Facebook sì, ma con moderazione

lunedì 13 ottobre 2025


Sassolini di Lehner

Apprezzo Giorgia Meloni, non soltanto carismatica leader di partito, ma vera statista, capace di coniugare idealità, realpolitik, pragmatismo, astuzia e senso di responsabilità. Eppure, Giorgia dovrebbe guardarsi da certi suoi maldestri sottosegretari, i quali si cimentano anima e corpo in azioni e comunicazioni sballate, arrecando inconsapevolmente, ma tenacemente, figuracce barbine all’Esecutivo, di cui, purtroppo, fanno, talora goffamente, parte. Lo sciagurato caso del malaccorto sottosegretario Andrea Delmastro è paradigmatico. No, non mi riferisco alla sparatoria di Capodanno, di cui non credo abbia colpa alcuna, nemmeno alla condanna per guida in stato di ebbrezza, essendo io stesso fautore del Nunc bibendum, di rado al volante, ancor meglio in poltrona.

Penso ad altre insane sparate, tipo aprire bocca e dare fiato alle trombe, o peggio, alle trombonate. Nell’aprile scorso, infatti, sparò una cavolata sesquipedale, postando con orgoglio da pavone su Facebook la seguente corbelleria: “Promessa mantenuta: abbiamo reso giustizia ai magistrati onorari”. Ebbene, il dottor Andrea Delmastro, in quanto propalatore governativo di frottole, andrebbe amorevolmente invitato a ritirarsi a meditare nella propria magione sino alla pace interiore derivante da Śamatha e Vipassana. La meditazione zen gli sarà di gran conforto, dopo che, grazie al proprio surreale modo di “rendere giustizia”, la Commissione europea, ottobre 2025, ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia per il mancato allineamento al diritto dell’Ue delle norme sulle condizioni di lavoro dei magistrati onorari.

Pur essendo stato avvertito da tempo sul probabile deferimento, Delmastro si è ben guardato dal rendere giustizia ai magistrati onorari, che suppliscono gli ordinari, spesso pigri, ignavi o assenti per supremi ingaggi ideologici, sobbarcandosi una spropositata mole di lavoro, sino a coprire da soli gran parte del contenzioso. Il sospetto è che, spaventato e irretito dallo strapotere togato, abbia preferito pavoneggiarsi attraverso la tronfia semantica del nulla, piuttosto che intaccare le pretese corporative della casta faraonica, nemica giurata dei magistrati onorari, loro alternativa troppo contigua, nonché troppo instancabile e operosa, per non risultare temibile.

La Commissione europea, prendendo a calci nel sedere i bombastici post del retore Delmastro, ha precisato le ragioni oggettive del dovuto deferimento: “Il diritto italiano stabilisce norme diverse per i magistrati a seconda che siano stati nominati prima o dopo la data del 15 agosto 2017. La direttiva sul lavoro a tempo determinato garantisce che i lavoratori a tempo determinato non siano trattati in modo meno favorevole rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato e impone agli Stati membri di prevenire gli abusi derivanti da una successione di contratti a tempo determinato. La direttiva sul lavoro a tempo parziale vieta la discriminazione ingiustificata dei lavoratori a tempo parziale e mira a migliorare la qualità del lavoro a tempo parziale. Infine, la direttiva sull’orario di lavoro stabilisce norme minime in materia di riposo giornaliero e settimanale, durata massima settimanale del lavoro e ferie annuali retribuite, in modo da tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori. In Italia diverse categorie di magistrati onorari (giudici onorari di pace, vice procuratori onorari e giudici onorari di tribunale) non godono dello status di “lavoratore” in base al diritto nazionale italiano e sono considerati volontari che prestano servizio a titolo “onorario”. Ricevono un trattamento meno favorevole rispetto ai giudici togati ad essi comparabili per quanto riguarda varie condizioni di lavoro, quali le indennità per malattia, infortunio e gravidanza, il trattamento fiscale, le ferie annuali retribuite come pure le modalità e il livello di retribuzione. Non ricevono un risarcimento in caso di utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato. Inoltre non esiste alcun sistema di misurazione del loro orario di lavoro”.

Siccome è giusto perdonare chi sbaglia, siamo affettuosamente vicini al sottosegretario maldestro, augurandogli che, una volta tornato a casa, mediti, secondo gli insegnamenti dell’illuminato Siddhartha Gautama, sulla pericolosità degli insani e temerari post su Facebook.


di Giancarlo Lehner