Direttore ARTURO DIACONALE
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Domenica 7 Ottobre 2012
delle Libertà
Se un elettore su tre del Pdl preferisce la scissione
olendo raccontarla come
stessimo giocando con i sol-
datini in salotto, la settimana del
Pdl sarebbe più o meno questa: i
colonnelli (e anche il generale)
annunciano il “rompete le righe”
e la divisione in più battaglioni.
L’esercito, invece, sembra conti-
nuare a prediligere l’Armata Uni-
ca. Nei giorni in cui la scissione
tra ex An ed ex Forza Italia ap-
pare ormai ineludibile, Spincon
ha posto agli italiani il quesito
che agita i sogni dei maggiorenti
di via dell’Umiltà: «Alle prossime
elezioni gli esponenti politici pro-
venienti da Forza Italia e Alleanza
Nazionale dovrebbero restare in-
V
sieme nel Pdl o presentarsi di
fronte agli elettori in due partiti
distinti?».
Ancora una volta i dirigenti
pidiellini si dimostrano poco in
sintonia con il loro popolo. L’op-
zione «marciare divisi per colpire
uniti» affascina il 32,2% di chi
si dichiara elettore del Pdl, mentre
un consistente 50,7% chiede ai
vertici di proseguire insieme no-
nostante le ormai evidenti diffi-
coltà. Il 17,1% degli intervistati,
invece, non ha alcuna opinione
in merito. Sarebbe interessante -
e magari potrebbe essere materia
di un prossimo focus in merito -
comprendere da dove arriva quel
32%
circa di “scissionisti”.
L’impressione, anche guardan-
do lo storico di altri sondaggi, è
che le provenienze storiche (ex
An, ex Forza Italia, ecc) finiscano
per non essere il fattore determi-
nante. Nelle diverse correnti in-
terne al movimento berlusconia-
no, convivono falchi e colombe:
i primi schierati a difesa di un or-
ticello piccolo ma ben definito, i
secondi convinti che l’approccio
fusionista sia quello migliore per
dare al centrodestra italiano una
forma (e una sostanza) presenta-
bile.
Percentuali più o meno analo-
ghe si riscontrano tra gli tutti
elettori del centrodestra (Pdl, Le-
ga, La Destra, Altri partiti di cen-
trodestra). Il 46,2% preferisce un
partito unito mentre il 35,8% ri-
tiene più efficace la strada di una
separazione. Su questo dato pesa
certamente l’orientamento di
molti elettori de La Destra di
Francesco Storace che non fanno
mistero di guardare con interesse
ad una possibile aggregazione di
tutte le destre italiane, magari con
una spiccata narrativa anti-mon-
tiana e capace di replicare le buo-
ne performance registrate in altri
paesi europei. Il modello potrebbe
essere quello di Marine Le Pen e
del suo Front National.
Peggio dei ladri c’è solo il “partito degli onesti”
ono passati circa vent’anni dal
crollo della cosiddetta prima
Repubblica eppure,soprattutto per
chi ha vissuto quella grave crisi po-
litica e sociale, il paese sembra aver
imparato ben poco da quella così
istruttiva esperienza. In particolare,
tra le tante cose, colpisce ancor og-
gi il perdurare di una radicata cre-
denza, divenuta una sorta di reli-
gione popolare, con cui si continua
a pretendere ed invocare l’inter-
vento della politica in senso lato
quale unico rimedio per risolvere
qualunque problema. Con ciò sen-
za considerare affatto, così come
recita una famosa frase del com-
pianto Ronald Reagan, che troppo
S
spesso è proprio la politica, ovvero
la sua eccessiva presenza, la causa
principale di molti problemi.
Ciononostante, pur esistendo
un chiara relazione tra l’aumento
del controllo pubblico delle risorse
e la scarsa crescita economica - re-
lazione sperimentata negativamen-
te in ogni angolo del globo -, in
Italia il tempo sembra essersi fer-
mato agli albori del tragico collet-
tivismo che ha afflitto per decenni
mezza Europa.
Da noi esiste una folta compo-
nente di illusi e di sprovveduti che,
malgrado i fallimenti del politici-
smo e della via burocratica per la
felicità, continuano a farsi prendere
per i fondelli da chi, come ad
esempio l’attuale centro-sinistra,
propone un semplice ricambio del-
la classe dirigente, ampliando ad-
dirittura il livello delle competenze
e delle prestazioni gestite dalla me-
desima sfera politico-burocratica.
Ma in realtà si dovrebbe aver ora-
mai compreso che nessuna presun-
ta rigenerazione morale di un si-
stema politico che spende il 55%
della ricchezza è pensabile se non
si riduce contestualmente una si-
mile mostruosità finanziaria. Da
questo punto di vista sarebbero
molto salutari per il Paese alcune
forti iniezioni di buon senso libe-
rale, con al primo posto la saggia
proposizione secondo la quale non
risulta molto intelligente pretende-
re che qualcuno, in questo caso gli
amministratori pubblici, possano
fare esclusivamente gli interessi al-
trui con i soldi di costoro.
Sotto questo profilo, in realtà,
le cronache di ordinaria e trasver-
sale corruzione di questi giorni do-
vrebbero spingere chi oggi inveisce
contro tale fenomeno con la bava
alla bocca non a pretendere...
Continua a pagina
2
di
CLAUDIO ROMITI
Al di là delle formule
e delle sigle, appare
fondamentale costruire
una alternativa politica
che si basi, così come
nel ‘94, sulla riduzione
del perimetro pubblico,
puntando sul senso
di responsabilità
individuale dei cittadini
di
SIMONE BRESSAN
L’opzione «marciare
divisi per colpire uniti»
affascina il 32,2%di chi
nel 2009 aveva votato
per il centrodestra,
mentre un consistente
50,7%
chiede ai vertici
di proseguire insieme
nonostante le ormai
evidenti difficoltà
Benvenuti nell’autunno caldo
K
Dopo gli operai dell’Alcoa a
Roma, dopo i blocchi delle tute blu del-
l’Ilva a Taranto, ora tocca agli studenti.
Scendono in piazza a Torino e nella Ca-
pitale con slogan e striscioni raffazzo-
nati, ripescati dalla naftalina in cui li
avevano messi dopo le proteste anti-
Gelmini, ma vogliono far sapere che ci
sono anche loro ad urlare no al governo
tecnico, no all’Europa, no alla crisi. E
soprattutto no alla versione di latino o al
compito in classe di trigonometria, per-
ché contro di loro l’occasione è sempre
buona per bigiare scuola.
Ma non è solo folklore. Perché in prima
fila ci sono i soliti caschi, i soliti volti
coperti, i soliti scudi di legno fatti ap-
posta per cozzare di proposito contro
quelli di plexiglass della polizia e dei
carabinieri. Magari il grosso dei cortei
sarà anche fatto di ragazzini annoiati,
ma in prima fila ci sono sempre i soliti:
anarchici, antagonisti, black bloc.
Quelli per cui ogni occasione è sempre
buona per cercare lo scontro.
Anche questo serve ad alzare la tempe-
ratura, del resto. Anche questo è au-
tunno caldo.