Il servizio d’ordine di Hamas

giovedì 16 ottobre 2025


Sassolini di Lehner

Con tutto il dovuto rispetto per Eugenio Giani, già militante nel Psi di Bettino Craxi, poi, tradendo l’autonomia socialista, sedotto e arruolato dai rimasugli del cattocomunismo, la sua conferma come presidente della Regione Toscana non deve stupire e, tantomeno, impressionare. Giani non è l’ultimo arrivato, anzi è un potente cacicco, ma in Toscana, quand’anche le sinistre candidassero una larva, di sicuro l’animaletto allo stato embrionale si beccherebbe una valanga di voti. Antonio Di Pietro, di cui tutto si può dire ma non che sia marxista-leninista o sia stato, come altri togatidemocratici”, magistrato entusiasticamente contiguo a GA.MA.DI. (Gruppi atei materialisti dialettici), eppure quando fu candidato dall’Ulivo nel 1997 in Toscana (collegio 3/Mugello) stravinse con quasi il 68 per cento dei voti, roba da far impallidire gli elettori della Bulgaria colonizzata e cloroformizzata dai sovietici.

Se l’imbarazzante, inquietante, logorroica Francesca Albanese (“ho ora il timore che la parola pace completerà ciò che il genocidio non è riuscito a fare”) bramasse di entrare in Parlamento, per farcela senza ombra di dubbio, dovrebbe candidarsi, per esempio, a Siena. L’Etruria, infatti, sa essere monocorde e compatta, in fila per quattro col resto di due, dall’Ottocento, quand’era frammassonica, sino a quando marciò speditamente su Roma. La Toscana fu fascistissima e anche allora, negli anni Venti e Trenta, si sarebbe potuta presentare una nullità, basta che fosse nerissima e manesca, sicura di un’ elezione a furor di “libro e moschetto”. Io stesso in quel di Siena, rimasi basito davanti ad un’accecata famiglia rosso vermiglia, i cui antenati più prossimi erano stati acclamati podestà, federali, manganellatori,  squadristi. Che dire?

Intanto, che è inutile chiamare al voto i toscani, essendo scontato il risultato: ieri stragrande maggioranza littoria, oggi chiaro successo a falce e martello, con aggiunta di ostensorio eucaristico. Come avrebbe chiosato Jorge Mario Bergoglio, in codesta Regione c’è troppa cattocomunistaggine. Che altro dire? Che bisognerebbe proibire manifestazioni antifasciste a Firenze, Lucca, Pisa, Livorno, Pistoia, visto che quasi tutti gli attuali sedicenti antifascisti, specie se comunisti di lotta e di pagnotta, provengono da famiglie fascistissime. Alla fin fine, però, la maggioranza dei toscani attualmente in rosso incupito si merita un elogio, non solo per i vini e per la “fiorentina” al sangue. Grazie a loro si comprende perfettamente che il patto Ribbentrop-Molotov non fu un caso, essendo comunisti e nazifascisti gemelli omozigoti, entrambi intolleranti, illiberali, polizieschi, forcaioli, totalitari e antisemiti.

Non a caso, un anno prima del patto, Iosif Stalin, con la complicità anche di Palmiro Togliatti, decise la cancellazione dell’intero partito comunista polacco, essendo il Kpp composto in gran parte da israeliti probabilmente ostili agli amorosi sensi stalinisti con Adolf Hitler. Quasi tutti gli iscritti ebrei, dai vertici alla base, perciò, furono ammazzati. Genocidio fu. Soffrono di occhi cisposi quanti si meravigliano di un’apparente stranezza: un tempo la fobia per il popolo di Mosè fu un’ossessione nazifascista; oggi, propalismo e sinistrismo conquistano il primato assoluto dell’odio anti-giudaico. Il Tg3, grazie all’inviato pallonaro Jacopo Cecconi ha profetizzato la scomparsa di Israele. Costui, pagato da noi tutti forzati del canone, ha detto: “L’Italia ha la possibilità di eliminare Israele almeno sul campo”. Quel’almeno sul campo fa supporre che una Rai rinsavita lo elimini al massimo dal video.

Il Dna affine tra nero e rosso spiega, inoltre, l’apparente paradosso della miriade di fascistissimi passati, come fosse la cosa più naturale e logica, al partito comunista. Si veda un dirigente di spicco come Mario Alicata, che ancora nel 1941 decantava il Duce: “Benito Mussolini: universalmente nota la potenza dell’oratoria. Giornalista geniale, di mordente efficacia, s’è rivelato anche come scrittore di Diario di guerra, libro da leggere tutto, come uno dei più notevoli documenti umani sul grande conflitto mondiale”. Esemplare la vicenda di Gabriele De Rosa, riverito storico e cattedratico cattolico. Ebbene, non solo fece sue, peggio di Agostino Gemelli, le leggi razziali, ma, più secchione tra gli studenti fascistissimi, scrisse un turpe libello antisemita (La rivincita di Ario, Alessandria, 1938). Partito da militante della “generazione cattolica del Littorio”, dopo il 25 luglio, s’improvvisò badogliano. Quindi, aderì al Partito cristiano-sociale guidato da Gerardo Bruni. L’itinerario dalla camicia nera a quella sovietica fece la tappa necessaria, novembre 1944, dentro la Sinistra cristiana di Franco Rodano, premessa dell’adesione al Pci (1945). Fu anche redattore de lUnità per la sezione esteri nella stagione dell’idolatria staliniana. L’antigiudaico viscerale Gabriele De Rosa diede poi il meno peggio di sé come storico, ma rimane l’esempio più macroscopico delle affinità elettive tra fascismo, antisemitismo e cattocomunismo.

Oggi, quanti in nome di Hamas devastano città e feriscono agenti di polizia, carabinieri e giornalisti, prendendosela con i calciatori israeliani, i quali non hanno responsabilità politiche, essendo semplicemente atleti, di fatto stanno reiterando la notte dei cristalli e i pogrom rossi, insomma la caccia all’ebreoVladimir Lenin e Adolf Hitler sono parenti? Entrambi si richiamarono al vero socialismo, l’uno realizzato in foggia bolscevica, l’altro nazionalizzato. La differenza sarà, peraltro, eliminata del tutto da Iosif Stalin, il quale creò il nazionalcomunismo ispiratore e modello, insieme al fascismo, del nazionalsocialismo. I pro-Pal che invocano la Palestina “dal fiume Giordano al mar Mediterraneo”, cioè la “soluzione finale” dello Stato d’Israele, non rappresentano altro che la riedizione dell’antisemitismo nazicomunista.

Visto come le belve venerate dai pro-Pal mantengono la disciplina, mitragliando i dissenzienti, consiglierei ai manifestanti continui di tagliare ogni spazio ai teppisti più bellicosi, affidando il servizio d’ordine dei cortei per la Palestina ad Hamas. Nel contempo i sedicenti miti e tranquilli pacifisti avranno modo di capire dove sta la disumanità genetica, peraltro, provvidenziale se applicata ai cornuti e agli impotenti intenti a uccidere le donne. Ben vengano le pallottole di Allah contro i femminicidi.


di Giancarlo Lehner