di
GIOVANNA ALBERTINI
l debito pubblico è arrivato a
sfiorare quota duemila miliardi
di euro e nell’ultimo anno cresce di
ben 8 miliardi di euro al mese. Un
bel record, non c’è che dire. La por-
tata della “cura Monti” fa paura
ed è scritta nero su bianco nel sup-
plemento al Bollettino statistico “Fi-
nanza pubblica, fabbisogno e debi-
to” pubblicato ieri dalla Banca
d’Italia. Per l’esattezza ecco i nu-
meri: il debito delle amministrazioni
pubbliche di settembre aumenta di
19,5
miliardi rispetto al mese pre-
cedente, a un nuovo massimo sto-
rico pari a 1.995,1. Tradotto vuol
dire che il denaro fisicamente ne-
cessario per fare andare avanti la
macchina dello stato non diminui-
sce malgrado le manovre del gover-
no. E le spese destinate ai meccani-
smi di solidarietà all’interno della
zona Euro, come il Fondo Salva
Stati, annullano i benefici delle ri-
forme varate dal governo. Le en-
trate generate dalle tasse infatti non
aumentano e non perché la pres-
sione fiscale sui cittadini sia dimi-
nuita, ma perché la crisi economica
provoca la contrazione dei fatturati
delle aziende e quindi della base im-
ponibile. Secondo la stima della
Banca d’Italia l’incremento è dovu-
to, oltre al fabbisogno del mese
(11,6
miliardi), l’aumento delle di-
sponibilità liquide del Tesoro, de-
I
tenute presso la Banca d’Italia e in
impieghi della liquidità, pari a 8,6
miliardi. Nei primi nove mesi del-
l’anno il debito (88,4 miliardi) sale
col fabbisogno delle (61,9 miliardi)
Amministrazioni pubbliche in au-
mento di 900 milioni rispetto al-
l’analogo periodo precedente (61
miliardi), l’aumento delle disponi-
bilità liquide del Tesoro (21,7 mi-
liardi) e l’emissione di titoli sotto
la pari (5,2 miliardi). Escludendo
le erogazioni in favore della Grecia
(5
miliardi nel 2011), la quota di
competenza dell’Italia dei prestiti
erogati dall’European Financial Sta-
bility Facility (Efsf - 2,2 miliardi nel
2011
e 17,1 nel 2012) e le misure
relative alla Tesoreria unica (che
hanno comportato nel 2012 il ri-
versamento nella Tesoreria centrale
di 9,0 miliardi da parte degli enti
decentrati), conclude Bankitalia, il
fabbisogno del 2012 sarebbe in li-
nea con quello del 2011.
Il governo Monti - denunciano
i presidenti di Federconsumatori e
Adusbef, Rosario Trefiletti e Elio
Lannutti- «risanatore delle banche
a spese delle famiglie e dei lavora-
tori a reddito fisso», in carica da
metà novembre 2011 fino settem-
bre 2012 (ultimo dato fornito da
Bankitalia sull’ammontare del de-
bito pubblico), ha generato un au-
mento di 82,714 miliardi in 10 me-
si, da fine novembre 2011
(1.912,389
mld), a settembre di
quest’anno (1.995,1 mld), pari a
circa 8 mld di aumento medio
mensile. Le previsioni dicono che
la fatidica soglia dei duemila mi-
liardi di debito pubblico sarà toc-
cata a novembre. La via non è af-
fatto in discesa e la macchina dello
stato continua a inghiottire risorse.
Risorse che però ormai scarseggia-
no. Come dice il ministro del La-
voro Elsa Fornero: «Un welfare che
poggia su politiche di debito non è
più sostenibile. Quando un edificio
ha larghe crepe, occorre metterlo
subito in sicurezza». Una missione
che il suo governo, per il momento,
ha fallito.
II
POLITICA
II
Recorddel governoMonti
Il debito sfiora i 2.000miliardi
Legge elettorale:
“
stalking”del Colle
K
Mario MONTI
Italia affamata e senza tettoper la gioiadell’Europa
inflazione sembrerebbe ral-
lentare, ma la corsa a svuo-
tarsi del carrello della spesa pare
davvero inarrestabile. Il calo del-
l’acquisto di prodotti alimentari è
stato stimato al 3%, e con punte
del 5,5% per la carne. A ricor-
darcelo, in occasione della diffusio-
ne dei dati Istat sull’inflazione di
ottobre, è Coldiretti, ed i dati pog-
giano sui primi nove mesi del 2012.
«
Ad essere ridotti in quantità -
sottolineano i coltivatori diretti -
sono anche gli acquisti di pesce (-
1%)
e ortofrutta (-0,9%), mentre
salgono quelli di pane (+1,3%) e
pasta (+3,6%)». Secondo l’Istat i
prezzi dei beni alimentari sono au-
mentati del 2,7% in media su base
annua. Aumento leggermente al di
sotto del tasso di inflazione, ma su-
periore per vegetali freschi (+8,3%),
cioccolato (+4,2%), patate
(
+1,3%), dei molluschi freschi
(
+1,0%) e pesce fresco di mare
(
+0,1%). Stranamente, sono calati
i crostacei (-3,4%) e l’olio d’oliva
(-0,3%).
Il sindacato degli agricoltori ci
ha già allertato circa il livello pro-
duttivo, che «garantisce scorte ali-
mentari nazionali per soli 9 mesi
nel prossimo anno e c’è rischio
d’importazioni di cibo di dubbia
qualità». A conti fatti siamo tornati
ai livelli delle scorte del dopoguer-
ra, con l’aggravante d’esserci rad-
doppiati come popolazione e biso-
gni agroalimentari. Dal 1950
l’Italia ha fatto un enorme balzo
avanti nella qualità dei consumi
agroalimentari, ma nel 2012 è evi-
L’
dente sia stato tirato il freno a ma-
no. E che l’Italia abbia fatto (nel ri-
spetto degli accordi Ue) un consi-
derevole passo indietro emerge sia
dai dati Istat che dall’indagine Col-
diretti-Swg.
Anche il centro studi della Con-
federazione italiana degli agricoltori
ha rilevato il brusco rallentamento
del carrello della spesa. I consumi
continuano a scendere, coinvolgen-
do tutta la spesa per la tavola, dal
supermercato al pasto fuori casa.
«
Due famiglie su tre - ricorda la
Cia - arrivano a fine mese tagliando
radicalmente gli acquisti». I risto-
ranti ormai registrano un -5% e le
pasticcerie -11%. Più della metà
delle famiglie allunga i tempi della
spesa, alla ricerca del supermercato
più conveniente, di sconti, offerte
e promozioni. Il 24% prova a re-
cuperare gli avanzi ed evitare ogni
spreco. L’inflazione si fa sentire an-
che sui campi: «Gli agricoltori -
puntalizza la Cia – non guadagna-
no niente dall’aumento dei listini
al consumo di verdura (+8,3%) e
patate (+1,2%). Le quotazioni al-
l’origine restano infatti non remu-
nerative, mentre i costi aziendali
continuano ad aumentare, a partire
da quelli energetici (+26,2% ad
agosto, +6,8% tendenziale)».
Avevamo già analizzato come
l’effetto del governo Monti, perfet-
tamente in linea con i dettami delle
organizzazioni di categoria tede-
sche, avesse contribuito al crollo
nel 2012 del raccolto nelle campa-
gne italiane. Oggi la produzione
nazionale è in grado di garantire
solo il 75 per cento del fabbisogno
alimentare nazionale: scorte ali-
mentari nazionali per soli 9 mesi.
Il bilancio sui dati produttivi è stato
fornito da Coldiretti il giorno di
San Martino, che segna tradizio-
nalmente nelle campagne italiane
la fine dell’annata agraria. “Per ga-
rantirsi una adeguata disponibilità
di cibo nel tempo - osserva il pre-
sidente di Coldiretti, Sergio Marini
-
l’Italia deve difendere il proprio
patrimonio agricolo”. Ma l’appello
sa troppo di marziano per chi pran-
za e cena tra i palazzi istituzionali.
«
L’andamento climatico avverso
-
aggiunge Coldiretti - con gelo, sic-
cità e ripetuti nubifragi ha tagliato
le rese delle coltivazioni. Per pas-
sare agli esempi, se la vendemmia
si è attestata sui valori minimi da
quasi 40 anni, con un calo del 6
per cento del vino, per un totale di
appena 40 milioni di ettolitri, la
produzione di pomodoro da con-
serva è scesa del 12 per cento, at-
torno le 4,4 milioni di tonnellate,
mentre per il mais necessario al-
l’alimentazione del bestiame il calo
è stato del 13 per cento, con la pro-
duzione scesa a 8,5 milioni di ton-
nellate. Cali a due cifre per mele (-
22%)
e pere (-13%). Per l’olio
l’annata non è particolarmente ab-
bondante, sulle 500mila tonnellate,
ma la qualità è buona. Aumenta in-
vece leggermente la produzione di
latte. La campagna supera i 109
milioni di quintali, in aumento ri-
spetto all’annata precedente di circa
il 2%, tanto che gli allevatori ita-
liani dovranno fare attenzione a
non sforare la quota stabilita a li-
vello comunitario».
Infatti il problema politico non
sarebbe evitare la carestia, ma scon-
giurare che un paese alla fame sfori
i livelli produttivi stabiliti nelle sedi
Ue. Qualcuno parla di “stecchetto
tecnico”, d’una doverosa cura di-
magrante per l’agroalimentare ita-
liano. Forse tra Strasburgo e Bru-
xelles ci vorrebbero più in tema
natalizio: affamati, infreddoliti e
senza casa.
E, nell’Italia alle pezze, pranzo
e cena vengono soppiantati dallo
spuntino: entrato regolarmente nel-
le abitudini del 26 per cento degli
italiani, vede 13,2 milioni di patrio-
ti a caccia d’uno spuntino gratuito
o a basso costo che possa sostituire
il pasto tradizionale. Sfiorano i 28
milioni quelli che saltuariamente si
nutrono a snack e merendine. E s’è
triplicato il numero d’italiani che
ruba nei supermercati o s’intrufola
nei padiglioni di fiere o specializ-
zate per piluccare formaggi, vini e
salsicce. A mantenersi oneste e di-
gnitose (almeno secondo Coldiretti)
sarebbero le donne e i più giovani,
acquistando frutta, yogurt e crac-
ker. Facendo classificare questi ali-
menti fra i più gettonati.
«
Un esempio paradigmatico -
sottolinea Coldiretti - è anche quel-
lo dell’aperitivo, sorta di rito sociale
che si sta diffondendo un po’ ovun-
que nel territorio nazionale, spesso
in sostituzione della cena». Ma il
cosiddetto happy hour, tanto in vo-
ga da Milano a Torino a Roma
(
l’aperitivo), vede nei luoghi di ri-
storo, oggi pilastro della relaziona-
lità, la presenza di guardie private
che vigilano perché l’utenza non
s’ingozzi più di quanto ha pagato.
Coldiretti ha dimostrato che al-
tri 7,7 milioni di italiani si portano
al lavoro il cibo preparato in casa.
E, ai 16,9 milioni di italiani che di-
chiarano di seguire una dieta, s’ag-
giungono oltre 2 milioni di persone
a dieta forzata per indigenza.
A questo disastro s’aggiunge
l’ultimo straripamento dei fiumi, la
pioggia intensa, gli allagamenti, le
numerose frane e smottamenti.
Eventi che colpiscono vigneti, serre,
stalle e ortaggi. L’Italia paga il prez-
zo della mancata politica territo-
riale frammista alla morte delle
produzioni.
RUGGIERO CAPONE
agari l’espressione “stalking”
sarà un po’ iperbolica per
descrivere il pressing, in realtà os-
sessivo, del Capo dello stato sul
Parlamento per il varo di una nuo-
va legge elettorale (non attraverso
messaggi scritti come quelli previsti
dalla Costituzione ma con continue
esternazioni mediatiche in teoria
non costituzionalmente tutelate).
Di certo però la vicepresidente del
Senato Emma Bonino segnala un
problema che non si può fare finta
di non vedere. Lo stesso per il quale
è in sciopero della fame da quasi
due mesi il deputato radicale Mau-
rizio Turco: l’Europa, tramite il
Consiglio europeo, da tempo rac-
comanda gli stati membri, il caso
scoppiò con la Bulgaria, di non an-
dare a votare con leggi elettorali
approvate a meno di un anno dalle
elezioni. E questo per dare il tempo
di ridisegnare eventuali collegi elet-
torali e rodare la cosa. Invece in Ita-
lia come al solito qualsivoglia ri-
forma, soprattutto le più
abborracciate, avviene sempre
last
minute
.
Come i voli che ti portano
in vacanza, di cui uno si gode spes-
so più gli inconvenienti che altro.
Purtroppo questa legislatura, che
passerà agli annali come la peggiore
dal dopoguerra, è andata come è
andata e recarsi a votare con il si-
stema inventato dalla Lega, ma
avallato e votato sia dal Pdl sia da
Veltroni pur di fare le scarpe all’ul-
M
timo governo Prodi, con i risultati
che tutti sanno, non sarà di certo
un dramma. Cambiare invece an-
cora una volta in corsa le cose, oltre
a produrre risultati non prevedibili
a tavolino, rischia di esporci all’en-
nesima condanna, stavolta da parte
della Corte europea cui sicuramente
i Radicali adiranno in caso di per-
severanza diabolica della politica
italiana. Inoltre si capisce come tut-
to questo agitarsi a livello di altis-
sime istituzioni porterà nuova ac-
qua al mulino dei vari Grillo
d’Italia o al carro dell’anti-politica
e dell’astensionismo. In questa ot-
tica l’osservazione della Bonino tut-
to sommato è un fraterno consiglio
a Napolitano di non farsi coinvol-
gere, per una volta di più, nelle ma-
novre della partitocrazia. Come a
dire: questi già fanno leggi con i
piedi senza che nessuno gliene for-
nisca l’alibi, ma se ci si mette pure
lei, signor Presidente, con il suo
pressing o stalking istituzionale
pressoché quotidiano, sia pur a fin
di bene, si rischiano elezioni di nuo-
vo falsate dal punto di vista delle
regole e un reiterato biasimo euro-
peo. Che ormai ha trasformato
l’Italia, se ci mettiamo pure le quo-
tidiane condanne al sistema giusti-
zia e alla sua appendice carceraria,
nel pluripregiudicato d’Europa.
Una sorta di “nemico pubblico”
politico numero uno.
DIMITRI BUFFA
L’OPINIONE delle Libertà
MERCOLEDÌ 14 NOVEMBRE 2012
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