Profanano le chiese e marcano il territorio

giovedì 27 novembre 2025


Sassolini di Lehner

A chi la carta dei dritti, pardon, igienica? Da accoglioni totali, già ispirati dall’anticlericale, antioccidentale, castro-guevarista Jorge Mario Bergoglio, nonché incantati dai dritti, cioè i soci in affari degli scafisti, abbiamo aperto le braccia a cani e porci, tutti sedicenti disgraziati e poveracci bisognosi. L’etnia dei porci bisognosi, dopo stupri, rapine, spacci, occupazioni, vandalizzazioni pro-Pal, assalti ai lavoratori di polizia, si diletta, inoltre, nell’evacuare puzzolenti bisogni nei luoghi di culto cattolici. Preferirebbero insozzare le sinagoghe, ma lì, in luogo di inermi accoglioni, oggi, troverebbero sacrosante tortorate bibliche, perché il popolo di Mosè da tempo ha smesso di configurarsi imbelle, vittima sacrificale e capro espiatorio, visto che, ormai, quando c’è da reagire all’offesa, l’israelita non porge più l’altra guancia – da tempo le ha finite tutte – e bastona decisamente di brutto.

L’ebraismo, liberatosi dal socialcomunismo e dal buonsalottismo, non perdona, mena e castiga. Scartate le perigliose sinagoghe, la profanazione militante tocca ai simboli cristiani e cattolici. C’è chi, come il tipico porco megalomane, elegge la basilica di San Pietro a proprio pisciatoio, mentre i porci normali, ma di molto più bisognosi, si accontentano di depositare i loro bisogni anche nelle chiese minori. A Conegliano, nella chiesa della Madonna di Lourdes, un maiale entra nel confessionale, defeca e si pulisce il sedere con la stola del sacerdote. Se ne conosce il nome, ma il politicamente corretto impone che resti anonimo. Qualcuno ironicamente domanda: a quando i cessi chimici presso gli altari?

C’è la risposta, settembre 2017, dell’allora arcivescovo di BolognaMatteo Zuppi, quello che chiedeva più moschee per tutti e più feste islamiche nelle scuole. Zuppi sconsacrò San Petronio con una profana magnata: quasi 1.400 coperti sui tavoli al posto dei banchi con inginocchiatoio e opportuni bagni chimici di contorno. A tavola non solo morti di fame, anche lucratori umanitari. E chissenefrega del Codice di Diritto canonico (“Tutti coloro cui spetta, abbiano cura che nella chiesa sia mantenuta quella pulizia e quel decoro che si addicono alla casa di Dio, e che sia tenuto lontano da esse tutto ciò che è alieno dalla santità del luogo”).

Nella chiesa di San Nicola di Bari (Ostia), molti sfinteri bisognosi hanno defecato a spaglio, di qua e di là, senza tralasciare di imbrattare l’altare: diarrea in luogo del messale, un’empietà per sconsacrare e conquistare. Non si tratta semplicemente di zozzoni con problemi di prostata o affetti da enterocoliti torrenziali, bensì di bestie colonizzatrici. In effetti, lasciano urina e feci come sfregio e segno di possesso. Da un lato, offendono non solo i cattolici ma i valori fondanti l’Italia intera; dall'altro, marcando il territorio di feci, evidenziano che appartiene a loro. Del resto, si sentono già padroni a casa nostra e si avvalgono dell’impunità.

Sanno che spunterà sempre fuori la sentenzademocratica” e inclusiva, con la quale si legittima la lordura come patrimonio culturale dell’umanità di giungla, che, come comanda agli intestini il Volksgeist bisognoso, di norma la si fa ovunque, quando scappa. A completare la weltanschauung idiota che assolve i diarroici uniti di tutto il terzo mondo in arrivo, non mancheranno i soliti filosofemi sinistronsi. Perciò, il nostro udito sarà flagellato da arringhe di merda, tipo quella leggendaria della sper-giurista salernitana, che giustificò lo stupro balneare di un porco abbronzato (“Non possiamo pretendere che un africano sappia che in Italia, su una spiaggia, non si può violentare, probabilmente non conosce questa regola”).

Specificando inutilmente il luogo, la spiaggia – altrove vige stupro libero? – la sper-giurista campana consegnò alla historia il deserto della dottrina giuridica di sinistra. Ca’ nisciuno è fesso? No: Ca’, anzi ca... cca, nel Belpaese invaso e smerdato da cani e porci in nome dell’accoglionanza e del lucro umanitario, sembriamo tutti una folla oceanica di cessi, pardon, di fessi. Forse, è il caso di reagire, magari andando in sinagoga a chiedere in prestito non una guancia, ma il tortore.


di Giancarlo Lehner