Direttore ARTURO DIACONALE
        
        
          Fondato nel 1847 - Anno XVIII  N.28 - Euro 1,00
        
        
          DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 - DCB - Roma / Tariffa ROC Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. postale
        
        
          Domenica 3 Febbraio 2013
        
        
          delle Libertà
        
        
          
            Il truccodel partito trasversale della spesa pubblica
          
        
        
          n questa strampalata campagna
        
        
          elettorale le maggiori forze in
        
        
          campo sembrano voler fare a gara
        
        
          nel demonizzare la finanza specula-
        
        
          tiva, considerata la madre di tutti i
        
        
          nostri problemi. Secondo il trasver-
        
        
          sale partito della spesa pubblica se
        
        
          le banche tornassero a fare il loro
        
        
          dovere, erogando crediti a chi ne ha
        
        
          bisogno, anzichè occuparsi di inve-
        
        
          stire in derivati, il paese riprende-
        
        
          rebbe velocemente a crescere. In so-
        
        
          stanza è ciò che il responsabile
        
        
          economico del Pd Fassina e l’ex mi-
        
        
          nistro dell’Economia Tremonti han-
        
        
          no detto nel corso dell’ultimo tor-
        
        
          mentone televisivo condotto da
        
        
          Santoro.  In particolare, va rilevato
        
        
          
            I
          
        
        
          che la sinistra italiana ha sempre en-
        
        
          fatizzato il tema dell’accesso al cre-
        
        
          dito, utilizzandolo troppo spesso co-
        
        
          me elemento diversivo nei riguardi
        
        
          di temi per essa troppo spinosi. Ed
        
        
          è così che si compie l’ennesimo gio-
        
        
          co di prestigio nell’occultare un cre-
        
        
          scente eccesso di spesa pubblica e di
        
        
          tassazione con lo specchietto delle
        
        
          allodole di un sistema bancario ci-
        
        
          nico e baro. Un sistema bancario il
        
        
          quale, nonostante sia ancora ampia-
        
        
          mente controllato dalle fondazioni
        
        
          politiche, non sosterrebbe a suffi-
        
        
          cienza la nostra economia. Ora si
        
        
          comprende che, soprattutto nell’im-
        
        
          minenza del voto, capitalizzare il
        
        
          consenso di chi crede ancora nella
        
        
          favola della finanza cattiva e dello
        
        
          Stato buono è una ghiotta occasione
        
        
          per aumentare i propri seggi in Par-
        
        
          lamento. Tuttavia, il problema di
        
        
          una scarsa offerta di credito non
        
        
          può essere furbescamente affrontato
        
        
          a parte, senza metterlo in relazione
        
        
          con l’andamento complessivo del
        
        
          Paese. Un  Paese dominato da una
        
        
          mano pubblica che, spendendo ora-
        
        
          mai il 55% del Pil, è la prima re-
        
        
          sponsabile del prosciugamento di
        
        
          risorse finanziarie segnalato dalla
        
        
          crescente difficoltà che chiunque ri-
        
        
          scontra nel trovare finanziamenti.
        
        
          In altri termini, dato che i capitali
        
        
          non sono un bene illimitato, l’enor-
        
        
          me massa di liquidità che, in un mo-
        
        
          do o nell’altro, finisce nel buco nero
        
        
          della spesa e del debito pubblico
        
        
          comporta inevitabilmente un conti-
        
        
          nuo quanto insostenibile salasso nei
        
        
          confronti del vitale settore del cre-
        
        
          dito. Ed è per questo che se non si
        
        
          allenta la pressione finanziaria eser-
        
        
          citata dalla stessa mano pubblica,
        
        
          riducendo drasticamente una tassa-
        
        
          zione  feroce, nessuna misura per fa-
        
        
          cilitare il credito potrà mai servire.
        
        
          D’altro canto, in conclusione, con
        
        
          un prelievo fiscale che arriva a gra-
        
        
          vare sulle imprese nell’ordine del 60-
        
        
          70%
        
        
          non c’è prestito bancario che
        
        
          tenga. Mancano i presupposti eco-
        
        
          nomici per qualunque investimento
        
        
          degno di questo nome.
        
        
          
            Oliver Stone lapida l’America e riabilita Stalin
          
        
        
          a storia degli Usa “che nessuno
        
        
          vi ha mai raccontato” è il leit-
        
        
          motiv del nuovo documentario tar-
        
        
          gato Oliver Stone. Il regista di “Pla-
        
        
          toon” e “Natural Born Killer”, già
        
        
          distintosi per la sua intervista a Fidel
        
        
          Castro, vuole raccontare la sua vi-
        
        
          sione del mondo dalla Seconda
        
        
          Guerra Mondiale ad oggi.
        
        
          Per noi italiani è la norma. Quasi
        
        
          tutti i manuali di storia, dal liceo
        
        
          all’università, grondano marxismo.
        
        
          Ma per gli Stati Uniti c’è ancora un
        
        
          certo retrogusto di novità e di sov-
        
        
          versione. E Oliver Stone ci marcia.
        
        
          A partire dall’introduzione alla pri-
        
        
          ma puntata del documentario,
        
        
          quando racconta, di se stesso e del
        
        
          
            L
          
        
        
          suo Paese: «Credevamo di avere un
        
        
          destino segnato. Eravamo i buoni.
        
        
          Ora però ho girato il mondo. Ho
        
        
          continuato il mio percorso forma-
        
        
          tivo quando ero in fanteria, in Viet-
        
        
          nam. Ho girato molti film, qualcuno
        
        
          storico, e ho imparato molto di più
        
        
          di quanto non conoscessi all’inizio.
        
        
          Quando ho sentito raccontare da
        
        
          mio figlio cosa stesse imparando a
        
        
          scuola, sono rimasto turbato dal fat-
        
        
          to che non stessero insegnandogli
        
        
          una visione del mondo più onesta,
        
        
          come quella che mi sono fatta io».
        
        
          Il regista è convinto che: «Vivia-
        
        
          mo gran parte delle nostre vite in
        
        
          una coltre di nebbia, ma vorrei che
        
        
          almeno mio figlio possa aver qual-
        
        
          cosa per vedere oltre quella che io
        
        
          chiamo “la tirannia del presente”».
        
        
          Il figlio di Oliver Stone, per la cro-
        
        
          naca, Sean, si è convertito alla causa
        
        
          iraniana e alla religione islamica, do-
        
        
          po un sopralluogo a Teheran per gi-
        
        
          rare il prossimo film.
        
        
          Se rimanere in America vuol dire,
        
        
          secondo il regista, restare vittime di
        
        
          una visione del mondo propagan-
        
        
          distica e semplificata, cosa si impara
        
        
          girando il resto del mondo dal Viet-
        
        
          nam in poi? La propaganda sovie-
        
        
          tica, a giudicare dal documentario.
        
        
          Già nella prima puntata, infatti, si
        
        
          apprende che la Seconda Guerra
        
        
          Mondiale è stata vinta dalla sola
        
        
          Unione Sovietica. Gli Usa appaiono
        
        
          solo nello sfondo e, secondo il regi-
        
        
          sta, erano troppo impegnati a co-
        
        
          struire l’atomica e a badare ai loro
        
        
          interessi (in vista del ricco dopoguer-
        
        
          ra) per pensare di combattere nazisti
        
        
          e giapponesi. Stalin viene definito
        
        
          “
        
        
          un dittatore brutale” nel documen-
        
        
          tario. Ma nella strana doppiezza del-
        
        
          la sinistra statunitense (sensibile ai
        
        
          diritti umani, ma incline a dar ra-
        
        
          gione ai dittatori), tutte le azioni di
        
        
          Stalin sono giustificate.
        
        
          Continua a pagina
        
        
          
            2
          
        
        
          di
        
        
          
            STEFANO MAGNI
          
        
        
          Il regista di Platoon
        
        
          e Natural Born Killers
        
        
          rivede la storia
        
        
          contemporanea
        
        
          degli Usa, credendo
        
        
          di dire cose nuove.Ma
        
        
          finisce per ripetere per
        
        
          l’ennesima volta i luoghi
        
        
          comuni della storiografia
        
        
          marxista leninista
        
        
          di
        
        
          
            CLAUDIO ROMITI
          
        
        
          Con un prelievo fiscale
        
        
          che arriva a gravare
        
        
          sulle imprese nell’ordine
        
        
          del 70%non c’è prestito
        
        
          bancario che tenga.
        
        
          Mancano alla radice
        
        
          i presupposti economici
        
        
          per qualunque
        
        
          investimento degno
        
        
          di questo nome
        
        
          
            I record negativi dell’Italia diMonti
          
        
        
          K
        
        
          
            Ancora dati negativi sul fronte
          
        
        
          
            dell’occupazione. Secondo l’Istat, il
          
        
        
          
            tasso di disoccupazione a dicembre ar-
          
        
        
          
            riva all’11,2%, in crescita dello 0,1% ri-
          
        
        
          
            spetto a novembre e di quasi due punti
          
        
        
          
            su base annua. Il tasso di disoccupa-
          
        
        
          
            zione giovanile (15-24 anni) è pari in-
          
        
        
          
            vece al 36,6%, in aumento del 4,9% su
          
        
        
          
            base annua. I 15-24enni in cerca di la-
          
        
        
          
            voro sono in tutto 606 mila. Se dal-
          
        
        
          
            l’Istat arriva ancora una serie di numeri
          
        
        
          
            negativi, da Eurisper sale un vero e
          
        
        
          
            proprio grido d’allarme sullo stato di
          
        
        
          
            salute economica degli italiani. Il
          
        
        
          
            53,5%
          
        
        
          
            dei nostri connazionali afferma
          
        
        
          
            infatti di non essere più in grado di so-
          
        
        
          
            stenere adeguatamente il proprio nu-
          
        
        
          
            cleo familiare. Quasi i due terzi dei
          
        
        
          
            lavoratori (61,3%) affermano che l’at-
          
        
        
          
            tuale occupazione non permette loro di
          
        
        
          
            sostenere spese importanti quali l’ac-
          
        
        
          
            censione di un mutuo, o l’acquisto di
          
        
        
          
            un’automobile. La famiglia d’origine
          
        
        
          
            resta rifugio e fonte di sostentamento
          
        
        
          
            per quasi il 30% dei lavoratori. Più di
          
        
        
          
            due famiglie su tre, infine, hanno av-
          
        
        
          
            vertito un aumento della pressione fi-
          
        
        
          
            scale nel corso dell’ultimo anno.