Pagina 1 - Opinione del 11-9-2012

Direttore ARTURO DIACONALE
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Martedì 11 Settembre 2012
delle Libertà
Monti non pensa al bis ma punta al Quirinale
baglia di grosso chi pensa che
la nuova legislatura si aprirà
all’insegna del dilemma Monti bis
si, Monti bis no. L’attuale presi-
dente del Consiglio non mente af-
fatto quando dichiara che il suo
attuale governo è a termine e non
rinnovabile e quando lascia inten-
dere di essere indisponibile a per-
petuare anche nel futuro la sua
permanenza a Palazzo Chigi. Mon-
ti Cincinnato? Monti stanco di
portare sulle spalle la responsabi-
lità di guarire il paese dalla crisi?
Oppure, come monti pensano,
Monti dissimulatore che nega uf-
ficialmente ciò che invece persegue
con tutte le proprie forze, convinto
S
che continuando a negare si fa
progressivamente talmente deside-
rare da diventare indispensabile ed
inamovibile?
Nessuna di queste ipotesi con-
vince. Perché non tiene conto di
una circostanza che, pur essendo
sotto gli occhi di tutti, non può es-
sere minimamente esaminata in
quanto ormai elevata a massimo
tabù politicamente corretto della
politica italiana. Monti conosce be-
ne la strada che lo ha condotto, in
maniera velocissima, senza investi-
tura popolare e senza neppure
quella preventiva delle forze poli-
tiche, a diventare Capo del gover-
no. Sa altrettanto bene che ad apri-
re e spianare questa strada è stato
il presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, sulla spinta
delle perentorie richieste prove-
niente dai massimi poteri decisio-
nali dell’Europa. E sa meglio di
ogni altro che per andare avanti,
passando sopra le resistenze delle
singole forze politiche della sua
maggioranza anomala, deve rice-
vere giornalmente forza e legitti-
mazione dal Quirinale. Monti non
ha dubbi di sorta in merito. Ed è
consapevole che il presidente della
Repubblica non solo ha conquista-
to un ruolo superiore a quello in-
dicato dalla Costituzione, grazie al
protagonismo proprio e dei propri
predecessori, ma è diventato il
massimo potere politico del paese
dopo essere diventato il rappresen-
tante ed il garante di fatto dei po-
teri europei in Italia. Nel proprio
futuro, quindi, non può vedere il
ritorno alle funzioni di presidente
del Consiglio dimezzato e privo di
una qualsiasi autonomia a causa
della presenza di un Quirinale che
di fatto è diventato il motore po-
litico del paese, in nome e per con-
to di chi pesa e decide a Bruxelles.
Visto che Napolitano avrà 88
anni alla scadenza del mandato e
che non esiste alcuna possibilità di
assistere...
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Il premier certifica la fine della sovranità nazionale
ario Monti, con sincerità di-
sarmante, nell’intervento al
Forum Ambrosetti di Cernobbio
ha detto: «Mi permetterei di sug-
gerire al mio successore che ormai
il governo dell’Italia si fa in gran
parte a Bruxelles, con l’attiva par-
tecipazione italiana». Una dichia-
razione così
tranchant
della fine
della sovranità nazionale finora
non l’avevo sentita pronunciare da
nessuno. Non so se apprezzare il
coraggio” intellettuale del premier
nel fare proprio un dato di fatto
che, con tutta evidenza, sembra in-
controvertibile, oppure biasimarlo
per essersi appiattito su una verità
costruita dai mercatisti, dai tecno-
M
crati, dai banchieri, dagli euro-de-
voti fino alla negazione delle radici
popolari e identitarie delle patrie
che formano (o dovrebbero forma-
re) l’Europa stessa.
Non è che non si era fin qui
percepito che le decisioni riguar-
danti i paesi europei da tempo ven-
gono assunte fuori dai confini na-
zionali ed imposte ad esecutivi
servili e a parlamenti distratti o as-
suefatti. Ma apprenderne la certi-
ficazione in maniera così diretta da
risultare perfino brutale, è a dir po-
co scioccante, per di più da un pre-
mier in carica che, per quanto non
eletto, dovrebbe contrastare la de-
riva anti-sovranista piuttosto che
rilanciarla, difenderla, ritenerla tal-
mente ineluttabile da suggerire ad-
dirittura al suo successore di assu-
merla senza riserve.
La “rivelazione” (si fa per dire)
di Monti, oltre a contenere un ele-
mento di fastidio (la negazione del-
l’indipendenza dei governi) costi-
tuisce anche una spinta ad
avversare quell’europeismo che
proprio lui si è dato la pena di di-
fendere nei giorni scorsi a fronte
degli attacchi “populisti” che ne
minerebbero le fondamenta. Monti
dovrebbe sapere che esistono di-
verse concezioni dell’Europa e
quella che vorrebbe delegare il de-
stino dei popoli ad un governo non
riconosciuto, perché non eletto, so-
vranazionale e titolato a compiere
scelte estranee agli interessi delle
genti è assolutamente da respingere
non soltanto perché antidemocra-
tica per definizione, ma per il sem-
plice fatto che nessuno è legittima-
to a far nascere compagini
governative fuori dal contesto na-
zionale e con la benedizione di rap-
presentati della politica, della fi-
nanza e della diplomazia estranei.
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2
di
GENNARO MALGIERI
Anche se“non eletto”,
il Capo del governo
dovrebbe contrastare
la deriva anti-sovranista
piuttosto che rilanciarla,
difenderla, ritenerla
talmente ineluttabile
da suggerire al proprio
successore di assumerla
senza alcuna riserva
di
ARTURO DIACONALE
Se l’attuale premier
vuole pensare al futuro,
non può fare a meno
di vedersi sul Colle
più alto a svolgere
il massimo ruolo politico
a cui può ambire
un uomo pubblico
italiano. Stia attento,
però, la lotta è cruenta
Alcoa,un anticipod’autunno caldo
K
Una giornata all’insegna di alta
tensione, scontri e feriti. Questo il bilan-
cio della manifestazione inscenata ieri
mattina da circa 500 lavoratori sardi
dell’Alcoa davanti all’ingresso del Mini-
stero dello Sviluppo economico, dove si
stava svolgendo il vertice straordinario
sul futuro dello stabilimento. Ai lanci di
bombe carta e petardi, le forze dell’or-
dine hanno risposto con cariche di alleg-
gerimento. Qualcuno hanno tentato
un’aggressione al responsabile econo-
mico del Pd, Stefano Fassina, giunto per
solidarizzare con i lavoratori.
«
Non ci preoccupa la manifestazione. Ci
preoccupa tutto il problema dell’Alcoa»
dichiara il ministro del lavoro, Elsa For-
nero. «Siamo vicini ai lavoratori e ci sen-
tiamo di spiegare loro lo sforzo che il
governo sta facendo. Questo - aggiunge
il ministro - è uno sforzo per cercare di
tenere in piedi quei posti di lavoro, che
devono essere, però, sostenibili econo-
micamente»
Intanto, secondo quanto riferito da fonti
sindacali, Alcoa Italia ha confermato che
proseguirà la procedura di chiusura degli
impianti, prevista per la fine dell’anno.