di
PIETRO SALVATORI
uando è arrivato a Roma in
tarda mattinata Silvio Ber-
lusconi covava già intenzioni bel-
licose. «Queste primarie non s’-
hanno da fare» è sempre stato il
suo pensiero sull’argomento. Rin-
forzato dalla ridda di candidati
improbabili che sono emersi nelle
ultime settimane. Un pensiero con
il quale è arrivato alla riunione
con Angelino Alfano. Un summit
funzionale a sciogliere il nodo po-
litico fondamentale prima dell’in-
contro con il gotha del partito
per mettere a punto le regole che
dovrebbe avere luogo oggi alle
14.00.
Il Cavaliere ha manifestato
tutte le sue perplessità al segreta-
rio, arrivando ad utilizzare parole
anche dure sul pervicace convin-
cimento dell’ex Guardasigilli.
Uno scontro che si è protratto
per diverse ore nel corso del po-
meriggio, e che ha messo a dura
prova la pazienza di Alfano. Al
punto da farlo sbottare. «Non so-
lo non sostieni le primarie – sa-
rebbe il sunto di quel che ha det-
to – ma lanci candidature per
indebolirmi». Se quello del segre-
tario è stato solo uno sfogo, d’al-
tra parte offre il polso del clima
di fuoco che si è respirato a Pa-
lazzo Grazioli. I cui echi sono
rimbalzati a vertice ancora in cor-
so, con Altero Matteoli che, a di-
Q
fesa del segretario, commentava
laconico: «Quel Samorì è da met-
tere alla porta». Per un attimo il
tavolo sembrava dover saltare.
Ma alla fine Alfano ha convinto
il Cav che un annullamento dei
gazebo in questa fase avrebbe
comportato la ridicolizzazione
del partito. L’intesa con la quale
sono usciti dalla residenza roma-
na del Cavaliere consiste in due
semplici punti: sì alla celebrazio-
ne delle primarie, no ad un calen-
dario spalmato su più date. Così
come conferma lo scarno comu-
nicato serale del segretario. Che
ha convocato per oggi il partito
allo scopo di decidere «la data»
nella quale allestire i gazebo. Che
con tutta probabilità sarà quella
del 13 gennaio. Ma la partita ri-
mane ancora aperta. Alfano si
confronterà domani con un par-
tito che avrà incamerato il sì a
denti stretti di Berlusconi, ma che
saprà anche del permanere delle
fortissime perplessità del Cava-
liere. Difficilmente usciranno sor-
prese: i colonnelli hanno stretto
da tempo un patto di ferro con il
segretario, e non hanno alcuna
intenzione di sconfessarne l’ope-
rato. Ma il “fattore B” e il suo
potere di
moral suasion
potreb-
bero costituire una variabile im-
prevedibile.
Al netto dell’esegesi berlusco-
niana, la strada per le primarie
del Popolo della libertà dovrebbe
essere stata definitivamente trac-
ciata. Un fatto nuovo per il cen-
trodestra italiano, che rappresen-
ta una vittoria a metà per Alfano.
Il segretario è riuscito a non far
saltare un’iniziativa sulla quale
ha investito gran parte della sua
credibilità politica, nel tentativo
di risollevare il Pdl dai sondaggi
che lo danno in caduta libera. Ma
non ha convinto Berlusconi della
bontà della propria iniziativa. Un
fattore oggi aggirabile, ma che
nel medio (o forse anche breve)
periodo potrebbe costituire un se-
rio handicap per le sue strategie.
II
POLITICA
II
Incontro Berlusconi-Alfano
Oggi la data delle primarie
LaConsulta boccia
Cirielli sulla droga
UnDaspoper i politici che frequentano i talk show
n “Daspo” anche per i politici,
per l’ingresso nei talk-show?
Grillo sarebbe d’accordo, ovvia-
mente... Concordo con Sallusti che
le primarie nel Pdl sono, franca-
mente, tempo perso: vincerà Alfa-
no, semplicemente perché ha più
“
truppe”. Idem per il Pd: il risul-
tato prevedibile sarà, grosso modo,
“5
a 1” per Bersani. Solo che, nel
frattempo, la confusione ha rag-
giunto il massimo, sotto il tenebro-
so cielo politico italiano, sempre
più “al buio”, per mancanza di so-
luzioni ai problemi di sempre: la
bancarotta dei conti pubblici e la
disoccupazione (soprattutto gio-
vanile) dilagante. Francamente,
provo un po’ di disagio quando
(
sempre nei soliti talk-show...)
qualcuno, candidato di nuovo co-
nio alla guida del Partito (indovi-
nate quale...), suggerisce una mi-
sura stravagante, come quella di
tassare al 75%, per due/tre anni,
redditi che stanno al di sopra di un
milione di euro all’anno. Misura
U
perfetta, direi, per far prendere alla
ricchezza la strada dei paradisi fi-
scali, visto che i soggetti con quelle
capacità economiche non dovreb-
bero avere eccessivi problemi a sot-
trarsi al fisco italiano.
La cosa peggiore, però, mi è ca-
pitato di vederla, seguendo i com-
menti televisivi sui fatti di Roma,
a proposito di scontri tra polizia e
manifestanti. Parlava, se ben ricor-
do, una militante dei centri sociali
che, laureata in farmacia, non ave-
va trovato di meglio che fare la ba-
rista. Messa così, verrebbe da pian-
gere, certo. Però, dipende... Ne
conoscevo un’altra, laureata in
scienza della comunicazione, che
faceva lo stesso mestiere, sempli-
cemente perché si divertiva un
mondo a tirare tardi la notte, in-
sieme ai suoi amici di sempre e a
molti altri sui coetanei, conosciuti
servendo ai tavoli. Tra l’altro, tra
mance e stipendio-base, guada-
gnava più dei suoi insegnanti di
liceo! Questo, per dire... Ma, a
parte il folklore, l’elemento cen-
trale del problema giovani e della
gestione delle loro proteste è un
altro, e non riguarda di certo l’or-
dine pubblico. Nessuno, a quanto
pare, sta dicendo loro la verità,
con la ruvidezza necessaria, per
non creare illusioni e aspettative.
Ovvero: molti dei laureati attuali
non ci servono e i tecnici diplo-
mati che cercano le aziende non
ci sono, semplicemente perché il
corto-circuito virtuoso, tra la for-
mazione di base e mondo del la-
voro, si è interrotto da tempo.
Esiste, in merito, un nodo di si-
stema: disincentivando i giovani
dal proseguire studi inutili (perché
non daranno loro lavoro e allun-
gheranno, semplicemente, il perio-
do di attesa, a carico del già scarso
reddito delle famiglie), si svuote-
rebbero molte decine di “fabbri-
che” di diplomi e, con esse, miglia-
ia di posti di lavoro, tra docenti e
non docenti, prosciugando così i
finanziamenti pubblici e privati di
cui godono Università e Istituti di
alta formazione. Bisognerebbe ave-
re il coraggio di smantellare l’at-
tuale sistema, copiando, se possi-
bile, da Harvard e dalle università
di Shangai e di New Delhi, dove il
criterio di selettività e i costi d’iscri-
zione costringono studenti e fami-
glie a scelte attentamente ponde-
rate, privilegiando il talento e la
determinazione dei giovani studen-
ti stessi. Credo, però, che da quelle
parti il valore legale della laurea
non sia nemmeno contemplato:
conta solo il prestigio dell’Univer-
sità presso la quale ci si diploma.
Chi avrà mai il coraggio di dire ai
nostri giovani come stanno vera-
mente le cose? Anche perché oc-
correrebbe garantire loro un incen-
tivo a... migrare, come agli inizi del
Novecento!
Altra cosa davvero curiosa, che
ho sentito nei salotti televisivi vari:
alcuni politici “chiacchieroni” si
scandalizzavano perché alla Fiat
serba gli operai guadagnano un
po’ meno di 400 € mensili. Si po-
trebbe semplicemente dire: «È la
Globalizzazione, bellezza!». Gli sla-
vi, evidentemente, sanno compor-
tarsi come gli... asiatici! A dire il
vero, un’attenta analisi ci porte-
rebbe ad altre conclusioni: i regimi
del socialismo reale erano decisa-
mente “privativi”, però avevano
il pallino di costruire case, brutte
quanto volete, ma abitabili. Ora,
considerato che un affitto, in una
grande/media città italiana, assor-
be quasi il 60% del reddito dispo-
nibile, e che un chilo di insalata
serba costa un quinto dell’equiva-
lente prodotto italiano, i conti so-
no presto fatti: con 400 €, da quel-
le parti si vive meglio che da noi!
E, poi, miei cari, la lezione è arci-
nota: a parità di tecnologia, vince
la partita lavoro chi offre mano-
dopera qualificata al minor prez-
zo. Questi sono i “pastori” e que-
sto è il “presepe”.. Vogliamo
accomodarci anche noi?
MAURIZIO BONANNI
ei casi di spaccio o possesso
di piccole quantità di stupe-
facenti è incostituzionale la legge
Cirielli laddove impone al giudice
di non valutare le attenuanti in caso
di reiterazione e recidiva del reato
anche in un arco di tempo infra
quinquennale. Lo ha stabilito la
Corte Costiuzionale con la sentenza
251
depositata lo scorso 15 novem-
bre, giudice estensore Giorgio Lat-
tanzi. Per la legge Cirielli, che si oc-
cupa non solo di prescrizioni
accorciate nei reati contro la PA,
ma anche di aggravamento delle
pene per le recidive, con effetti “car-
cerogeni” (per usare il neologismo
della deputata radicale Rita Ber-
nardini, in sciopero della fame da
tempo per la condizione delle galere
italiane e per l’amnistia) su tutto
l’indotto della giustizia italiana in
materia di droga, un colpo forse
mortale. Oramai questa normativa
va rivista dato che la Consulta la
ha censurata in almeno cinque sen-
tenze dal 2005, anno in cui fu va-
rata, a oggi. Nel caso specifico la
questione era stata sollevata dal
Tribunale di Torino con ordinanza
del 24 ottobre 2011, finita poi nel
ruolo della Corte circa dieci mesi
dopo. L’incostituzionalità era la-
mentata rispetto agli articoli 3, 25
e 27 della Carta. Nel mirino l’arti-
colo 69 del codice penale così come
sostituito dalla legge Ciriellli (5 di-
cembre 2005 numero 251,ndr). Più
N
precisamente «nella parte in cui
esclude che la circostanza attenuan-
te di cui all’articolo 73, comma 5,
del decreto del presidente della Re-
pubblica 9 ottobre 1990, numero
309 (
Testo unico delle leggi in ma-
teria di disciplina degli stupefacenti
e sostanze psicotrope, prevenzione,
cura e riabilitazione dei relativi stati
di tossicodipendenza) possa essere
dichiarata prevalente sulla recidiva
reiterata, prevista dall’articolo 99,
quarto comma, codice penale». In
soldoni la legge nata per imitare
con quindici anni di ritardo la fa-
mosa normativa della California,
«
three strikes and you’re out», poi
adottata anche da altri stati ame-
ricani nell’epoca di Clinton, è ormai
stata dichiarata incostituzionale in
tutto il suo apparato repressivo. E
questo anche per motivi di umanità
e di razionalizzazione delle entrate
in carcere: i tossicodipendenti infatti
è assai facile che si facciano beccare
più volte nell’arco di pochi anni a
spacciare piccole dosi per potersi a
loro volta drogare. Metterli tutti in
carcere, invece che in comunità di
recupero, seppellendoli con pene
che si danno ai grandi spacciatori
significa portare le patrie galere al
livello attuale. E togliere magari
spazio per piazzarci qualcuno dei
tanti politici disonesti che delinque
al riparo della propria condizione
di “incensurato formale”.
DIMITRI BUFFA
K
ALFANO e BERLUSCONI
L’OPINIONE delle Libertà
GIOVEDÌ 22 NOVEMBRE 2012
3