II
POLITICA
II
Ripartire daMazzini per gli Stati Uniti d’Europa
di
PIER PAOLO SEGNERI
uigi Einaudi, nel marzo 1954,
all’epoca della ratifica del Ced,
cioè della Comunità europea di di-
fesa, poi risoltasi in un nulla di fatto,
scrisse queste testuali parole: «Nella
vita delle nazioni di solito l’errore
di non sapere cogliere l’attimo fug-
gente è irreparabile. La necessità di
unificare l’Europa è evidente. Gli
stati esistenti sono polvere senza so-
stanza. Nessuno di essi è in grado
di sopportare il costo di una difesa
autonoma. Solo l’unione può farli
durare. Il problema non è fra l’in-
dipendenza e l’unione; è fra l’esistere
uniti e lo scomparire». Il presuppo-
sto da cui partiva lo statista liberale
era il superamento della sovranità
assoluta, il superamento del «mito
della sovranità nazionale» e la con-
seguente necessità di promuovere
un ordine statuale sovranazionale
che puntasse sull’interdipendenza
tra i vari Stati e, quindi, sul mante-
nimento della pace. Secondo Einau-
di, l’orizzonte liberale rappresentava
la strada su cui far camminare la
macchina del federalismo europeo,
anzi: senza la strada liberale, la mac-
china federalista non sarebbe andata
molto lontano. È per questo motivo
che il progetto dell’Europa politica
si è arenato rispetto alle logiche eco-
nomiciste e monetarie. Oggi, con la
lunga crisi tuttora in corso, il nodo
è tornato al pettine e, forse, si ripre-
senta l’occasione di cogliere «l’atti-
mo fuggente» di cui parlava Einaudi
auspicando la costruzione degli Stati
Uniti d’Europa. Eppure, oggi, estate
L
2012, l’unico problema dei nomi-
natori e dei nominati dentro il Pa-
lazzo sembra essere quello di capire
come sopravvivere a loro stessi
quando si tornerà a votare. Con i
nominatori e le segreterie dei partiti
intenti a scaldare i motori, a com-
pilare le liste elettorali, a trovare le
alleanze, rinsaldare la partitocrazia.
Secondo questo loro ragionamento,
perciò, appare evidente che il futuro
sia soprattutto un problema di alle-
anze: chi sta con chi. Non a caso,
“quasi” tutti i soggetti politici ra-
gionano sull’esistente, invece biso-
gnerebbe mutarlo l’esistente. Un
nuovo Risorgimento ha, in tale fran-
gente, questo significato. Infatti, il
cambiamento sarà possibile se riu-
sciremo ad immaginare e a costruire
una prospettiva “altra” rispetto a
quella del monopolio partitocratico.
Mi viene in mente, a tal proposito,
la grande attualità rappresentata
dall’idea antica della Giovane Eu-
ropa, cioè dell’associazione politica
internazionale fondata da Giuseppe
Mazzini, nel 1834, per promuovere
l’indipendenza e l’emancipazione
dei popoli dalla sudditanza ai regimi
assoluti. Per avere un futuro diverso,
insomma, per conquistare gli spazi
di un’auspicabile democrazia libe-
rale, che in Italia ancora non c’è, è
necessario recuperare lo spirito che
animò gli ideali della Giovane Eu-
ropa di Mazzini. Oppure quella for-
za d’animo che, nel 1941, più di set-
tanta anni fa, spinse Altiero Spinelli
ed Ernesto Rossi, allora confinati
sull’isola di Ventotene, nonostante
il nazifascismo fosse ovunque trion-
fante, a scrivere il progetto per gli
Stati Uniti d’Europa. Chi avesse letto
il Manifesto di Ventotene in quel
momento, avrebbe pensato – non
senza qualche ragione – che nell’iso-
la vi erano stati reclusi dei pazzi, de-
gli illusi, degli ingenui che stavano
vaneggiando di cose impossibili, ir-
realizzabili, impensabili in quel fran-
gente. Anche oggi è così, siamo in
una situazione assai differente ep-
pure simile: la crisi imperante, i colpi
di coda di un regime impotente, l’il-
legalità diffusa, l’inganno come stru-
mento di propaganda, l’anti-demo-
crazia al potere, la distruzione dello
stato di diritto sembrano non offrire
le premesse necessarie per uscire dal
tunnel della crisi. Nel loro piccolo
o grande che sia, Emma Bonino,
Marco Pannella e i Radicali sono
da sempre in prima fila su questo
fronte di lotta. Come hanno fatto
Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi
sull’isola di Ventotene mentre in tut-
ta Europa vincevano i totalitarismi
rossi e neri e tutto appariva defini-
tivamente perduto. Il lavoro da fare
è quello di rifondare il dibattito po-
litico, reimpostare la discussione, ri-
darle forma e contenuto, rifornirla
di parola, di significato, di senso. Su
Risorgimento Liberale
del 3 gennaio
1945, Luigi Einaudi scrisse: «Invece
di una società di Stati sovrani, dob-
biamo mirare all’ideale di una vera
federazione di popoli». Una propo-
sta concreta? Facile: potremmo ri-
partire dalla Giovane Europa.
Rifondare il dibattito
politico, reimpostare
la discussione, ridarle
forma e contenuto
Una proposta concreta?
Facile: per esempio
potremmo ripartire
dalla“Giovane Europa”
Verdini: «B. scenda in campo. Con una donna»
erlusconi scenda in campo per
dare vita ad un “ticket” con
una donna. È questa la miglior
strategia elettorale possibile per il
Popolo delle Libertà, secondo
quando dichiarato a
Il Giornale
dal coordinatore nazionale del Pdl,
Denis Verdini che, oltre a delineare
il futuro del partito, affronta i temi
dei rapporti col governo e dei ne-
goziati sulla riforma elettorale.
A proposito delle modifiche al
sistema di voto, Verdini precisa che
«ci sono nodi da sciogliere», men-
tre «il Generale Agosto ha rallen-
tato la trattativa. A fine mese -
spiega - dovremo rivederci perché
poi bisognerà lasciare spazio all’iter
parlamentare che è quello che con-
ta». Sulla legge attuale, afferma
Verdini, «sono stati commessi degli
errori ma ha permesso a tutti i par-
titi di portare giovani e donne in
Parlamento in misura assolutamen-
te superiore alle leggi precedenti.
E ha anche introdotto il premio di
maggioranza che nessuno mette
più in discussione».
Quanto alla cosiddetta “Cosa
Bianca”, il coordinatore del Pdl è
dubbioso: «Innanzitutto prendere
voti è una cosa difficile. Tra la vo-
lontà e la realtà c’è di mezzo il ma-
re. Inoltre la ridiscesa in campo di
Berlusconi delinea dei campi pre-
cisi. Per me il mondo è bipolare,
soprattutto oggi che la situazione
impone rapidità nelle decisioni e
non bizantinismi». Tocca a Berlu-
sconi «decidere» sul ritorno in
campo, «ma le sue mosse hanno
già messo in fibrillazione i nostri
B
avversari e creato un forte movi-
mento nel nostro partito. L’idea di
un ticket con una donna di grande
spessore potrebbe dar vita a una
novità politica senza precedenti».
Chiuso il caso sulle parole di Mon-
ti a proposito di Berlusconi e spre-
ad: parole »molto ingenerose» per
Verdini, ma il chiarimento tra i due
c’è stato: «Abbiamo fatto prevale-
re, come sempre, il senso di respon-
sabilità».
Intanto, in un’intervista al quo-
tidiano
Il Mattino
, il capogruppo
alla Camera del partito, Fabrizio
Cicchitto, smentisce qualsiasi ipo-
tesi di “fughe verso il centro” da
parte di esponenti del Pdl. «Non
penso siano fondati i timori di una
grande coalizione - spiega Cicchitto
- L’Udc ha fatto una scelta ben pre-
cisa in appoggio al Pd, per una
coalizione del tutto inedita con la
sinistra radicale ed estremista di
Vendola. Dunque, lo scenario che
si va a delineare con uno scontro
politico assai duro impone un ri-
compattamento del Pdl». «Per La
Russa - aggiunge - si tratta solo di
un incubo di una notte di mezza
estate. Quanto a Galan, auspico
che in questo momento particolar-
mente difficile comprenda che le
vecchie distinzioni tra ex An ed ex
Fi sono
prive di senso». E la proposta
del “milione in piazza” della San-
tanchè? «Cercherei di non farne
una questione di cifre. Poi non
spetta a lei stabilire modalità e
tempi. Si tratta di iniziative politi-
che e propagandistiche che andran-
no calibrate e assunte da Berlusco-
ni stesso e dal partito in quanto
tale che dovrà mettere in campo
tutta la sua forza politica e orga-
nizzativa sul territorio». Le pagelle
dei Formattatori e il voto ricevuto
(5,5) per Cicchitto sono un «eser-
cizio estivo». Si tratta, secondo il
capogruppo Pdl alla Camera, di
«un gruppetto autoreferenziale gui-
dato da assistenti parlamentari e
da portavoce per cui non si
tratta di un nucleo spontaneo della
società civile». Tanto per farsi qual-
che amico tra i giovani del parti-
to...
L’ipotesi di prossime larghe in-
tese, invece, secondo l’ex ministro
degli Esteri, Franco Frattini, non
va scartata «se fosse necessario per
il bene dell’Italia», ma una scissio-
ne del Pdl è da evitare perché «sa-
rebbe l’ammissione di un fallimen-
to» e «l’inizio della disaggregazione
dell’area moderata». «Parlare oggi
di alleanze e di scenari del dopo-
voto - spiega Frattini al
Corriere
della Sera
- vale quello che vale, ri-
schiamo di fare chiacchiericcio
d’agosto. Come si fa ad ipotizzare
la Grande coalizione se non sap-
piamo ancora con quale legge si va
a votare? Dovremmo piuttosto ra-
gionare in termini di progetti con-
divisi dalle varie forze politiche».
«Se si parla di programmi - aggiun-
ge l’ex ministro - Casini avrà più
difficoltà a discutere con Vendola
di fiscal compact, impegni da man-
tenere con l’Europa, agenda Monti
e temi etici, che con noi. E queste
sono le cose che contano in politi-
ca». La “Grande coalizione” non
va però esclusa a priori: «Se ci tro-
vassimo in un Parlamento balca-
nizzato, con Grillo, Verdi, Vendola
e Di Pietro con alte percentuali, ci
potrebbe essere la necessità di tro-
vare un’intesa fra i partiti che con-
dividono l’impegno a seguire il det-
tato europeo per l’uscita dalla crisi.
Lo ribadisco, se ci fosse la necessità
e l’urgenza nazionale di dare al
Paese un governo europeista met-
tendo assieme le forze
che condividono la stessa esi-
genza, la Grande coalizione potreb-
be essere necessaria». Anche con
Casini, dice, «dobbiamo insistere
sulle convergenze, non sulle diver-
genze». Frattini, insomma, teme
uno «schiacciamento a destra» del
Pdl: «una cosa è avere nel partito
una componente di destra, altra è
che questa ne divenga la guida».
(m.l.)
L’OPINIONE delle Libertà
MARTEDÌ 14 AGOSTO 2012
4