Direttore ARTURO DIACONALE
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Giovedì 1 Novembre 2012
delle Libertà
Vendola salvo.Ora Casini trema
L’assoluzione del presidente della Regione Puglia allontana le ipotesi di intesa tra il Pd e l’Udc
Nemmeno Bersani ride. La presenza del leader di Sel alle primarie potrebbe favorire Matteo Renzi
Il paradosso di GiorgioNapolitano e del M5S
Primarie,Alfano dovrebbe sperare inTremonti
L’irresponsabilità grillina che vuole cancellare tutto
iorgio Napolitano teme giusta-
mente le pesanti conseguenze
che potrebbero derivare dall’even-
tuale deragliamento dei partiti ita-
liani dal binario rigido imposto al
nostro paese dai poteri sovranazio-
nali europei. Di qui i suoi richiami
alle forze politiche a non offrire alla
speculazione internazionale i pretesti
per alzare lo spread, la richiesta di
non turbare in alcun modo il cam-
mino del governo tecnico di Mario
Monti e la sollecitazione a rispettare
la scadenza naturale della legislatura
ed a condurre una campagna elet-
torale priva di accenni eccessivamen-
te critici nei confronti di Bruxelles
e Berlino. Napolitano aggiunge a
G
questa serie di indicazioni anche la
sollecitazione, che evidentemente
non può venire dall’Europa, a cam-
biare l’attuale legge elettorale. Il Ca-
po dello stato non indica il modello
a cui dovrebbe rifarsi la riforma del
sistema di voto. Ma poiché l’unico
progetto in via di approvazione in
Parlamento prevede il ritorno al
proporzionale, lascia intendere non
solo di essere favorevole a tale indi-
rizzo ma anche di considerare la fu-
tura legge elettorale proporzionale
quella più indicata a far restare l’Ita-
lia sul binario fissato dall’Europa.
Nello svolgere questa sua azione di
persuasione nei confronti delle forze
politiche presenti in Parlamento il
Presidente della repubblica è sicu-
ramente animato dalle migliori in-
tenzioni. L’emergenza della crisi non
è affatto terminata. Ed il paese può
superarla solo rimanendo ancorato
ad una Europa che sarà pure quella
dei burocratici e dei banchieri ma
risulta essere l’unico appiglio esi-
stente a cui aggrapparsi per non fi-
nire nei gorghi della speculazione
internazionale. Tutto vero. Peccato,
però, che la conseguenza collaterale
delle buone intenzioni del Capo
dello stato sia quella della sempre
più marcata delegittimazione dei
partiti italiani agli occhi dell’opi-
nione pubblica del paese. Più Na-
politano esercita la sua funzione
didattica richiamando all’ordine le
forze politiche e ricordando loro
che non possono andare oltre le ri-
gide delimitazioni del percorso im-
posto dall’Europa, più i partiti ri-
sultano delegittimati e squalificati
rispetto ai propri elettori. Che bi-
sogno c’è, infatti, di soggetti politici
che non hanno alcuna autonomia
di giudizio e di comportamento ri-
spetto ad obblighi ed imposizioni
prevenienti da autorità che non so-
no solo esterne e lontane ma anche
del tutto indistinte visto che l’Eu-
ropa politica non esiste e che al suo
posto operano poteri privi di una
precisa investitura democratica?
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ultimo arrivato nel toto-no-
mi per le primarie del Pdl è
l’ex ministro dell’economia Giulio
Tremonti, che starebbe prendendo
in seria considerazione l’idea di
farsi avanti, nonostante il suo pro-
gressivo allontanamento dal par-
tito – a cui però è ancora iscritto
–
e il recente lancio di un nuovo
soggetto politico. A prescindere
dal giudizio sul suo operato a via
XX Settembre, trattandosi di pri-
marie “aperte” la sua non sarebbe
una candidatura da sottovalutare,
come una mera operazione nostal-
gia. L’ex ministro, infatti, ha an-
cora dalla sua molte simpatie nel
mondo leghista e rappresenta una
L’
voce anti-montiana, però dalla po-
stura non “popolana”, bensì in-
tellettuale, razionale, istituzionale,
che può avere una certa presa sul
malcontento dell’elettorato pidiel-
lino. Comprensibile che possa su-
scitare un certo fastidio, ma sa-
rebbe un errore da parte del Pdl
respingere o intralciare o snobbare
la candidatura dell’ex ministro,
che invece dovrebbe essere vissuta
dal partito, così come dagli altri
candidati – Alfano su tutti, ancora
alla ricerca del famoso “quid” –
come un’occasione da non gettare
al vento. Innanzitutto, perché la
partecipazione di Tremonti aiute-
rebbe a scongiurare che vengano
liquidate dai media come prima-
rie-farsa al solo scopo di ri-legit-
timare un Alfano molto debole.
Al segretario conviene misurarsi
con avversari di un certo spessore,
sia intellettuale che politico, piut-
tosto che recitare la parte del no-
me su cui converge tutto l’establi-
shment del partito e svilire la
propria immagine in dibattiti con
candidati improbabili. Deve quin-
di sperare che avanzino la loro
candidatura personaggi di peso,
perché più la competizione appa-
rirà vera, più cittadini si convin-
ceranno ad andare alle urne, più
forte sarà la legittimazione del
vincitore. Ma c’è un altro vantag-
gio, specifico, nella candidatura
di Tremonti. Offrirebbe, infatti, al
Pdl l’occasione per fare i conti con
gli errori della precedente espe-
rienza di governo senza coinvol-
gere il fondatore Berlusconi come
bersaglio polemico, e per un esa-
me di coscienza, per far emergere
l’identità, l’anima “economica”
prevalente nel partito, nel quale
ancora oggi che non è più al go-
verno e che Tremonti non è più
ministro, rispetto ai provvedimenti
del governo Monti convivono una
linea, a parole, anti-tasse e anti-
spesa, e nei fatti rigurgiti statalisti,
assistenzialisti e corporativi.
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2
on mi stupisco affatto del
grande successo elettorale del
Movinto 5 Stelle in Sicilia. Dopo de-
cenni in cui si è affermata una cul-
tura costruttivista secondo la quale
dalla politica discende ogni cosa, è
normale che a seguito dell’ennesimo
fallimento della medesima politica
sfondi un’aggregazione di persone
comuni le quali, chiedendo ugual-
mente più stato per tutti, ritengono
di poter migliorare le cose scenden-
do direttamente in campo. Sotto
questo profilo, risulta formidabile,
quanto devastante per i partiti, l’in-
tuizione di Grillo di richiamarsi
esplicitamente all’illusione della de-
mocrazia diretta. Illusione già am-
N
piamente smascherata oltre un se-
colo addietro da alcuni pensatori di
orientamento liberale, come Pareto,
Spencer e Michels. Quest’ultimo in
particolare, con la sua famosa legge
di ferro dell’oligarchia, ha scritto
che ogni organizzazione democra-
tica, partito o sindacato che sia, ten-
de in breve a separare nettamente
la classe dirigente dalla base. Ciò,
nel tempo, produce burocratizzazio-
ne e centralizzazione, fattori che
creano una leadership stabile, tra-
sformando i vertici in una casta
chiusa ed inamovibile. Un destino
che, osservando il mondo che ci cir-
conda, è tipico delle società cultu-
ralmente meno evolute. Resta co-
munque il fatto che l’onda lunga di
un crescente entusiasmo popolare,
amplificata dalla sostanziale man-
canza di una offerta politica credi-
bile, consente al non partito del co-
mico genovese di espandersi senza
apparenti problemi. Tant’è che la
grana sulla mancanza di democrazia
interna, venuta alla luce alcuni mesi
addietro, sembra essere stata am-
piamente messa da parte da un elet-
torato che, almeno per ora, tende a
guardare solo il bicchiere mezzo pie-
no. Ma sono certo che, al pari di
qualunque altra forza politica, quan-
do i meccanismi inesorabili descritti
da Michels oltre 100 anni addietro
faranno sentire i suoi effetti, spin-
gendo i rappresentanti del M5S a
professionalizzarsi, il popolo scopri-
rà che a fare i suoi “interessi” saran-
no sempre un gruppo di personaggi
provenienti da Marte, seppur sotto
l’egida della demagogia grillesca. Ed
è anche probabile che già ora qual-
cuno dei miracolati venuti dal nulla,
e catapultati inaspettatamente su
una poltrona democratica, si senta
in cuor suo come il protagonista -
interpretato da un superbo Robert
Redford- di un sottovalutato film
americano del 1972:
Il candidato
.
Costui, rampante politico in corsa
per il Senato, dopo un’aspra contesa
con l’avversario conservatore (...)
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2
di
ARTURO DIACONALE
Più il Capo dello stato
richiama all’ordine
le forze politiche,
ricordando loro
che non possono andare
oltre le rigide
delimitazioni imposte
dall’Europa,
più i partiti risultano
delegittimati
di
FEDERICO PUNZI
La candidatura dell’ex
ministro dell’Economia
non è da sottovalutare.
Ha ancora molte
simpatie nel mondo
leghista e rappresenta
una voce anti-montiana
che può fare presa
sulle schiere
di elettori più scontenti
di
CLAUDIO ROMITI
La volontà di instaurare
una democrazia diretta
finirà per produrre
burocratizzazione
e centralizzazione,
fattori che creano
una leadership stabile,
trasformando i vertici
in un universo
chiuso e inamovibile