II
CULTURA
II
“
I Riluttanti”di CarloGalli.Elites storiche italiane
di
GIUSEPPE TALARICO
n un suo bellissimo e indimenti-
cabile saggio, pubblicato in pas-
sato su Micromega, Eugenio Scal-
fari con la consueta finezza
intellettuale ha sviluppato una am-
pia analisi storica per dimostrare
che in Italia non si è mai avuta una
borghesia, simile a quella dei mag-
giori Paesi Europei, che fosse in
grado di incarnare e rappresentare
l’interesse generale del nostro Paese.
Il saggio di Carlo Galli, docente
di Storia delle dottrine politiche
presso l’università di Bologna, “I
Riluttanti” editore Laterza, propo-
ne al lettore una ampia e ricca ana-
lisi storica, per comprendere i mo-
tivi e le ragioni che spiegano e
chiariscono la natura e le caratte-
ristiche della classe dirigente italia-
na, nei diversi momenti che hanno
accompagnato lo sviluppo della
storia unitaria del nostro Paese.
Nella Prima parte del libro, vi
è una riflessione generale che spiega
come storicamente, fin dal’epoca
medievale, si è avuta la formazione
delle Elites, la parte della società
che per i suoi meriti e le sue com-
petenze è chiamata a guidare il po-
polo.
Il libro è rivolto a indagare il te-
ma generale delle Elites tenendo
presente, nella prima parte, i testi
dei grandi letterati e scrittori, men-
tre, nella seconda parte, propone
una riflessione spiccatamente sto-
rica e filosofica.
Già Machiavelli nel suo libro
dell’
Arte Della Guerra
,
nel tratteg-
giare la figura dei principi posti a
capo dei singoli stati, nel periodo
in cui l’Italia ere divisa, notava co-
me i singoli principi fossero sprov-
visti di virtù civiche e politiche.
Leopardi nel suo celebre saggio
Di-
scorso Sopra lo Stato Presente dei
Costumi Italiani
,
scritto sessanta
anni prima che si arrivasse alla uni-
tà nazionale, osservava con grande
lucidità che nel nostro Paese non
si era formata la cosiddetta società
stretta fondata su doveri e vincoli
inderogabili, sicchè la classe diri-
gente gli sembrava animata da un
cinismo inverecondo e oscenamente
desueto e contrario alla moderniz-
zazione del Paese.
Carlo Galli, sottolineando la
forza conoscitiva della letteratura
basata sul potere della immagina-
zione, dopo avere analizzato i testi
di Manzoni e Carducci, individua
le caratteristiche e le peculiarità ne-
gative delle Elites Italiane, che si
sono sempre ripresentate, in mo-
menti diversi della nostra storia na-
zionale: particolarismo, cultura
vuota o esornativa, scarsa lungimi-
ranza politica, illegalismo, cinismo,
rassegnazione, rifiuto delle respon-
sabilità rispetto al bene comune,
l’apatia.
Per dare un sostegno a questa
visione critica e disincantata della
Elites Italiane, nel libro Galli pro-
pone una interpretazione assai pro-
fonda e molto bella di due grandi
libri della nostra storia letteraria,
I Viceré
di De Roberto, ed il
Gat-
topardo
di Tommasi di Lampedusa.
Per dimostrare la irresistibili incli-
nazione verso lo scetticismo e l’apa-
tia delle Elites italiane, Galli rilegge
criticamente il dialogo che avviene
nel quarto libro del
Gattopardo
tra
il principe Salina ed il diplomatico
piemontese Chevalley, nel quale il
I
principe siciliano proclama non so-
lo la eterna immutabilità degli as-
setti sociali, ma l’inutilità di ogni
tentativo volto a governare e tra-
sformare il nostro Paese.
Nella parte più dichiaratamente
storica e filosofica del libro, viene
ricordato come spetti a Gaetano
Mosca il merito di avere elaborato
la
Teoria delle Elites
,
uno dei mag-
giori contributi della politologia
italiana alla cultura europea. Nel
suo famoso libro
Teorica dei Go-
verni e Governo Parlamentare
Gae-
tano Mosca mostra come sono le
Elites che, per il loro merito dovuto
alle capacità e competenze acqui-
site, hanno la responsabilità di gui-
dare il popolo e le masse. Proprio
in questo libro si riflette sul rap-
porto tra i pochi e i molti, tra il
particolarismo e l’universalismo,
tra l’interesse di parte e quello della
collettività, tra il parlamentarismo
ed il liberalismo.
Ovviamente sarà Robert Mi-
chles a individuare nei partiti so-
cialisti i soggetti destinati a formare
le nuove elites nella società di mas-
sa, scelti dal popolo attraverso il
voto e l’esercizio del suffragio uni-
versale.
Molto belle e profonde sono le
pagini nelle quali, muovendo dalla
teoria delle elites, viene spiegato il
pensiero di Gramsci sul concetto
di egemonia e sul partito inteso co-
me il moderno principe, che deve
pedagogicamente educare le masse
per liberarle in nome di una alta e
universale visione del bene pubbli-
co. Tuttavia nella storia unitaria vi
sono stati fasi e vicende diverse. Il
risorgimento e la resistenza furono
periodi in cui le elites imposero la
decisione egemonica, come la chia-
ma Galli nel suo libro, sicchè si eb-
be prima l’unità d’Italia e in segui-
to, dopo il fascismo e la guerra, la
rinascita democratica italiana. Nel-
la storia italiana, purtroppo, si sono
avute anomalie di cui è opportuno
cogliere il valore generale. Dopo i
primi cinquanta anni delle storia
unitaria, con l’impresa di Fiume di
D’Annunzio, irrompe sulla scena
pubblica la figura dell’eroe mitico
che in nome del vitalismo e del na-
zionalismo vuole assumere la guida
politica del paese.
Mussolini, fondatore del fasci-
smo e responsabile della distruzio-
ne del regime liberale, è l’uomo po-
litico nella cui figura si fondono la
demagogia, il nazionalismo, e il po-
pulismo, in presenza del quale le
elites si ritraggono dalla vita pub-
blica. Dopo la fine della seconda
guerra mondiale con la costituente
e la nascita della repubblica, i par-
titi di massa riescono a ricostruire
il paese e a modernizzarlo.
La prima repubblica per Galli
muore e si conclude con l’assassi-
nio di Aldo Moro compiuto dai
terroristi alla fine degli anni settan-
ta. In seguito i partiti si trasforma-
no in comitati di affari e si mani-
festa
il
fenomeno
della
degenerazione della nostra vita po-
litica che rende possibile la com-
mistione nefasta e distruttiva tra
affari e politica. Il berlusconismo
è una nuova versione del populi-
smo, che in passato si era già ma-
nifestato nella storia italiana, e na-
sce come reazione alla fine dei
partiti storici e come un sintomo
che rivela la paura della classe di-
rigente italiana di fronte alla glo-
balizzazione.
Berlusconi con il conflitto di in-
teresse, la confusione tra la sfera
pubblica e privata, l’incapacità a
dirigere e governare il paese diviene
il garante di un ordine politico che
condanna il paese all’impoverimen-
to ed al declino economico, fino al
punto di condurlo sull’orlo del ba-
ratro e del fallimento finanziario.
Durante il ventennio Berlusconiano
le elites sociali ed intellettuali si ri-
traggono dalla scena pubblica e
vengono spesso, si pensi agli intel-
lettuali ed ai magistrati, fatti ogget-
to di una sistematica campagna di
delegittimazione da parte del pre-
mier, un uomo privo di cultura po-
litica e generale.
Con la nascita del governo
Monti le elites, per salvare il Paese
dalla catastrofe finanziaria, ritor-
nano alla guida del paese, anche se
vengono percepite come intima-
mente legate al potere finanziario
internazionale, ritenuto responsa-
bile della crisi internazionale.
Un libro che propone una let-
tura assai significativa e profonda
della storia italiana e individua le
cause storiche della crisi della no-
stra democrazia.
L’OPINIONE delle Libertà
DOMENICA 2 DICEMBRE 2012
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