irenze capitale per un giorno dell’ipo-
crisia in salsa Democrat. Protagonisti
di questa commedia degli equivoci l’ex-
presidente Usa, Bill Clinton, il sindaco di
Firenze Matteo Renzi ed il sedicente fu-
turo premier Pierluigi Bersani. L’articolo
per descrivere questa pagliacciata non po-
teva che essere de
Il Corriere della Sera
.
L’ex-presidente degli Stati Uniti, l’amato
Bill Clinton, quello che amava sedurre
stagiste nello Studio Ovale, ma che nes-
suno a sinistra si è mai sognato di definire
impresentabile era a Firenze. A fare che?
Prima di tutto per mangiare, o almeno
questo è quanto si evince dalle cronache
dei giornali.
Orbene, con le pri-
marie in dirittura d’ar-
rivo poteva il Pd lasciar-
si scappare questa
succulenta occasione
per farsi un pò di pub-
blicità? Certo che no.
Come al solito si ottiene
l’effetto contrario. Parte
Matteo Renzi, il sindaco
“
part-time” di Firenze,
quello che è in politica
da decenni ma vuole
rottamare gli altri e
quello che diceva che
fare il sindaco di Firenze era la sua mas-
sima aspirazione. «Clinton era a Firenze
e voleva incontrarmi, ma per colpa dei
giornalisti e dei fotografi ha preferito la-
sciare perdere». Risponde il Pd del can-
didato premier ma che perde le elezioni
pure a Bettola Provincia di Piacenza, Pier-
F
luigi Bersani. «Non è vero, Clinton non
voleva incontrare Renzi e già che ci siamo
smentiamo categoricamente che l’incontro
è saltato per le nostre pressioni sull’ex-
presidente». Si chiama excusatio non pe-
tita. Secondo noi Bill Clinton non sa nem-
meno chi sono Bersani e Renzi, ma
crediamo che i due comitati elettorali dei
nostri eroi non saranno d’accordo. Pro-
blemi loro.
Intanto Bill si rifocillava in una storica
trattoria fiorentina e si concedeva una
passeggiata in uno dei centri storici più
belli del mondo. Ma poteva Clinton la-
sciarsi scappare l’occasione di dimostrare
quanto è Democrat?
Certo che no. Rifiuta di
farsi fotografare e salu-
tare dai cittadini e cu-
riosi che lo avevano ri-
conosciuto ma, come
una Melandri qualun-
que, stringe la mano e
si fa immortalare con
due poveri extracomu-
nitari abusivi. Caso mai
qualcuno non sapesse
che noi Democrats sia-
mo sempre dalla parte
dei più deboli (soprat-
tutto con la pancia pie-
na). Insomma, il festival del ridicolo,
l’apoteosi dell’ipocrisia e una dimostra-
zione imbarazzante di democratico pro-
vincialismo italo-americano, chiamato dal
Corriere
«
il giallo dell’incontro»...
GIUSEPPE DEL GIUDICE
latorrenormanna.wordpress.com
ta circolando sul web il tormentone sul
perché gli italiani non scendono in piazza
come la Spagna. In parte sono state già date
alcune risposte: tutte le energie che ha saputo
riunire e canalizzare la sinistra e le varie ani-
me di sinistra sono state all’insegna dell’an-
tiberlusconismo. Caduto il “dittatore” si è
arrivati alla tregua sociale e allo zittificio. E’
dal dopoguerra a oggi che gli italiani vanno
in piazza con fischietti, elmetti e bandiere va-
rie e volendo essere obbiettivi siamo il popolo
più piazzaiolo che ci sia in Europa. A questo
punto dovrebbe essere chiaro che la piazza
non serve proprio a una beata mazza. E ma-
gari fare uno sforzo inventivo in più, per ca-
pire quale altra forma al-
ternativa di vera protesta
costruttiva, occorre met-
tere in atto per liberarci
da questa trappola per to-
pi chiamata Ue. Ecco
dunque trovata un’altra
causa: la frammentazione
e la settorializzazione dei
lavoratori costruita ad
hoc dal sindacato per cui
un settore, guarda in ca-
gnesco l’altro settore. Ol-
tre a questo esiste la set-
torializzazione
e
frammentazione della po-
litica nel partitismo, per cui ogni cittadino-
elettore guarda in cagnesco l’altro cittadino-
elettore del partito di segno contrario, come
i classici capponi di Renzo.
Mi pare che il M5S di Grillo si monti un
po’ troppo la testa nel dire che il popolo non
si ribella perché ci sono loro, e spera ancora
S
in uno sbocco “democratico” di questo cul
de sac, ma volendo, mettiamo anche questa
nelle “concause”. Hanno anche scritto che
non ci si ribella perché gli Italiani hanno an-
cora un po’ di gruzzolo da poter saccheggiare
e che finché non si resta senza il becco di un
centesimo, si sta buoni e a cuccia.
Quello che viene taciuto è che storica-
mente parlando, le rivoluzioni sono sempre
state oculatamente pianificate al tavolino
dalle élites: sia quella francese che quella bol-
scevica. Un’élite che da liberatrice è diventata
poi a sua volta oppressiva e totalitaria eser-
citando pure il terrore. Diffido pertanto di
ogni forma di romanticismo letto sul web
sulla “bontà” delle rivo-
luzioni a prescidere. Quel
che viene taciuto è che la
globalizzazione ha ucciso
e soppresso il concetto di
sinistra “di classe” a fa-
vore della sinistra “di fi-
nanza” e di destra “socia-
le” a favore di destra “di
mercato” o mercatista
che dir si voglia. Che la
crisi della politica e dei
partiti è in realtà una crisi
della stessa democrazia.
E che invece di disperdere
le nostre energie a invo-
care “la piazza” e bandiere colorate sotto cui
riconoscersi, si dovrebbe pazientemente e
certosinamente ricominciare dalle “piccole
realtà”. L’Italia con le sue microrealtà mu-
nicipali e provinciali è l’ideale per tentare
nuovi esperimenti.
sauraplesio.blogspot.it
Inutile andare in piazza
se non gioca Berlusconi
La sinistra ha cavalcato
l’antiberlusconismo,
ma caduto il “dittatore”
si è arrivati alla tregua
sociale e allo zittificio.
Ecco perché gli italiani
non manifestano
come i cugini spagnoli
Il cuorioso caso di Renzi
e della visita di Clinton
L’ex presidente Usa
Bill Clinton arriva
inToscana per passare
qualche giorno in relax
e i candidati democratici
alle primarie si litigano
la sua presenza
per farsi pubblicità
L’OPINIONE delle Libertà
MARTEDÌ 2 OTTOBRE 2012
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