Il legame tra uomo e natura che dura da un secolo
egli ultimi venti anni la fauna
del Parco si è arricchita di
nuove presenze: sono tornati spon-
taneamente il capriolo, il gipeto, la
lince e più recentemente, seppure
con molte più polemiche al seguito,
il lupo.
Sul fronte della ricerca è stato
introdotto un intenso programma
di monitoraggi per analizzare gli ef-
fetti delle modificazioni climatiche
e ambientali sulla biodiversità ani-
male in ambiente alpino.
In particolare l’analisi di sei
gruppi tassonomici, individuati co-
me indicatori di modificazioni nel-
l’ecosistema, ha permesso da un la-
to di integrare le conoscenze
faunistiche sul Parco con il ricono-
scimento di specie mai descritte a
livello italiano e dall’altro ha per-
messo di fare un vero e proprio
check-up dello stato di salute della
biodiversità nel Parco. La ripetizio-
ne nel tempo di queste operazioni
consentirà di verificare gli effetti dei
cambiamenti in atto e, qualora pos-
sibile, di adottare contromisure.
Che qualcosa sia cambiato a li-
vello climatico è evidenziato dal
progressivo ritiro glaciale: negli ul-
timi dieci anni i 29 ghiacciai tenuti
sotto controllo dai guardaparco nel
territorio protetto hanno continua-
to a sciogliersi, anche dopo stagioni
invernali con nevicate copiose, co-
me quella del 2008-2009. Le aree
lasciate libere dall’arretramento dei
ghiacciai sono state presto occupate
da vegetazione pioniera: il monito-
raggio in questo caso vuole verifi-
care se a colonizzare queste aree
N
siano state le specie tipiche, oppure
se anche altre piante siano in grado
di vivere in questi habitat.
Nello stesso periodo in cui i
ghiacci arretravano, la popolazione
della specie simbolo del Parco - lo
stambecco - si è quasi dimezzata
all’interno dell’area protetta. I ca-
pretti non riescono a sopravvivere
al loro primo inverno e la mortalità
inizia già nel periodo estivo. Sep-
pure la popolazione sia ora in lieve
ripresa, questo fenomeno viene at-
tentamente studiato non solo nel
parco ma anche in vari paesi del-
l’arco alpino.
Alcune ricerche hanno invece
constatato come talvolta le attività
produttive umane si siano rivelate
significative per la conservazione di
talune specie: uno studio svolto su-
gli effetti delle pratiche pastorali
sull’avifauna del Parco ha da un la-
to evidenziato come l’avanzamento
della vegetazione conseguente al-
l’abbandono delle praterie alpine
determini un significativo aumento
della ricchezza di specie ornitiche,
dall’altro ha invece sottolineato co-
me l’attività di pascolo sia impor-
tante per alcune specie, come l’al-
lodola, che è in forte regresso in
tutta Europa. Altre invece ci co-
stringono a rivedere scelte errate
del passato, come l’introduzione del
salmerino di fontana nei laghi al-
pini, che naturalmente sarebbero
privi di ittiofauna, ma ricchi di rane
rosse, insetti, crostacei come la Da-
phnia middendorfiana e localmente
tritoni. Da qui la necessità di ten-
tare di eradicare la specie america-
na estranea e di recuperare la situa-
zione originaria, così come di tu-
telare le acque dei torrenti, riveden-
do i minimi deflussi vitali delle
captazioni e nello stesso tempo so-
stituendo la trota fario, di origine
atlantica, con la trota marmorata,
originaria regina di queste acque.
Conservazione, ricerca e svilup-
po di attività economiche compa-
tibili sono i capisaldi del lavoro di
integrazione tra area protetta e co-
munità locale: nel 2006 al Parco è
stato attribuito il Diploma Europeo
delle Aree Protette per l’elevato gra-
do di biodiversità, il buon stato di
conservazione dei suoi ecosistemi,
il suo ruolo nella salvezza e nello
studio dello stambecco, la buona
integrazione del turismo e delle at-
tività agricole e la sua localizzazione
chiave all’interno di un’ampia area
transfrontaliera. Quest’anno il di-
ploma è stato rinnovato in associa-
zione con il Parc National de la Va-
noise, segno di una collaborazione
attiva e della comunanza di intenti.
Si tratta di un impegno non certo
leggero, che deve essere mantenuto
per la conservazione alle generazio-
ni presenti e future di questi am-
bienti, mantenendo inalterata la
biodiversità del territorio e la bel-
lezza dei paesaggi, senza scordare
l’importanza della ricerca scientifica
e dell’educazione ambientale. Un
connubio, quello tra Uomo e Na-
tura, che nel Parco ha tanti esempi:
dall’impegno quotidiano del servi-
zio di sorveglianza, all’iniziativa di
mobilità sostenibile A piedi tra le
nuvole che coinvolge da dieci anni
molti operatori locali, al Marchio
di Qualità Gran Paradiso.
Queste attività ed iniziative sim-
boleggiano il lavoro di dipendenti,
amministratori e collaboratori che
giorno per giorno contribuiscono
a proteggere, preservare e fare co-
noscere un’area protetta che è un
valore per tutti. Nel 2012 il Parco
festeggia 90 anni di impegno per la
Natura: un legame profondo con
la storia, la cultura ed il territorio
dell’area protetta più antica d’Italia.
Un patrimonio unico di ambienti
ed ecosistemi, rimasti intatti grazie
ad una tutela attenta e costante, che
meritano di essere conosciuti e ri-
spettati. Perchè la storia del Parco
Nazionale Gran Paradiso è il futuro
di tutti noi.
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AMBIENTE
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L’OPINIONE delle Libertà
DOMENICA 4 NOVEMBRE 2012
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