mercoledì 19 novembre 2025
Non è la prima volta nella storia che, mentre le avvisaglie della tempesta fanno presagire il peggio, le nazioni fragili si dividono sull’interpretazione delle previsioni del tempo che verrà. Accadde con la Prima guerra mondiale, che fu vinta. Con la Seconda, decise uno solo, il Duce, e fu persa. Questo soltanto per dire che la differenza di valutazioni è benefica finché i segnali sono opinabili. Invece quando il Governo mette nero su bianco fatti su fatti, la discussione deve vertere sul daffare, non sul discettare. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha presentato al Consiglio supremo della difesa, convocato al Quirinale dal presidente Sergio Mattarella il 17 novembre, un “Non paper sul contrasto alla guerra ibrida”, presto inviato alle Camere. Il Corriere della Sera ha potuto visionare il dossier e il 18 novembre pubblicarne degli estratti semplicemente allarmanti, un vento di guerra che i capelli sulla testa degl’italiani dovrebbe almeno scompigliarli se non drizzare del tutto: “Siamo sotto attacco e le bombe hybrid continuano a cadere: il tempo per agire è subito”. Dalla Russia di Vladimir Putin all’Iran di Ali Khamenei ci attaccano: “La guerra ibrida è continua e colpisce infrastrutture critiche, centri decisionali, servizi essenziali e la tenuta di ogni Paese, con rischi quotidiani e crescenti di danni catastrofici.”
L’Italia è minacciata innanzitutto dalla Russia, che tanto piace a membri del Governo e delle opposizioni, i quali giungono a dipingerla addirittura come nazione provocata e minacciata dalla Nato, di cui siamo parte. Putin è protagonista di “azioni di sabotaggio, disinformazione, influenza politica, pressione su forniture strategiche, cyberattacchi, ricorso a mercenari e uso della migrazione come arma di destabilizzazione”. Inoltre, lo studio della guerra ucraina dimostra che l’aggressione russa viene perpetrata anche “sotto soglia”, per non far scattare una reazione militare. Tale modalità è difficile da contrastare perché “la rapidità e la continuità delle operazioni ibride superano spesso la nostra capacità di reagire in modo coordinato e tempestivo”. Al secondo posto dei nostri nemici incappucciati sta la Cina, che attua una strategia “multivettoriale”. Agisce a tenaglia, con incursioni economiche, tecnologiche, informative, diplomatiche “per indebolire l’Ue e acquisire know how strategico”. Al terzo posto viene l’Iran, il regime degli ayatollah, che si serve di agenti e milizie che agiscono per procura della Guida suprema e dei suoi pasdaran con azioni terroristiche, belliche, cibernetiche. Da ultima, ma non per ultima, entra in ballo la Corea del Nord “con operazioni spesso attribuite a gruppi statali specializzati in attacchi ransomware, furti di criptovalute e spionaggio digitale”.
Di fronte a tale varietà di mascheramento di nemici e di azioni ostili di una guerra non guerreggiata, il ministro Crosetto ha amaramente ma realisticamente ammesso che l’Italia è “vulnerabile”. Di più, ha lanciato un drammatico avvertimento politico: “Lo scenario è allarmante e spesso l’Occidente sceglie di non reagire”. La minaccia all’Occidente, nel quale è compresa l’Italia, risulta da evidenze provenienti, dunque, dal dispotismo asiatico, che non sembra contrastato come un tempo dal baluardo americano. L’inerzia denunciata da Crosetto non è né totale né acquiescente, tutt’altro. Nato, Ue, G7 hanno fatto e fanno molto per supportare l’Ucraina martoriata dalle crudeli e sanguinose devastazioni ordinate da Putin. Inoltre vanno attingendo consapevolezza dallo stato delle cose. Tuttavia sarebbe da sprovveduti non scorgere, in Europa, in Italia e, incredibile a dirsi, negli Stati Uniti, l’affiorare di quella condiscendente cedevolezza verso i prepotenti, governanti e nazioni, fatta d’inclinazione morale e indirizzo politico, che Winston Churchill bollò da par suo come una falsa pacificazione: “Un pacificatore ad ogni costo (appeaser) è uno che alimenta un coccodrillo sperando che lo mangi per ultimo”. Quando lo disse, Winston pensava ad Adolf Hitler, che si strozzò. Poi lo pensò di Iosif Stalin, e non sbagliò. Adesso soprattutto l’Europa, che un Winston non ce l’ha, deve svegliarsi dalla lunga illusione e prendere coscienza che i coccodrilli sono diventati ben quattro.
di Pietro Di Muccio de Quattro