Direttore ARTURO DIACONALE
        
        
          Fondato nel 1847 - Anno XVIII  N.27 - Euro 1,00
        
        
          DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 - DCB - Roma / Tariffa ROC Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. postale
        
        
          Sabato 2 Febbraio 2013
        
        
          delle Libertà
        
        
          
            Il viaggio fallimentare di MarioMonti in Europa
          
        
        
          l viaggio di Mario Monti in Eu-
        
        
          ropa alla vigilia delle elezioni po-
        
        
          litiche può sembrare molto simile a
        
        
          quello che nell’immediato dopoguer-
        
        
          ra fece Alcide De Gasperi negli Stati
        
        
          Uniti. In realtà le differenze sono so-
        
        
          stanziali. In primo luogo perché De
        
        
          Gasperi puntava attraverso la visita
        
        
          ad apparire agli occhi degli italiani
        
        
          come “l’uomo dell’America” e
        
        
          Monti cerca invece di scrollarsi di
        
        
          dosso l’etichetta di “uomo della Ger-
        
        
          mania”. Ma soprattutto perché il
        
        
          leader democristiano riportò in Italia
        
        
          non solo una serie di aiuti concreti
        
        
          che servirono a far superare al paese
        
        
          il momento più difficile della ripresa
        
        
          post-bellica ma anche una strategia
        
        
          
            I
          
        
        
          politica ben precisa incentrata sulla
        
        
          scelta atlantica e sulla esclusione del
        
        
          Pci stalinista dall’area del governo.
        
        
          Monti, al contrario, non porta a ca-
        
        
          sa un bel nulla. Né la promessa  del-
        
        
          la Merkel di una qualche forma di
        
        
          crescita e, quindi, un qualsiasi aiuto
        
        
          concreto dell’Europa al nostro paese
        
        
          precipitato in una drammatica re-
        
        
          cessione, né uno straccio di linea po-
        
        
          litica capace di fornire almeno una
        
        
          speranza di uscire dal tunnel della
        
        
          crisi e tornare a vedere la luce. Il pre-
        
        
          sidente del Consiglio può solo esi-
        
        
          bire agli italiani la qualifica di di-
        
        
          fensore degli interessi del proprio
        
        
          paese concessagli dalla Cancelliera
        
        
          tedesca. Ma un riconoscimento del
        
        
          genere, oltre che essere ben poca co-
        
        
          sa di fronte alla conferma del rigo-
        
        
          rismo intransigente della Germania,
        
        
          non smentisce affatto l’etichetta di
        
        
          “
        
        
          uomo della Merkel” che Monti
        
        
          vorrebbe cancellare per ragioni elet-
        
        
          torali. Al contrario, la conferma in
        
        
          pieno. Perché è fin troppo evidente
        
        
          che nel pronunciare quella frase la
        
        
          Cancelliera abbia recitato una parte
        
        
          abbondantemente concordata in
        
        
          precedenza con i collaboratori del
        
        
          visitatore italiano. Il risultato del
        
        
          viaggio europeo di Monti è, dunque,
        
        
          da considerare assolutamente falli-
        
        
          mentare. Sia perché il presidente del
        
        
          Consiglio, oltre che il buffetto in-
        
        
          quietante e controproducente della
        
        
          Merkel, non ha ottenuto nulla di
        
        
          concreto. Sia, soprattutto, perché ha
        
        
          dimostrato che non esiste una qual-
        
        
          che strategia politica europea per
        
        
          uscire dalla crisi al di fuori di quella
        
        
          seguita all’insegna del massimo ri-
        
        
          gore dalla Germania in difesa dei
        
        
          propri interessi nazionali. Dal viag-
        
        
          gio,in sostanza, Monti è tornato a
        
        
          casa a mani vuote e con la sola con-
        
        
          ferma dei pregiudizi che i paesi eu-
        
        
          ropei del Nord hanno nei confronti
        
        
          del nostro paese. Il che non stupisce.
        
        
          Visto che i pregiudizi delle cancel-
        
        
          lerie dell’Europa continentale sono
        
        
          gli stessi che Monti nutre nei con-
        
        
          fronti del proprio paese.
        
        
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            Università: gli italiani si sono accorti della truffa
          
        
        
          uasi 60mila iscritti in meno
        
        
          alle nostre università tra
        
        
          l’anno accademico 2003/2004 e
        
        
          quello 2011/2012, un calo del
        
        
          17%,
        
        
          come se fosse scomparso
        
        
          un grande ateneo come la Statale
        
        
          di Milano. Un dato che ha pro-
        
        
          vocato grande sconcerto e allar-
        
        
          me tra i benpensanti, secondo cui
        
        
          l’accesso all’istruzione universi-
        
        
          taria dovrebbe essere un diritto
        
        
          garantito a tutti e una vocazione
        
        
          universale. Che quel diritto pro-
        
        
          duca in concreto un esercito di
        
        
          disillusi e frustrati, e che sempre
        
        
          meno giovani aspirino a laurearsi,
        
        
          per costoro è inconcepibile, è
        
        
          un’ipotesi che non prendono
        
        
          
            Q
          
        
        
          nemmeno in considerazione. Il ca-
        
        
          lo degli iscritti è invece un’ottima
        
        
          notizia. Secondo i soliti sosteni-
        
        
          tori della spesa pubblica è colpa
        
        
          dei tagli, soprattutto al “diritto
        
        
          allo studio”, che costringerebbero
        
        
          le famiglie meno abbienti a rinun-
        
        
          ciare ad iscrivere i loro figli al-
        
        
          l’università e che priverebbero
        
        
          questi ultimi della speranza nel
        
        
          futuro. Ma forse la verità è un’al-
        
        
          tra: gli italiani hanno smesso di
        
        
          credere ai miti di vecchie ideolo-
        
        
          gie, stanno cominciando ad apri-
        
        
          re gli occhi sulla grande truffa
        
        
          dell’università italiana. I giovani
        
        
          laureati, insieme alle loro fami-
        
        
          glie, vivono sempre più sulla loro
        
        
          pelle il fallimento dell’offerta for-
        
        
          mativa universitaria: solo quando
        
        
          finalmente cercano di entrare nel
        
        
          mondo del lavoro se ne rendono
        
        
          conto, si accorgono che la prepa-
        
        
          razione fornita nei cinque-sei an-
        
        
          ni di studi semplicemente non va-
        
        
          le l’esperienza e il reddito che
        
        
          nello stesso arco di tempo avreb-
        
        
          bero potuto accumulare inizian-
        
        
          do subito a lavorare. Si consuma
        
        
          una vera e propria truffa: il “si-
        
        
          stema” fa credere che l’università
        
        
          sia alla portata di tutti, che sia il
        
        
          percorso naturale per ciascuno,
        
        
          al quale anzi ciascuno ha diritto,
        
        
          e attraverso il quale potrà garan-
        
        
          tirsi lo sbocco professionale de-
        
        
          siderato, un’occupazione stabile
        
        
          e ben remunerata. Quando que-
        
        
          sta promessa si scontra con una
        
        
          realtà ben diversa, che mette a
        
        
          nudo come anni e anni di studio
        
        
          siano stati quasi inutili rispetto
        
        
          alle competenze richieste dal
        
        
          mercato, la frustrazione è massi-
        
        
          ma. Quando un fenomeno è così
        
        
          diffuso nella società, il passa-pa-
        
        
          rola tra generazioni e tra famiglie
        
        
          è inevitabile.
        
        
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          di
        
        
          
            FEDERICO PUNZI
          
        
        
          Le ridotte possibilità
        
        
          economiche
        
        
          delle famiglie italiane
        
        
          in questi anni possono
        
        
          aver influito sul calo
        
        
          degli iscritti, ma ignorare
        
        
          la crisi di credibilità
        
        
          dell’istituzione significa
        
        
          nascondere la testa
        
        
          sotto la sabbia
        
        
          di
        
        
          
            ARTURO DIACONALE
          
        
        
          Se le forze politiche
        
        
          non incominciano
        
        
          a cercare di capire
        
        
          come far uscire l’Italia
        
        
          dalla recessione senza
        
        
          farla uscire dall’Europa,
        
        
          rischiano di perdere
        
        
          il proprio consenso.
        
        
          A tutto vantaggio
        
        
          della casta tecnocratica
        
        
          
            Il Colle scopre il segreto d’indagine
          
        
        
          K
        
        
          
            Ci ha preso gusto, il presi-
          
        
        
          
            dente Napolitano. Tanto che, per il se-
          
        
        
          
            condo giorno consecutivo torna sulla
          
        
        
          
            vicenda Monte dei Paschi di Siena, di-
          
        
        
          
            fendendo l’operato di Bankitalia e met-
          
        
        
          
            tendo in contrapposizione stampa e
          
        
        
          
            magistratura. «Abbiamo spesso degli
          
        
        
          
            effetti non positivi - dice Giorgio Napo-
          
        
        
          
            litano in occasione di un incontro al
          
        
        
          
            Quirinale con una delegazione di gior-
          
        
        
          
            nalisti - quasi dei cortocircuiti tra infor-
          
        
        
          
            mazione e giustizia». La stampa che
          
        
        
          
            «
          
        
        
          
            tende ad avere il massimo di elementi
          
        
        
          
            per poter assolvere a un ruolo di pro-
          
        
        
          
            pulsione alla ricerca della verità» in
          
        
        
          
            casi come questo confligge con la «ri-
          
        
        
          
            servatezza necessaria delle indagini
          
        
        
          
            giudiziarie e il rispetto del segreto d’in-
          
        
        
          
            dagine». Con appena un paio di de-
          
        
        
          
            cenni di ritardo, insomma, Napolitano
          
        
        
          
            prende atto del “cortocircuito” tra pm e
          
        
        
          
            giornalisti compiacenti e perfino del di-
          
        
        
          
            sprezzo con cui viene trattato, in Italia,
          
        
        
          
            il segreto d’indagine. Non c’è troppo
          
        
        
          
            da meravigliarsi: anche sulle stragi so-
          
        
        
          
            vietiche a Budapest il presidente ci ha
          
        
        
          
            messo qualche anno per rendersi
          
        
        
          
            conto della realtà.