l ministro sa che siamo il fanalino di co-
da dell’Ocse quanto a livello di istruzio-
ne dei nostri ragazzini e che il dato è per-
sistente da anni ed anni, dunque stiamo
parlando anche degli attuali 25enni in cer-
ca di impiego con danni epocali per il pae-
se. Oppure che la quota di laureati in ma-
terie scientifiche ed ingegneria, da decenni,
è una piccolissima parte del totale, forse
nemmeno il 5%, mentre nei paesi avanzati
si supera, di norma, il 10% della popola-
zione.
Ovviamente, in un paese così, va pro-
gressivamente a finire che non funziona
nulla come dovrebbe e diventa difficile
anche il manutentare
correttamente. Ci sareb-
be anche da spiegare al
nostro ministro Passera
–
con tutto lo staff che
si sono portati dietro –
che, secondo i dati più
svariati, sembrerebbe
proprio che all’incirca
il 40% degli italiani
adulti ha conseguito un
diploma, che potrebbe
esserci un bel 15% di
popolazione che ha
conseguito solo la licen-
za elementare.
Bisognerebbe accennare anche alle pe-
riferie e alle zone depresse a rischio, dove
i maschi diplomati a volte non superano
il 20% del totale e che le donne, che arri-
verebbero al 40%, sono sostanzialmente
disoccupate o precarie anche a causa della
poca formazione ricevuta in istituti mal-
I
messi con docenti che cambiavano di anno
in anno.
Oppure a quel 3-4% del PIl che comuni
e province dovrebebro spendere per il di-
ritto allo studio e che, invece, diventano
sagra patronale, intercultura, multimedia-
lità, evento locale.
Dulcis in fundo, potremmo ricordare
che non stiamo parlando dell’istruzione o
delle scuole, ma di una infrastruttura na-
zionale chiamata Sistema di Istruzione Na-
zionale. Proprio quell’infrastruttura che lo
stato italiano, fin dal 1871, finanziò poco
e male, ritardando fino al ventennio fasci-
sta la formulazione di un quadro unitario
di studi e gestendo an-
cora oggi il comparto
come una sorta di riser-
va lavorativa per donne
(
casa, chiesa scuola) e
giovani laureati precari
e come un settore mino-
re dell’edilizia pubblica
nonostante si tratti di
oltre 40.000 edifici, do-
ve ospitiamo quotidia-
namente il futuro del
nostro paese.
E se – già oggi e pro-
babilmente domani –
dovessimo prendere at-
to che i cervelli in fuga dall’Italia fossero
gli ultimi rimasti e che non ne abbiamo
abbastanza per far funzionare il paese?
Farci dirigere da francesi e tedeschi o ci-
nesi, è questa la soluzione infrastrutturale
per l’Italia?
demata.wordpress.com
ella zuffa scoppiata ieri dopo l’edito-
riale di Italia Futura, si confrontano
una debolezza e un’ambiguità. La debolezza
è quella di chi, come il leader dell’Udc, non
ha ancora ridotto lo spread tra le buone in-
tenzioni e le prove concrete. A Casini va dato
certamente atto, fin dal pesante e provviden-
ziale decreto Salva-Italia di fine 2011, di aver
colto nell’esperienza del governo Monti una
cesura netta rispetto al passato e non una
semplice sospensione temporanea del circo
politico. Eppure, le prove di rinnovamento
del quadro politico che Casini pone in essere
sono apparse finora timide e insufficienti.
Riflessioni simili, peraltro, possono essere
indirizzate a Gianfranco
Fini: lui fa inequivocabili
scatti in avanti, la stantìa
burocrazia di Fli gli fa co-
stantemente da zavorra.
La cronaca odierna ad-
densa le nubi all’orizzon-
te: l’Udc che al Senato pa-
sticcia con il Pdl sulla
legge elettorale, provando
a reintrodurre le preferen-
ze, non è per nulla coe-
rente allo spirito aggre-
gante e innovatore
evocato da Casini ed au-
spicato da Emma Marce-
gaglia. L’ambiguità riguarda, invece, Italia
Futura. C’è una domanda che da mesi in-
combe sulla testa dell’organizzazione: Mon-
tezemolo vuol essere un protagonista della
prossima campagna elettorale oppure no?
La differenza è sostanziale: se sì, If è inevi-
tabilmente un giocatore importante del qua-
N
dro politico; in caso contrario, il peso del-
l’associazione ne esce oggettivamente ridi-
mensionato. Non solo: il risalto dato dai
mezzi d’informazione all’editoriale apparso
ieri sul sito di If mostra che Montezemolo
viene considerato, a torto o a ragione, come
un attore dello stesso perimetro politico del
nuovo Casini, quello che si propone come
federatore di istanze e personalità politiche
plurali e variegate. Per dirla con Oscar Gian-
nino, le loro strade sembrano destinate ad
intrecciarsi. Perché questo nuovo soggetto
politico si crei, c’è da evitare una doppia ten-
tazione: l’illusione che questa Italia possa
premiare oltremisura il “purismo” identitario
di uomini nuovi e idee
immacolate; poi, la deriva
paludosa e inconsistente
di chi vorrebbe semplice-
mente lucrare uno spazio
d’interposizione tra cen-
trodestra e centrosinistra.
Un tema cruciale, su cui
ad esempio concentra i
suoi sforzi un movimento
come Zero+, è poi la se-
lezione dei candidati: nel
metodo e nel merito. Sia-
mo ad un bivio: per offri-
re agli italiani un soggetto
che giochi da protagoni-
sta alle prossime elezioni e segni la prossima
legislatura con un portato di qualità, respon-
sabilità e riforme, c’è da essere contempo-
raneamente ambiziosi e pragmatici. Ma lo
debbono essere tutti.
PIERCAMILLO FALASCA
Debolezza e ambiguità
di Udc e Italia Futura
Casisi e Montezemolo
nascondono lacune
e incertezze sulle mosse
da adottare nel breve
periodo.Ma se vogliono
un ruolo da protagonista
devono dimostrarsi
ambiziosi e pragmatici
I giovani se ne vanno
e nessuno si preoccupa
Passera saluta
positivamente la fuga
dei nostri cervelli
all’estero come segno
di un buon sistema
di istruzione,
ignorando le sue enormi
carenze strutturali
L’OPINIONE delle Libertà
MERCOLEDÌ 12 SETTEMBRE 2012
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