Direttore ARTURO DIACONALE
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Martedì 11 Dicembre 2012
delle Libertà
Il Pd voleva vincere per assenza di avversario
irritazione e la rabbia per la
ridiscesa in campo di Silvio
Berlusconi non riguarda affatto la
persona del Cavaliere. Anche chi lo
accusa di aver provocato il disastro
del paese dal 2008 allo scorso anno
sa bene che si tratta di una tragica
bugia. Perché l’Italia non paga l’ul-
timo berlusconismo ma i quattro
decenni precedenti segnati dal patto
irresponsabile tra capitalismo fami-
liare, confederazioni sindacali e
grandi partiti clientelari tesi a sca-
ricare sullo stato e sulle future ge-
nerazioni i costi insopportabili dello
stato burocratico-assistenziale. E
non è neppure vero che l’immagine
del Cavaliere getta una ombra di ri-
L’
dicola instabilità sul paese agli occhi
delle cancellerie europee o dei mer-
cati internazionali. Perché sul leader
del Pdl si appuntano i pregiudizi
stranieri che riguardano non la per-
sona ma l’Italia nel suo complesso,
cioè un paese che non ha saputo re-
cuperare in settant’anni la sovranità,
l’identità e l’indipendenza perdute
con la sconfitta rovinosa nella se-
conda guerra mondiale e che viene
sempre visto come il “ventre molle”
dell’Europa. E non perché la secon-
da potenza industriale europea lo
sia effettivamente, ma perché il pre-
giudizio anti-italiano serve a soste-
nere gli interessi nazionali di Ger-
mania e Francia e dei loro satelliti
in una Europa priva di una propria
identità politica. L’irritazione e la
rabbia nei confronti della ridiscesa
in campo di Berlusconi nasce, allora,
da una ragione diversa. Che è rap-
presentata dalla pretesa, bizzarra in
qualsiasi altro paese del mondo ma
perfettamente comprensibile nel no-
stro, secondo cui la sinistra e chi fa
parte del sistema di alleanze dei
post-comunisti dovrebbe avere per
diritto storico (o forse anche divino)
il monopolio esclusivo della politica
nazionale. Ciò che irrita e suscita
sdegno, condanna ed esecrazione (la
formula politicamente corretta degli
anni ‘70), in sostanza, è che possa
tornare a riaffiorare una qualche al-
ternativa politica alla sinistra italia-
na. In pratica, che il Pd possa avere
un antagonista, magari azzoppato
per via giudiziaria, demonizzato per
via mediatica, indebolito per via eco-
nomica e finanziaria. E che questo
avversario, benché messo in ginoc-
chio, svillaneggiato e ridicolizzato
in lungo ed in largo, abbia addirit-
tura l’ardire di rialzare la testa e ri-
scendere in campo per giocare la
partita elettorale. Non è Berlusconi,
allora, il vero bersaglio della irrita-
zione e dello stupore indignato. È il
popolo del centrodestra. Quello che
un tempo, nella sua qualità di “mag-
gioranza silenziosa”, non aveva...
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Monti, da premier a“legittimatore”di Bersani?
ennesima ricandidatura di Ber-
lusconi è un atto di disperata
resistenza – personale e politica –
dal cortissimo respiro. Non ha al-
cuna possibilità di vincere, ma pro-
prio per questo attribuire la reazione
dei mercati al timore per un suo
possibile ritorno al governo è azzar-
dato. Le cancellerie europee e la co-
munità finanziaria non lo amano di
certo, ma non ne temono il ritorno
a Palazzo Chigi. A spaventare, sem-
mai, è la possibilità che l’uscita di
scena di Monti sia definitiva e che
le elezioni le vinca Bersani. Una let-
tura – non molto lusinghiera per il
Cav ma nemmeno per il segretario
del Pd – che onestamente non si può
L’
escludere. È già stato detto tutto il
peggio della ri-discesa in campo del
Cav, ma non che ha trovato dei
complici inconsapevoli in quanti
hanno sbagliato tutto negli ultimi
12
mesi. Ogni volta che ha fatto un
mezzo passo indietro, quelli che
avrebbero dovuto/potuto sostituirlo,
alcuni dotati di risorse consistenti e
autorevolezza mondiale, per una ra-
gione o per l’altra non hanno mai
fatto un mezzo passo in avanti. Era
proprio la via più sicura cercare di
“
rottamarlo”, stringergli un cappio
politico e giudiziario intorno al col-
lo, invece di riconoscergli un ruolo
di co-fondatore di un nuovo centro-
destra? L’errore è stato pensare che
gli italiani insieme a Berlusconi vo-
lessero liquidare il bipolarismo e una
certa idea di centrodestra. Tutte, ma
proprio tutte le operazioni volte al
superamento del berlusconismo (Ca-
sini, Montezemolo, Alfano dall’in-
terno) si sono rivelate operazioni
“
centriste”. Mirano cioè a liquidare
anche il bipolarismo, a costruire un
grande centro perno del sistema, che
da una parte, alla sua destra, isole-
rebbe la Lega, lo zoccolo duro ber-
lusconiano, la destra ex missina,
nonché i pochi, e poveri, liberisti, e
dall’altra non chiuderebbe certo le
porte ad un’alleanza con il Pd o con
la sua componente riformista. Pec-
cato che queste operazioni non de-
collano, il “popolo” di centrodestra
sembra ancora affezionato allo sche-
ma bipolare di un centrodestra “fu-
sionista”, alternativo alla sinistra.
Se tutti avessero avuto lo stesso pro-
getto – un centrodestra alternativo
al centrosinistra in uno schema bi-
polare – Berlusconi probabilmente
avrebbe accettato di prendersene al-
cune “quote” e di farsi da parte (so-
stituito da Monti, da Montezemolo,
o persino da Alfano).
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di
FEDERICO PUNZI
L’ipotesi più probabile
è che il presidente
del Consiglio non si
esponga, ma nemmeno
resti in silenzio, durante
la campagna elettorale.
Preparandosi a svolgere
un ruolo“legittimante”
per il prossimo
governo di centrosinistra
di
ARTURO DIACONALE
Non è Silvio Berlusconi
il vero bersaglio
della irritazione
e dello stupore
indignato di queste ore.
Il bersaglio è il popolo
del centrodestra:
quella“maggioranza
silenziosa”che per 20
anni ha creduto nel Cav
Bersani aMonti: puoi restare a casa
K
«
Ho sempre detto che Mario
Monti deve essere ancora utile per il
paese, per questo sarebbe meglio che
rimanesse fuori dalla contesa». Lo ha
detto il segretario del Pd rispondendo a
chi gli ha chiesto cosa ne pensasse di
un impegno del premier alle prossime
elezioni. Insomma: “Caro Mario, tante
grazie, ma stavolta per Palazzo Chigi
faccio da me”. Sul fatto che questo
fosse il senso delle parole del segreta-
rio Democratico non ha sollevato dubbi
nemmeno la frettolosa precisazione:
«
Ognuno sceglie come crede - ha ag-
giunto Bersani - e fa le proprie valuta-
zioni con serenità. Non ho la volontà di
inibire in alcun modo le scelte perso-
nali di Monti». Secondo Pier Luigi Ber-
sani, in futuro ci sarà «l’esigenza di
avere (con Monti) un rapporto in nome
dell’Italia». Che cosa significhi non l’ha
precisato, lasciando aperta la porta
anche a congetture quirinalesche.
Certo è che dopo averla faticosamente
spuntata alle primarie del controsini-
stra contro, Bersani non è intenzionato
a restarsene a “smacchiare i leopardi”
per un loden-bis.