Una reazione con-
        
        
          tro la glorificazione del Che esiste,
        
        
          ma è minima se paragonata al fe-
        
        
          nomeno stesso. Un cambiamento
        
        
          di tendenza contro Che Guevara ri-
        
        
          chiederebbe una rieducazione mas-
        
        
          siccia, cosa che il vecchio comunista
        
        
          apprezzerebbe molto. I suoi gadgets
        
        
          si trovano nei posti più insospetta-
        
        
          bili. Ma forse la cosa non è poi così
        
        
          sorprendente. La
        
        
          
            New York Public
          
        
        
          
            Library
          
        
        
          ha un negozio di articoli da
        
        
          regalo dove, fino all’altro giorno,
        
        
          vendevano un orologio con la fac-
        
        
          cia del Che e la parola “Revolu-
        
        
          tion”. La pubblicità diceva: «La ri-
        
        
          voluzione è uno stato permanente
        
        
          con questo intelligente orologio con
        
        
          la classica immagine romantica di
        
        
          Che Guevara, intorno alla quale gi-
        
        
          ra la parola “rivoluzione”». Vera-
        
        
          mente intelligente. Che una delle
        
        
          più prestigiose biblioteche del mon-
        
        
          do debba vendere un articolo che
        
        
          decanta un brutale criminale non
        
        
          
            A
          
        
        
          era niente di nuovo, ma alcuni cu-
        
        
          bani-americani, e pochi altri, hanno
        
        
          reagito. Avendo saputo dell’orolo-
        
        
          gio, molti hanno scritto alla biblio-
        
        
          teca, implorando i suoi funzionari
        
        
          di rientrare in sé. Un cubano-ame-
        
        
          ricano, cercando di fare leva sulle
        
        
          vecchie sensibilità americane, scri-
        
        
          veva: «Vendereste orologi con le
        
        
          immagini del Gran Dragon del
        
        
          KKK?”». Ricordò anche che la Cu-
        
        
          ba comunista, che Guevara contri-
        
        
          buì enormemente a fondare e mo-
        
        
          dellare, è particolarmente dura con
        
        
          i bibliotecari. Il movimento delle bi-
        
        
          blioteche indipendenti è stato bru-
        
        
          talmente represso e alcuni dei più
        
        
          autorevoli prigionieri politici pro-
        
        
          vengono da quel movimento. E pe-
        
        
          rò non c’è praticamente alcuna so-
        
        
          lidarietà fra i bibliotecari del mondo
        
        
          libero e i bibliotecari di Cuba, o
        
        
          aspiranti bibliotecari. Un anno fa il
        
        
          sostenitore dei diritti civili Nat Hen-
        
        
          toff “ha rinunciato” – parole sue –
        
        
          al premio conferitogli dall’
        
        
          
            American
          
        
        
          
            Library Association
          
        
        
          ,
        
        
          perché l’istituto
        
        
          trattava freddamente i cubani, pre-
        
        
          ferendo parteggiare per l’amato ti-
        
        
          ranno “socialista”, Castro. In ogni
        
        
          caso, proprio prima di Natale la
        
        
          
            New York Public Library
          
        
        
          ha ritirato
        
        
          l’orologio, senza rilasciare nessuna
        
        
          dichiarazione. La nebbia del tempo
        
        
          e la forza dell’anti-anti-comunismo
        
        
          hanno oscurato il vero Che. Chi era
        
        
          costui? Era un rivoluzionario ar-
        
        
          gentino che prestò servizio come ta-
        
        
          gliagole principale di Castro. Era
        
        
          particolarmente infame perché di-
        
        
          rigeva le esecuzioni sommarie a La
        
        
          Cabãna, la fortezza che fungeva da
        
        
          mattatoio. Gli piaceva amministrare
        
        
          il colpo di grazia, il proiettile nella
        
        
          nuca. E amava far sfilare la gente
        
        
          sotto El Paredón, il muro rosso di
        
        
          sangue contro il quale furono uccisi
        
        
          tanti innocenti. Inoltre, istituì il si-
        
        
          stema di campi di lavoro dove in-
        
        
          numerevoli cittadini – dissidenti,
        
        
          democratici, artisti, omosessuali –
        
        
          soffrivano e morivano. Stiamo par-
        
        
          lando del gulag cubano. Uno scrit-
        
        
          tore cubano-americano, Humberto
        
        
          Fontova, descrisse Guevara come
        
        
          «
        
        
          una combinazione fra Beria e
        
        
          Himmler». Antony Daniels, in vena
        
        
          di spiritosaggini, disse: «La diffe-
        
        
          renza fra [Guevara] e Pol Pot era
        
        
          che [il primo] non aveva studiato a
        
        
          Parigi». E tuttavia, uno degli uomi-
        
        
          ni più illiberali viene esaltato dai
        
        
          “
        
        
          liberal”. Come Paul Berman re-
        
        
          centemente ha riassunto su Slate:
        
        
          «
        
        
          Il Che era un nemico della libertà
        
        
          ed è stato eretto a simbolo della li-
        
        
          bertà. Ha contribuito ad istituire
        
        
          un sistema sociale ingiusto a Cuba
        
        
          ed è stato eretto a simbolo della
        
        
          giustizia sociale. Si è schierato per
        
        
          le antiche rigidità del pensiero lati-
        
        
          no-americano in versione marxista-
        
        
          leninista ed è stato esaltato come
        
        
          un libero pensatore e un ribelle».
        
        
          Quelli che conoscono, o ai
        
        
          quali importa, la verità su Gueva-
        
        
          ra, hanno spesso la tentazione di
        
        
          abbandonarsi alla disperazione.
        
        
          Il sito web del nostro
        
        
          
            National In-
          
        
        
          
            stitutes of Health
          
        
        
          lo descrive in
        
        
          questo modo: un «fisico e com-
        
        
          battente per la libertà argentino».
        
        
          Guevara era un fisico più o meno
        
        
          come Ceausescu era un chimico.
        
        
          Per quanto riguarda il combatten-
        
        
          te per la libertà... ancora una vol-
        
        
          ta la tentazione di abbandonarsi
        
        
          alla disperazione è forte.
        
        
          E tuttavia, i cubani-americani e
        
        
          i loro amici non cedono del tutto,
        
        
          come abbiamo visto per la
        
        
          
            New
          
        
        
          
            York Public Library
          
        
        
          .
        
        
          Ecco un altro
        
        
          caso: non molto tempo fa la Bur-
        
        
          lington Coat Factory, un gigantesco
        
        
          rivenditore di abbigliamento, ha
        
        
          lanciato uno spot televisivo con un
        
        
          teenager che indossava una magliet-
        
        
          ta di Guevara. Il titolo dello spot
        
        
          era – sentite questa! – “Valori”. Gli
        
        
          anti-comunisti hanno organizzato
        
        
          boicottaggi, picchettaggi, hanno
        
        
          scritto lettere e l’azienda ha ritirato
        
        
          la maglietta, ma non prima di aver
        
        
          definito gli attivisti “provocatori”,
        
        
          “
        
        
          fanatici” e “estremisti”. (L’azienda
        
        
          deve modernizzarsi: il termine ca-
        
        
          strista preferito per i democratici e
        
        
          i sostenitori dei diritti umani è gu-
        
        
          sanos, “vermi”).
        
        
          Intanto, a Los Angeles, un ne-
        
        
          gozio chiamato La La Ling, vende
        
        
          una maglietta con Guevara per be-
        
        
          bè; anzi, in realtà è una tutina. La
        
        
          pubblicità dice testualmente: «Con-
        
        
          sigliato dalla guida allo shopping
        
        
          delle vacanze del Time Magazine,
        
        
          “
        
        
          Viva la revolution [sic]!” Ora an-
        
        
          che i più piccoli ribelli possono
        
        
          esprimersi con questa fantastica tu-
        
        
          tina. Questa classica icona di Che
        
        
          Guevara è disponibile anche su ma-
        
        
          gliette a maniche lunghe in taglie
        
        
          da bambino... Lunga vita al ribelle
        
        
          dentro di noi... non c’è un’icona più
        
        
          cool di quella del Che!».
        
        
          Chi potrebbe obiettare? Nono-
        
        
          II
        
        
          CULTURA
        
        
          II
        
        
          Il Che era un nemico
        
        
          della libertà
        
        
          ed è stato eretto
        
        
          a simbolo
        
        
          della libertà.
        
        
          Ha contribuito
        
        
          ad istituire un sistema
        
        
          sociale ingiusto
        
        
          a Cuba ed è stato
        
        
          eretto a simbolo
        
        
          della giustizia sociale
        
        
          
            L’OPINIONE delle Libertà
          
        
        
          DOMENICA 23 DICEMBRE 2012
        
        
          
            2