Direttore ARTURO DIACONALE
        
        
          Fondato nel 1847 - Anno XVIII  N.15 - Euro 1,00
        
        
          DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 - DCB - Roma / Tariffa ROC Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. postale
        
        
          Sabato 19 Gennaio 2013
        
        
          delle Libertà
        
        
          
            Bersani obbligato ad una campagna aggressiva
          
        
        
          a a chi è rivolta l’accusa di
        
        
          essere il cancro del sistema
        
        
          democratico mossa da Pierluigi
        
        
          Bersani ai cosiddetti “partiti per-
        
        
          sonali”? Il bersaglio apparente è,
        
        
          ovviamente, Silvio Berlusconi. Che
        
        
          il segretario del Pd ha tutto l’in-
        
        
          teresse ad attaccare per far scat-
        
        
          tare nel corpo elettorale quel mec-
        
        
          canismo bipolare grazie al quale
        
        
          può rilanciare l’argomento del
        
        
          “
        
        
          voto utile” a vantaggio del pro-
        
        
          prio partito. Ma dietro il bersaglio
        
        
          apparente e scontato rappresen-
        
        
          tato dal Cavaliere si nascondono
        
        
          gli obbiettivi veri del segretario
        
        
          del Pd. Che sono Mario Monti ed
        
        
          Antonio Ingroia. Cioè i due per-
        
        
          
            M
          
        
        
          sonaggi che, sulla scia di quanto
        
        
          avvenuto negli ultimi vent’anni
        
        
          nella politica nazionale, hanno da-
        
        
          to vita a formazioni politiche per-
        
        
          sonali e, con queste, puntano a
        
        
          rendere impossibile il disegno di
        
        
          Bersani di vincere a mani basse al-
        
        
          la Camera ed al Senato ed entrare
        
        
          da trionfatore a Palazzo Chigi.
        
        
          Berlusconi, infatti, per il leader
        
        
          dei democratici è un avversario
        
        
          fin troppo utile. Viceversa Monti
        
        
          ed Ingroia sono i nemici più insi-
        
        
          diosi da combattere e cercare di
        
        
          neutralizzare. Bersani sa bene che
        
        
          la presenza della lista unica cen-
        
        
          trista al Senato e del rifiuto di
        
        
          ogni forma di desistenza da parte
        
        
          della lista giustizialista dei tre ex
        
        
          pm (Ingroia, Di Pietro, De Magi-
        
        
          stris) rappresentano i principali
        
        
          ostacoli sulla sua strada verso la
        
        
          vittoria elettorale. Ed anche se non
        
        
          rinuncia all’idea di una collabo-
        
        
          razione con Monti nel dopo ele-
        
        
          zioni ed alla speranza di riassor-
        
        
          bire in qualche modo la spina
        
        
          giustizialista in nome dell’antico
        
        
          principio leninista del “nessun ne-
        
        
          mico a sinistra”, è obbligato a
        
        
          portare avanti una campagna elet-
        
        
          torale caratterizzata da una con-
        
        
          flittualità crescente contro i due i
        
        
          due potenziali alleati.
        
        
          La ragione è che Monti può
        
        
          erodergli quella parte dell’eletto-
        
        
          rato del Pd che alle primarie ha
        
        
          votato per Renzi e che è portatore
        
        
          di istanze vagamente liberaldemo-
        
        
          cratiche, mentre Ingroia può
        
        
          strappargli quella parte della base
        
        
          che è stata allevata dal Pd con do-
        
        
          si massicce di giustizialismo e che
        
        
          è fatalmente attratta dai giustizia-
        
        
          listi più duri e puri.
        
        
          Bersani, quindi, non può più
        
        
          continuare a mantenere toni bas-
        
        
          si e misurati nel tentativo di con-
        
        
          servare fino alla data delle ele-
        
        
          zioni l’alto numero di consensi
        
        
          conquistati grazie alla lunghissi-
        
        
          ma campagna promozionale delle
        
        
          primarie.
        
        
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            I pifferai magici sono più pericolosi a sinistra
          
        
        
          onostante l’ostentata serietà
        
        
          e compostezza, anche il can-
        
        
          didato premier dell’asse Pd-Sel
        
        
          Bersani ha tirato fuori all’occor-
        
        
          renza il suo piffero magico. Cer-
        
        
          cando di imbonire i “topolini”
        
        
          della sua area politica, coloro i
        
        
          quali si aspettano ulteriori inter-
        
        
          venti salvivici dallo Stato, ha di-
        
        
          chiarato più volte che in Italia la
        
        
          spesa pubblica non è assolutamen-
        
        
          te troppo alta, se escludiamo il
        
        
          servizio del nostro colossale debito
        
        
          statale. Ovviamente, dati storici
        
        
          alla mano, si tratta di una vera e
        
        
          propria balla elettoralistica, ad uso
        
        
          e consumo di chi ama ancora ba-
        
        
          loccarsi con l’illusione sinistra di
        
        
          
            N
          
        
        
          continuare a vivere nella “città del
        
        
          sole” facendo piangere i ricchi e/o
        
        
          aumentando il numero delle ta-
        
        
          gliole patrimoniali di questo di-
        
        
          sgraziatissimo paese.
        
        
          In realtà, soffermandoci in un
        
        
          sommario escursus storico, la spe-
        
        
          sa pubblica al netto degli interessi
        
        
          raggiungeva appena il 20,2 per
        
        
          cento del Pil nel 1950 mentre nel
        
        
          1960,
        
        
          in pieno boom economico,
        
        
          saliva al 27,9 per cento. Nel 1980
        
        
          poi, quando dominava il famige-
        
        
          rato consociativismo, le uscite net-
        
        
          te dello stato ammontavano al
        
        
          34,4
        
        
          per cento, per toccare dieci
        
        
          anni dopo un preoccupante 41,8
        
        
          per cento. Tuttavia, nonostante i
        
        
          risparmi dovuti al nostro ingresso
        
        
          nell’euro, i governi della cosiddet-
        
        
          ta seconda Repubblica hanno fat-
        
        
          to di meglio. Nel 2010 la spesa
        
        
          pubblica ha raggiunto il record
        
        
          del 46,6 per cento, e le stime per
        
        
          l’anno che si è appena concluso,
        
        
          complice anche la forte riduzione
        
        
          del reddito nazionale, indicano un
        
        
          incremento superiore ai due punti.
        
        
          Ora, in questa corsa verso il
        
        
          baratro del default, sarebbe il caso
        
        
          che il segretario del Partito demo-
        
        
          cratico valutasse con attenzione,
        
        
          prima di lanciarsi nei suoi procla-
        
        
          mi delle cicale, la tendenza dina-
        
        
          mica interna della medesima spe-
        
        
          sa. Se lo facesse si accorgerebbe
        
        
          che negli ultimi decenni, nono-
        
        
          stante i forti incrementi comples-
        
        
          sivi, si è riscontrata una notevole
        
        
          diminuzione dei contributi di pro-
        
        
          duzione, dell’assistenza alle fami-
        
        
          glie e - soprattutto - degli investi-
        
        
          menti in conto capitale. Ciò ha
        
        
          fatto da mero contraltare all’au-
        
        
          mento eccessivo del capitolo  pen-
        
        
          sioni - che ha superato il 30 per
        
        
          cento delle uscite complessive - e
        
        
          del resto della spesa corrente.
        
        
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          di
        
        
          
            CLAUDIO ROMITI
          
        
        
          Cercando di imbonire
        
        
          i “topolini”della sinistra,
        
        
          che si aspettano ulteriori
        
        
          interventi salvivici dallo
        
        
          stato, Bersani dice
        
        
          che in Italia la spesa
        
        
          pubblica non è troppo
        
        
          alta.Ma basta un breve
        
        
          excursus storico per dare
        
        
          torto al leader del Pd
        
        
          di
        
        
          
            ARTURO DIACONALE
          
        
        
          La radicalizzazione
        
        
          delle posizioni a sinistra
        
        
          è una strada obbligata.
        
        
          Che per un verso
        
        
          può servire a Berlusconi
        
        
          per accelerare la rimonta
        
        
          ma che per l’altro
        
        
          è destinata ad accentuare
        
        
          l’ingovernabilità
        
        
          nella prossima legislatura
        
        
          
            Storace-Zingaretti: unPannellaazero
          
        
        
          K
        
        
          
            Pannella sceglie Storace. Con-
          
        
        
          
            teso nel Lazio dal centrodestra e dal
          
        
        
          
            centrosinistra, il leader storico dei Ra-
          
        
        
          
            dicali italiani ha deciso di allearsi con
          
        
        
          
            l’ex governatore, nonostante il “mal di
          
        
        
          
            pancia” dell’ala boniniana del partito.
          
        
        
          
            «
          
        
        
          
            Accogliamo l’invito di Francesco Sto-
          
        
        
          
            race ad un apparentamento con la lista
          
        
        
          
            radicale come gesto di rivolta morale
          
        
        
          
            alle discriminazioni alle quali siamo
          
        
        
          
            stati sottoposti», dichiara Pannella a
          
        
        
          
            Radio Radicale. «Storace - aggiunge - è
          
        
        
          
            stato certamente un cattivo amministra-
          
        
        
          
            tore, ma è stato assolto con formula
          
        
        
          
            piena dalle accuse che gli sono state ri-
          
        
        
          
            volte. Il suo è un elettorato proletario ed
          
        
        
          
            ha avuto il merito di denunciare che
          
        
        
          
            contro di noi c’é stato un tentativo di
          
        
        
          
            genocidio politico. Del resto ha ap-
          
        
        
          
            preso quasi tutto da noi, frequentan-
          
        
        
          
            doci. Sono contento che abbia detto
          
        
        
          
            che senza il nostro controllo come al-
          
        
        
          
            leato di governo nella regione Lazio
          
        
        
          
            non potrebbe governare bene». Poco
          
        
        
          
            prima, il candidato del centrosinistra
          
        
        
          
            Nicola Zingaretti, aveva rinnovato a
          
        
        
          
            Radio 24, il suo appello. Ma la scelta del
          
        
        
          
            Marco nazionale è stata diversa.