Direttore ARTURO DIACONALE
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Giovedì 15 Novembre 2012
delle Libertà
I giornalisti tra galera, crisi e delegittimazione
giornalisti italiani sono finiti in
una morsa mortale. Da un lato
sono pressati da Beppe Grillo e da
una parte dell’opinione pubblica
nazionale che li definisce dei ven-
duti ai loro padroni, dall’altro so-
no minacciati dalla classe politica
che ripristina il carcere per la dif-
famazione allo scopo di punirli e
di intimidirli per le loro campagne
anti–casta. E non basta. Perché a
formare la morsa ci sono anche gli
editori che dall’alto scaricano sulla
categoria degli addetti all’informa-
zione i cali di vendite e di pubbli-
cità e le conseguenze della loro po-
litica editoriale fatta più per
perseguire i propri interessi econo-
I
mici e finanziari che per assicurare
una informazione corretta e plu-
ralista. E c’è il mondo sempre più
ampio dei normali cittadini che,
dal basso e grazie all’uso sempre
più allargato della rete, realizza
una informazione di base a costo
zero che schiaccia verso l’alto, cioè
verso gli interessi estranei al mer-
cato dell’informazione dei padroni
dei media, la categoria professio-
nale dei giornalisti.
Questi ultimi, bisogna pure
ammetterlo, se la sono cercata. Il
disprezzo di cui sono oggetto da
parte di una opinione pubblica che
ha trovato in Grillo il proprio rap-
presentante è il frutto della con-
vinzione invalsa tra i cittadini e
mai contrastata e smentita dai fatti
che l’informazione non abbia più
nulla di autonomo ma sia ormai
solo al servizio dei potenti, politici
o banchieri che siano. Il risenti-
mento furibondo ed ottuso della
classe politica è la conseguenza
dell’accanimento con cui l’intero
mondo dell’informazione ha ca-
valcato e continua a cavalcare,
non per motivi ideali ma solo per
interessi editoriali, l’ondata di an-
tipolitica esistente da tempo nel
paese. A loro volta la pressione
dall’alto di editori–padroni che,
non potendo delocalizzare i media
per uscire dalla crisi come fanno
per le aziende manifatturiere si
concentrano sulla riduzione dei
posti di lavoro, è il risultato di an-
ni di totale passività e di mancanza
di vitalità di una categoria appa-
rentemente rassegnata al proprio
declino. E lo schiacciamento che
viene dal basso non è altro che la
conseguenza della incapacità dei
professionisti dell’informazione a
recepire ed impiegare, con tutte le
inevitabili ripercussioni normative,
contrattuali ed economiche del ca-
so, le innovazioni tecnologiche che
spostano sulla rete gran parte della
tradizionale informazione cartacea
e televisiva.
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Legge elettorale, ritrovare il bandolo dellamatassa
nzitutto una premessa: com’era
ovvio il dibattito sulla legge
elettorale ha finito per incanalarsi
sulla questione di gran lunga più ri-
levante per una forma parlamentare
di una grande democrazia, quella di
come attraverso l’elezione dei par-
lamentari si forma una maggioranza
di governo. Un obiettivo rispetto al
quale il rapporto col singolo parla-
mentare è obiettivamente molto me-
no rilevante. Tuttavia non vorrei che
ora ce ne scordassimo, lasciando an-
dare avanti una soluzione pessima
perché tutti concentrati su altro, an-
che perché le due questioni sono in-
trecciare. Infatti il testo di cui si di-
scute rischia di scardinare alla base
A
il sistema, anche indirettamente in
termini di governabilità. Sia alla Ca-
mera sia al Senato suddivide gli elet-
ti nella medesima circoscrizione in
due categorie: il gruppo dirigente ri-
stretto che per un terzo si salva coi
listini bloccati e tutti gli altri, i re-
stanti due terzi, abbandonati allo
scontro delle preferenze. Non solo
le preferenze sono un’anomalia (tra
i paesi vicini riscontrabile solo in
Grecia) che scardina i partiti, specie
se legate alla grande dimensione del-
la circoscrizione (l’intera Regione al
Senato!), ma il metodo scelto è an-
cor più esplosivo. Pensate al segre-
tario di partito o al suo stretto col-
laboratore eletto col listino bloccato
mentre sullo stseso livello territoria-
le, grazie al rapporto con una cate-
goria economica o comunque ad
una solida organizzazione persona-
listica, ci sarà un eletto con 50.000
preferenze. Quale sarà dopo la ge-
rarchia tra di loro? Saranno gover-
nabili quei gruppi parlamentari?
Non a caso in tutti i sistemi in cui
si sono adoperati (e si adoperano
tuttora) metodi misti le circoscri-
zioni non coincidono: metà collegi
uninominali e metà liste regionali
in Germania, come erano tre quar-
ti di uninominali e listini bloccati
di circoscrizione col Mattarellum.
E non a caso nella cosiddetta Pri-
ma Repubblica la Camera era per
intero con le preferenze e il Senato
per intero con l’uninominale–pro-
porzionale.
Sull’altra questione, la formazio-
ne di una maggioranza, il bandolo
si è perso dopo le amministrative,
come ha ben spiegato diffusamente
Augusto Barbera. L’Udc è sempre
rimasto ferma sulla sua volontà di
essere decisiva dopo il voto. Vice-
versa i due partiti maggiori si sono
in buona parte smarriti.
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2
di
STEFANO CECCANTI
Un’alternativa possibile
potrebbe essere
quella di prevedere
un doppio turno
di coalizione. Se nessuno
ottiene almeno
il 40%dei voti, il premio
sarebbe assegnato
a quella vincente
dopo il ballottaggio
di
ARTURO DIACONALE
Le ragioni di Grillo,
della classe politica,
degli editori–padroni
e dell’informazione
“
fai da te”della rete
vanno bilanciate
dalle ragioni
di una vera democrazia
capace di tutelare
la libertà d’informazione
Spettro guerriglia sulle elezioni
K
È la prima volta che gli stu-
denti danno vita a manifestazioni
anche violente in assenza di Silvio Ber-
lusconi al governo. I tumulti sono il
sintomo di un disagio sociale che ogni
giorno di più monta nel paese. Non oc-
corre più la facile linea di frattura tra
berlusconiani e antiberlusconiani per
mobilitare la piazza. Anche con un ese-
cutivo tecnico, la crisi è ormai talmente
diffusa da provocare reazioni di questo
genere anche in assenza di un nemico
identificabile da combattere. È in que-
sto clima che le forze politiche rispol-
verano la tentazione di andare alle
urne prima della scadenza naturale
della legislatura. Cogliendo l’occa-
sione di accorparle alle regionali di
Lazio, Lombardia e Molise che sono
state fissate per il 10 e 11 febbraio del
2013.
Si restringerebbe la finestra utile
per modificare la legge elettorale. Un
fattore che potrebbe non dispiacere a
Pier Luigi Bersani, che con il Porcel-
lum potrebbe contare su una maggio-
ranza omogenea almeno alla Camera.