II
SOCIETÀ
II
Avere successo negli Usa?
La ricetta è: determinazione
di
UMBERTO MUCCI
nalizziamo spesso le dinami-
che che portano sempre più
italiani a emigrare negli Stati Uni-
ti, e abbiamo pensato di parlarne
con l’avvocato Annalisa Liuzzo,
che ci può dare il punto di vista
di chi aiuta tanti italiani a capire
cosa va fatto, come e quando, per
provare a realizzare il proprio so-
gno americano. Annalisa è un
classico esempio di riuscito mix
tra Italia e America: gentile e com-
petente, entusiasta e attenta, ap-
passionata e dedicata. Quella di
emigrare è decisione a volte dram-
matica, ed è buona cosa sapere
che almeno ci si affida a chi inter-
preta la professione con vero in-
teresse per i suoi clienti. Anche
perché su questa materia la legge
americana è davvero complicata.
Avvocato Liuzzo, lei è uno dei
più importanti giovani avvocati
nella comunità italiana di New
York: una professionista di suc-
cesso, molto conosciuta e apprez-
zata a New York, componente del
board di diverse istituzioni italoa-
mericane. Ci dica qualcosa in più
sulla sua storia di italoamerica-
na.
Considero una grande fortuna
il fatto di essere nata negli Usa da
genitori emigrati dall’Italia, in anni
in cui c’erano meno italiani rispet-
to ad ora o rispetto a periodi pre-
cedenti alla mia nascita. Sono cre-
sciuta in una casa in cui si parlava
italiano, insieme con altri quattro
fratelli e sorelle, e devo dire che
mi sono sempre sentita decisamen-
te più italiana che italoamericana.
Mio padre non guardava il base-
ball ma il calcio, e io sono cresciu-
ta essendo un po’ differente dalla
tipica bambina e poi ragazza ita-
loamericana. Oggi continuo a sen-
tirmi felice e fortunata, visto che
da avvocato sono orgogliosa di
poter aiutare gli italiani a venire
a vivere in America e a portarvi le
loro tante qualità. Sono il legale
della Camera di Commercio Ita-
liana a New York e fra i mie in-
carichi mi piace ricordare di essere
nel board di Ilica (Italian Langua-
ge Intercultural Alliance) che si oc-
cupa di promuovere e descrivere
in maniera innovativa la cultura
italiana a tutti coloro che sono ne-
gli Stati Uniti.
Lei incontra ogni anno diversi ita-
liani che hanno il sogno di spo-
starsi a vivere e a lavorare negli
Stati Uniti. Chi sono questi italia-
A
ni, e perché vogliono andare negli
Usa? C’è un trend crescente ri-
guardo alle richieste di immigra-
zione negli Usa da quando lei ha
iniziato la sua carriera ad oggi?
Faccio l’avvocato da 15 anni,
e devo dire che ho visto evolvere
l’emigrazione italiana negli Stati
Uniti in questo periodo. All’inizio
della mia carriera incontravo prin-
cipalmente il classico importatore
di prodotti italiani, soprattutto
enogastronomici, insieme a giova-
ni laureati ma di famiglie piuttosto
benestanti. Ma andando avanti col
tempo, sono aumentati sempre più
i ragazzi dotati di grande talento
e voglia di farcela a prescindere
dalla condizione economica delle
loro famiglie, consapevoli che ne-
gli Stati Uniti lavorando duro
avrebbero avuto una possibilità.
Oggi questi italiani continuano ad
arrivare, e oltre a loro vengono
anche coloro che vogliono inve-
stire qui, altri che semplicemente
comprendono la necessità di avere
nel loro curriculum un’esperienza
negli Usa - sia essa in aziende
americane come pure in aziende
italiane che operano anche qui; e
infine chi cerca di aprire una sua
azienda direttamente negli Stati
Uniti. Gli ultimi anni di crisi in
Europa hanno contribuito ad au-
mentare le richieste di informazio-
ni e di aiuto da parte di nostri
connazionali, e certamente non
mancano coloro che oggi vogliono
provare a scommettere su un de-
ciso cambio di vita dovuto alle
condizioni nelle quali a loro avvi-
so si trova l’Italia. Alcuni di loro
hanno un accento forse più pre-
occupato di altri che li hanno pre-
ceduti, da italiana percepisco il lo-
ro dispiacere nel lasciare l’Italia e
capisco che non è una scelta facile.
E’ un numero purtroppo in gran-
dissima crescita, piuttosto impres-
sionante anche perché non è cala-
to nemmeno dopo la crisi che gli
Usa stessi hanno vissuto dal 2008
in poi.
Quali sono le domande più fre-
quenti che si sente fare, le situa-
zioni più comuni che le capitano?
Generalmente la domanda che
mi sento fare di più è: posso lavo-
rare per conto mio, come profes-
sionista autonomo? E purtroppo
devo dire loro che no, non posso-
no. Ovviamente la questione dei
visti è quella più importante. Il vi-
sto che richiedo più spesso per
conto dei miei clienti è il visto E,
perché esiste un trattato tra Italia
e Stati Uniti secondo il quale le so-
cietà italiane che fanno affari con
gli Usa possono impiegare qui ma-
nager e dirigenti provenienti dal-
l’Italia; mi capita spesso di richie-
dere il visto E anche per investitori
che vogliono monitorare e dirigere
le aziende in cui hanno investito.
Un altro importante settore in
cui sono numerosi e davvero mol-
to talentuosi gli italiani che richie-
dono un visto è quello degli artisti,
degli attori e di coloro che fanno
parte del mondo dello spettacolo
per i quali si richiede il visto O.
Inoltre c’è il visto H1B: purtroppo
ogni anno ne vengono rilasciati
solamente 65.000, e richiede che
venga offerto un lavoro da parte
di un’azienda americana ad un in-
dividuo non americano che abbia
una specifico laurea specialistica:
ci sono diversi italiani altamente
qualificati e specializzati che en-
trano negli Usa con questo visto.
C’è la speranza che la nuova emi-
grazione di italiani giovani e pro-
fessionisti possa aiutare a rinfre-
scare un po’ la comunità italiana
e combattere meglio gli stereotipi
dei quali ancora oggi sono vittime
gli italoamericani. Lei è d’accor-
do?
Assolutamente. Arrivano negli
Stati Uniti italiani con altissime
qualità e un’elevata formazione
professionale, che naturalmente
stanno portando la loro gioventù
e innovazione alla comunità ita-
liana che è qui permettendole di
mutare e aggiornarsi. In giro per
New York sento spesso parlare
italiano, molto di più di quanto
non mi accadesse quando ero
bambina: e mi capita molto di fre-
quente di sentirmi dire che sono
fortunata, quando parlo con qual-
cuno americano e dico di essere
italiana. È aumentato il livello di
eccellenza e qualità di ogni cosa
italiana qui: pensiamo ai ristoranti
italiani, oggi ce ne sono qui alcuni
che sono fra i migliori al mondo,
e sono cresciuti molto rispetto a
quelli di una volta. Certamente
questa cosa contribuisce molto a
promuovere il cambiamento verso
gli stereotipi che ci riguardano, ed
è un trend che per fortuna prose-
guirà aiutando sempre più ogni
italiano in America a sentirsi ap-
prezzato per il suo reale valore,
come è giusto che sia.
A coloro che ci leggono e che han-
no il sogno di vivere e lavorare ne-
gli Stati Uniti, che consiglio da-
rebbe?
Mi lasci essere semplice e di-
retta: se hanno questo sogno de-
vono avere un piano, e dotarsi
della irrinunciabile giusta grinta,
che qui possiamo definire il “dri-
ve”. Ho visto tanti italiani avere
successo qui, e tutti hanno capito
che non basta semplicemente ave-
re un prodotto di qualità, o grandi
capacità personali, o l’idea giusta.
Bisogna imparare a conoscere gli
Stati Uniti, adattarsi a questo mer-
cato, integrarsi con le sue regole
culturali ed economiche. Si deve
credere in se stessi e nelle proprie
capacità e comprendere quale sia
la giusta strada per utilizzarli ed
avere successo in un paese che ha
molte differenze rispetto all’Italia.
C’è una parola che descrive questo
atteggiamento, ed è “commit-
ment”: la determinazione. È quel-
lo che rende ancora oggi gli Stati
Uniti un paese eccezionale.
ParlaAnnalisa Liuzzo,
legale della Camera
di Commercio Italiana
a NewYork: «In 15 anni
ho visto evolvere
l’emigrazione italiana
negli Stati Uniti.
All’inizio della mia
carriera incontravo
principalmente il classico
importatore di prodotti
italiani, soprattutto
enogastronomici,
insieme a giovani
laureati ma di famiglie
piuttosto benestanti.
Ma andando avanti
col tempo, sono
aumentati sempre
più i ragazzi dotati
di grande talento
e voglia di farcela
a prescindere
dalla condizione
economica
delle loro famiglie,
consapevoli
che negli Stati Uniti
lavorando duro
avrebbero avuto
una possibilità.
Oggi questi italiani
continuano ad arrivare,
e oltre a loro viene anche
chi vuole investire qui»
L’OPINIONE delle Libertà
DOMENICA 7 OTTOBRE 2012
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