Direttore ARTURO DIACONALE
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Giovedì 18 Ottobre 2012
delle Libertà
Se anche il premier applica il“metododellapezza”
ancano pochi mesi alla sca-
denza della legislatura. E tra
non molto il Parlamento sarà impe-
gnato ad affrontare lo scoglio di una
legge finanziaria particolarmente
ostico vista la situazione di gravis-
sima crisi economica a cui il prov-
vedimento dovrebbe porre rimedio.
Ma il presidente del Consiglio Ma-
rio Monti, beato lui, non teme inta-
samenti parlamentari di sorta. E si
prepara a varare una modifica al Ti-
tolo V della Costituzione che ha as-
sicurato non essere «a futura me-
moria» ma un provvedimento
destinato ad essere approvato co-
munque bruciando i tempi lunghi
della doppia lettura di Camera e Se-
M
nato previsti dall’art.138. Nessuno
riesce a capire da dove nasca l’otti-
mismo di Monti. Forse dal senti-
mento di rivalsa anti-leghista che
spira in larghi settori della sua mag-
gioranza ? L’ipotesi è plausibile. Può
essere che circostanze politiche par-
ticolari favoriscano la modifica di
un Titolo V della Costituzione che
da quando è entrato in vigore ha
prodotto solo contenziosi a raffica
tra stato e regioni, con spese e lun-
gaggini a non finire, senza produrre
una sola conseguenza positiva per i
cittadini. Ma è proprio l’esperienza
fatta con la modifica del Titolo V,
realizzata a suo tempo senza alcun
approfondimento da una maggio-
ranza di centrosinistra decisa a blan-
dire in qualche modo la Lega di
Umberto Bossi alla vigilia delle ele-
zioni politiche, a far riflettere non
tanto sull’ottimismo di Monti e sulla
sua volontà di operare in tutta fretta
una correzione costituzionale co-
munque necessaria, quando sul me-
todo con cui vengono effettuate le
riforme nel nostro paese. Un metodo
che, a quanto pare, viene applicato
indifferentemente da politici e da
tecnici. E che può essere sintetizzato
con la definizione del “metodo della
pezza”. Nel nostro paese, in altri ter-
mini, non si fanno mai riforme. Si
mettono sempre “pezze”. Per tap-
pare i buchi all’ultimo momento,
per rincorrere le mode, per risolvere
problemi politici contingenti. Il tutto
mai per convinzione radicata e sem-
pre per convenienza occasionale. Il
governo tecnico avrebbe dovuto se-
gnare una netta inversione di marcia
chiudendo l’epoca delle riforme ab-
borracciate da politici frettolosi ed
aprendo una stagione virtuosa di ri-
forme complete frutto di riflessioni
ed analisi approfondite. Invece, sia-
mo sempre alle solite. Anche Monti
si allinea alla pessima tradizione del
passato e cede al “metodo della pez-
za” ipotizzando una modifica costi-
tuzionale che potrà al massimo ri-
durre il contenzioso...
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2
Il paradosso lombardo di Roberto Formigoni
a governato bene, sì o no? Ha
fatto della Lombarda una re-
gione modello, sì o no? La sanità e
l’istruzione sono o non sono il fiore
all’occhiello del suo (lungo,lunghis-
simo...) governo? E qualche anno
fa, non fu forse il Celeste a salvare
la situazione in Lombardia con le
prime crepe di Berlusconi e l’immi-
nente crollo della Milano morattia-
na?
La riposta a queste domande re-
toriche è implicita se è vero come è
vero che persino i nemici acerrimi
non negano i risultati di un’espe-
rienza di governo che dura dal
1995.
Una lunga, lunghissima, non
estranea, anche, alle ragioni di una
H
crisi che si è accentuata a cominciare
dallo scorso anno, quando Formi-
goni entrò nel mirino mediatico giu-
diziario per il caso Daccò/Simone.
Ma non vi è dubbio alcuno che
l’operato formigoniano non può es-
sere archiviato o liquidato senza sof-
fermarci sui risultati davvero eccel-
lenti raggiunti in diversi settori al di
là di simpatie e antipatie che pure
accompagnano un personaggio co-
me il Celeste, dai più ritenuto di pes-
simo carattere soltanto perchè ha
carattere.
Ma se le cose stanno così, di che
stiamo parlando? Se il bilancio è co-
munque all’attivo, dov’è il problema,
al di là delle vicende giudiziarie, so-
prattutto dell’ultima riguardante
Zambetti e le inquietanti infiltrazioni
della nuova mafia in Lombardia?
Certo,le vittorie elettorali ripetute
sul campo, i lunghi anni di governo,
la riduzione in un angolo di un’op-
posizione per di più gravata dalle
accuse giudiziarie contro Penati, av-
versario di Formigoni alle ultime re-
gionali. Questo ed altro ancora han-
no emulsionato una sorta di
ybris
,
una speciale arroganza che, in verità,
non è mai estranea a quanti deten-
gono troppo a lungo il potere. E
Formigioni non è immune da questa
speciale sindrome.
Di certo, l’attacco a freddo a
Ca-
nale 5
domenica scorsa e in diretta
di cui Alessio Vinci l’ha gratificato,
provocando una rabbiosa reazione
in Formigoni, convinto di giocare
in casa, ha mostrato al Celeste l’altra
faccia del Cavaliere di Mediaset,
quella stessa usata venti anni prima
con gli amici socialisti e democri-
stiani, agevolando l’onda lunga del
giustizialismo alla moda, per cattu-
rarare l’audience del pubblico e
l’amicizia delle Procure. Bel risulta-
to,venti anni dopo...Ma tant’è.
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2
di
PAOLO PILLITTERI
Non vi è dubbio
che l’operato
formigoniano non può
essere liquidato senza
soffermarci sui risultati
eccellenti raggiunti
al di là delle simpatie
e delle antipatie
che accompagnano
un personaggio simile
di
ARTURO DIACONALE
Nel nostro paese non
si fanno mai riforme.
Si cerca sempre
di tappare i buchi
all’ultimo momento,
per rincorrere le mode,
per risolvere problemi
politici contingenti.
Mai per convinzione,
sempre per convenienza
OraBersani vuole rottamareMonti
K
Al leader del Partito democra-
tico non piace la legge di stabilità. Oc-
corre, ha detto ieri Bersani, «una
riflessione vera perchè non possiamo
scherzare. Dò la disponibilità a consi-
derare come aiutare la domanda interna
e non deprimerla». E poi ha aggiunto:
«
Al governo ho detto che visto che non
ci siamo parlati prima, ci parleremo
dopo».
Già, ecco. Alla buon’ora. Il segretario
del primo partito di maggioranza ce ne
ha messo di tempo per ricordarsi di es-
sere per l’appunto il segretario del
primo partito di maggioranza, e sca-
gliarsi contro l’ennesima legge lacrime
e sangue con cui i tecnici vogliono pro-
vare a far quadrare i conti. Ancora una
volta sulle tasche dei cittadini.
Evidentemente, fino ad ora, era troppo
preso dalla doppia campagna elettorale
(
quella per diventare il prossimo presi-
dente del consiglio, in primis, ma anche
quella per restare il leader del centrosi-
nistra, non da ultima) per dare una sbir-
ciata al testo. Ora l’ha fatto, e a quanto
pare non gli garba. Tutto sommato, me-
glio tardi che mai.