renta mesi contro cinque legislature.
Il caso Nicole Minetti, consigliere re-
gionale sulla soglia dei 30 mesi di manda-
to, si scontra con un’altra storia che di nor-
malità ne ha poca: Giovanna Melandri
presidente del museo Maxxi di Roma. De-
stra e sinistra si infrangono ancora una
volta contro il muro di una politica malata.
Ma per tutti o quasi, la ragazzina sarebbe
da linciare.Da quest’estate, a fasi alterne,
si sente parlare di una data. Il 21 ottobre
diventa una ricorrenza che rimbomba nei
programmi tv e una lapide sotto cui far
marcire ciò che resta del berlusconismo.
Quel giorno la giovane consigliere del Pdl
lombardo acquisirà il di-
ritto di ottenere il vitali-
zio. Milletrecento euro
per sempre. Inutile di-
fendere l’indifendibile e,
anzi, stupido prendere le
parti di uno dei tanti ar-
ticoli sbagliati della leg-
ge italiana. Per essere
chiari, l’assegno che ac-
quisirà l’igienista dentale
è una vergogna. (...)
Lo sdegno della sini-
stra, dei giovani arrab-
biati, dei disoccupati si
alza. I coetanei che de-
vono lottare tutti i giorni per garantirsi il
presente si fanno sentire e quando la in-
contrano per strada la insultano volentieri.
Ignorano che il problema è legale. È il si-
stema che è malato, non la Minetti. (...)
C’è però una differenza. Un fondamentale
che distingue il coraggioso dall’inetto. È
T
qui che entra in gioco l’onorevole Melan-
dri. Se la Minetti dà scandalo per trenta
mesi di vita pubblica e per un paio di pas-
serelle, cosa dire delle mummie che di po-
litica hanno mangiato per secoli. Tra feste
mondane, spettacoli culturali per salottieri
e notti in Kenya con l’amico Briatore (nul-
la di male se non avesse più volte rinnegato
la sua presenza), da vera signora è stata
candidata dal centrosinistra nelle ultime 5
tornate elettorali. Facciamo due conti: di-
cono che Berlusconi sia immortale, allora
ignorano l’età politica della Melandri.
Oggi, il giocattolo potrebbe rompersi.
In tempi di rottamazione ha già pronto un
paracadute dorato che
accetta senza un attimo
di incertezza. Le due si
scoprono gemelle, ma
una non lo sa. Nelle ul-
time ore dichiara: «La
decisione del ministro
Ornaghi è la scelta di un
tecnico nei confronti di
un altro tecnico, perché
quel museo l’ho istituito
io quand’ero a capo del
ministero dei Beni cultu-
rali. Ornaghi ha fatto
una scelta istituzionale
chiamando la madre del
Maxxi». Un politico alla presidenza di un
museo, certo. Qualcosa non torna nel no-
stro bel paese e non è una questione tec-
nica. Basta una frase: se a destra nasci Mi-
netti, a sinistra muori Melandri.
MICHELE DI LOLLO
a necessità di avere un raggruppamento
di centrodestra, che tenesse testa al Pd
di Vendola ed al M5S di Grillo, avrebbe do-
vuto rilanciare le ipotesi di un consolida-
mento dell’arcipelago in cui stava degene-
rando il Pdl, ma così non è stato. La crisi è
tutta in tre frasi. «Se Pdl e Lega corrono se-
parati si consegna la Lombardia al centro-
sinistra» (Maroni). «In questo momento ab-
biamo un mercato elettorale ma non
abbiamo il prodotto» (Santanchè). «Si, certo
che mi ricandido» (Pisanu). Domande che
ispirano facili riflessioni. Ma questo Pdl e la
Lega hanno ancora qualcosa da dirsi, dopo
gli scandali affaristici di Milano e non solo?
Questo è il fotogramma
iniziale di uno scenario,
quello del centrodestra,
che dovrà necessariamen-
te far notizia prima di ad-
divenire ad un equilibrio
e ad una proposta per gli
elettori … se mai sarà. In-
fatti, quello che appare è
che il Pdl mostra due o
tre anime profondamente
diverse, a prescindere da
quali siano state le alle-
anze interne durante il
berlusconismo. La prima,
quella probabilmente più
numerosa, è sostanzialmente e profonda-
mente democristiana, pronta a ricollocarsi
con l’Udc ed a riproporre il solito “centro
moderato”, che in una situazione di grave
crisi non ha certo gli strumenti per interve-
nire. Una compagine che va da Pisanu a Ga-
sparri, passando da Giovanardi, probabil-
L
mente. Un problema che anche il Pd si ri-
trova, con Matteo Renzi e con i potentati
delle tante provincie bianco-rosse del Cen-
troitalia. Una seconda anima, spesso ex-so-
cialista, che è sostanzialmente riformista e
fondamentalmente liberale, ormai, che po-
trebbe condurre un governo di centrodestra
attraverso i perigliosi mari della crisi. Una
componente autorevole, ma minoritaria nel
partito e mal sopportata dalla controparte.
Cicchitto e Caldoro dovrebbero essere i ri-
ferimenti di questa compagine. La terza
componente del Pdl è caotica, spesso giova-
ne. Un gruppo, forse folto, che focalizza una
nuova destra italiana, disillusa dal neolibe-
rismo ed attenta a solu-
zioni del passato, orgo-
gliosa di sentirsi italiana.
Un “movimento”, che at-
tende una forma-partito
per esistere e legiferare.
Giorgia Meloni, ad esem-
pio, può rappresentare
questo “spirito dei tem-
pi”, ma oltre lei non c’è
molto, se non una buona
fetta, forse, del Fli dell’on.
Della Vedova. Come an-
drà a finire la saga del
Pdl? Mistero, ma non mi
meraviglierei se ci ritro-
vassimo con social-liberali e giovani destre
da un lato e l’eterno carrozzone centro-cat-
tolico dall’altro. Se andasse a finire così, ad-
dio Berlusconismo, addio illusione che lob-
bies, destra modernista e cattolici possano
coesistere.
demata.wordpress.com
Il Pdl avrà un futuro?
Le certezze sono poche
La necessità di fermare
la sinistra avrebbe
dovuto rilanciare
le ipotesi di un serio
consolidamento
dell’arcipelago in cui
stava degenerando il Pdl.
Ma così non è stato
Se adestranasciMinetti,
a sinistramuoriMelandri
Se laMinetti
dà scandalo per trenta
mesi di vita pubblica
e per un paio
di passerelle, cosa dire
delle mummie
che di politica hanno
mangiato per secoli?
L’OPINIONE delle Libertà
SABATO 20 OTTOBRE 2012
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