Direttore ARTURO DIACONALE
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Martedì 16 Ottobre 2012
delle Libertà
Se l’uscita dalla crisi passa dai matrimoni gay
differenza di quanto dichia-
rato da Pierluigi Bersani non
è stata una «bella giornata per
l’Italia» quella di venerdì scorso in
cui il segretario del Pd ha sotto-
scritto l’alleanza con il Sel di Nichi
Vendola e l’ultima riedizione in mi-
niatura del Psi guidata da Riccardo
Nencini. E non perché ha creato le
condizioni per uno spostamento a
sinistra dell’asse politico del paese,
evento che sarebbe addirittura au-
spicabile visto l’incredibile proces-
so di autoaffondamento in atto da
parte dello schieramento alterna-
tivo di centro destra. Ma perché
ha gettato le basi di una operazio-
ne diretta a mettere il paese nelle
A
mani di una classe politica che non
ha una sola idea o proposta per
uscire dalla crisi tranne quella di
conservare e rinforzare le proprie
posizioni di potere.
Questa operazione è destinata
a svilupparsi in più fasi distinte. La
prima è quella che passa attraverso
la riaffermazione della leadership
di Bersani sul Pd grazie ad un mec-
canismo che gli garantisce la vit-
toria sullo sfidante Matteo Renzi
in cambio di una sterzata neo-co-
munista alla linea del partito. L’al-
leanza con Vendola, infatti, non
scatta dopo il voto della prossima
primavera. Scatta immediatamente.
Nel secondo turno delle primarie
in cui i voti del governatore puglie-
se e leader di Sel serviranno a Ber-
sani per chiudere in maniera defi-
nitiva la fastidiosa pratica del
sindaco di Firenze. Il segretario del
Pd sa bene che il prezzo di questa
vittoria garantita dal sostegno di
Vendola sarà la trasformazione del
proprio partito in una sorta di
nuovo Pci. Con il ritorno a casa
dei vendoliani fermi alla copia far-
sesca del vecchio marxismo-leni-
nismo ed il recupero della fettina
frontista di un movimento sociali-
sta privo di qualsiasi futuro. Ma
Bersani sa ancora meglio che que-
sto spostamento a sinistra del Pd
non comporta rischi eccessivi. Una
volta uscito sconfitto dalle primarie
al povero Renzi toccherà in sorte
di subire quella rottamazione che
minaccia ai suoi avversari. E gli
oppositori interni, dai veltroniani
ai prodiani fino ai cattolici demo-
cratici di Bindi, Franceschini e Let-
ta sono cagnolini che abbaiano per
avere qualche osso di consolazione
e se minacciano di mordere è solo
per rendere consistente in termini
di posti la cosiddetta consolazio-
ne.
Certo, può essere che un Pd tut-
to sbilanciato a sinistra a causa
dell’alleanza con Vendola possa
perdere qualche elettore di centro.
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Magistrati e alti burocrati, la casta degli intoccabili
stata la rassegnazione più che
l’indignazione la reazione della
grande stampa – anche dei giorna-
listi da anni impegnati nella batta-
glia contro la “casta”, intesa come
ceto politico – alla sentenza con cui
i giudici della Corte costituzionale
hanno “salvato” gli stipendi d’oro
dei magistrati, loro colleghi, e degli
alti burocrati dello stato dal “con-
tributo di solidarietà” introdotto
nel 2010 dal governo Berlusconi (il
5%
per la parte di stipendio com-
presa fra 90 e 150mila euro, e il
10%
oltre i 150 mila euro), mentre
anche il tetto fissato da Monti agli
stipendi degli alti dirigenti pubblici
(294
mila euro, non proprio bru-
È
scolini) sta incontrando resistenze
formidabili, tanto che dopo oltre 6
mesi dalla sua introduzione forma-
le, nel marzo scorso, è ancora am-
piamente disapplicato. Pur con tutte
le resistenze e gli imperdonabili ri-
tardi, la casta politica sta pagando
per i propri abusi, legali o meno, di
denaro pubblico: con inchieste,
scandali, gogne mediatiche e, infine,
taglio dei costi. Ma a quanto pare
in Italia si trova sempre qualcuno
più intoccabile degli intoccabili: i
magistrati e gli alti burocrati, i cui
stipendi sono incomparabilmente
più alti di quelli dei loro colleghi di
altri Paesi industrializzati, le pen-
sioni idem, e le cui carriere proce-
dono verso l’alto per automatismi
piuttosto che per merito. Se il pre-
sidente della Corte costituzionale
americana guadagna 223 mila dol-
lari (171 mila euro), e il direttore
dell’Fbi 141 mila dollari (110mila),
da noi il capo della Polizia Antonio
Manganelli si porta via 621 mila
euro e il primo presidente di Cas-
sazione 294 mila, per fare solo al-
cuni esempi.
Configurandosi come tributo,
osservano i giudici della Consulta,
il cosiddetto “contributo di solida-
rietà” vìola l’articolo 3 della Costi-
tuzione, perché produce un «irra-
gionevole effetto discriminatorio»
sia rispetto agli altri dipendenti che
guadagnano meno della soglia pre-
vista, sia rispetto ai dipendenti pri-
vati, ai quali non si applica. Limi-
tarlo ai dipendenti pubblici vìola il
principio della parità di prelievo a
parità di capacità contributiva. Per
quanto riguarda i magistrati, inol-
tre, è incostituzionale anche solo il
blocco degli incrementi automatici
triennali dello stipendio, in quanto
secondo la Corte lede la loro auto-
nomia e indipendenza.
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2
di
FEDERICO PUNZI
I giudici della Corte
costituzionale“salvano”
gli stipendi d’oro
dei magistrati, loro
colleghi, e degli alti
burocrati dal “contributo
di solidarietà” introdotto
nel 2010 dal governo
Berlusconi. E la stampa
anti-casta resta muta
di
ARTURO DIACONALE
È disposto Casini
a comportarsi come
gli “utili idioti”
del passato?
Ed il centro destra può
permettere che il paese
finisca nelle mani
di chi non sa proporre
altro che il matrimonio
omosessuale?
Veltroni spiazza i suoi. E la destra
K
Largo ai giovani. Ma solo nel
Pd.Walter Veltroni annuncia che non ha
intenzione di ricandidarsi alla Camera
alle prossime elezioni politiche. E spiega
che «rinunciare a fare il parlamentare
non vuol dire rinunciare a fare politica.
Continuerò a fare politica, ad impe-
gnarmi in quello a cui sempre creduto,
cioè l’impegno civile, la battaglia di valori
sulla legalità». L’Africa è avvisata, la
mafia pure. Al di là della scelta personale
l’annuncio scuote il partito democratico.
Mette in difficoltà Massimo D’Alema che
pure qualche mese fa aveva fatto bale-
nare l’idea di un ritiro ma che sotto gli at-
tacchi rottamatori di Matteo Renzi
sembra aver cambiato idea. A ruota dopo
la dichiarazione di Veltroni almeno due
grandi vecchi del Pd annunciano che ne
seguiranno le orme: sono Pierluigi Ca-
stagnetti e Gerardo D’Ambrosio. C’è da
immaginare che molti altri seguiranno. E
Matteo Renzi potrà in parte rivendicare la
vittoria della sua battaglia rottamatrice. E
a destra? Da via dell’Umiltà, ma anche
dalle sedi dell’Udc e di Fli tutto tace,
come se niente fosse. Vuol dire che a rot-
tamarli ci penseranno gli elettori.