Il 7 ottobre diventerà la celebrazione dell’antisemitismo di sinistra

martedì 7 ottobre 2025


Ormai c’è poco da fare. Il 7 ottobre, che dovrebbe essere una data che unisce le coscienze di tutti quelli che hanno vissuto o visto il dramma degli eccidi, degli stupri, delle decapitazioni dei bambini nei kibbutz israeliani, non sarà più una data da commemorare. Bensì da celebrazione. Loro dicono – e  scrivono nei cartelli vergognosi che accompagnano le piazze impazzite verso quella “rivolta sociale” tanto auspicata dai vari Landini – della “resistenza palestinese”. Noi, che siamo semplicemente esseri umani normali, constatiamo invece che si esalta lo sdoganamento dell’antisemitismo di sinistra, trainato dall’islamo-nazismo che di fatto è entrato nella nostra vita dietro a un’immigrazione islamista di massa incontrollata che investe tutta Europa.

Se l’11 settembre ci aveva indignato – ma all’epoca ci stava Oriana Fallaci a sferzare i finti tonti e i paraculi – il 7 ottobre ci trova assuefatti a questo mondo capovolto. Il vero problema sono le tante “brave persone” che sono andate in piazza e non hanno provato imbarazzo a sfilare, a sorridere, a farsi i selfie sotto le bandiere e gli slogan dellodio. A Roma come a Milano ma anche nel resto d’Europa. In America, per loro fortuna, il freno a mano è stato tirato da uno come Donald Trump. In Europa abbiamo solo il cancelliere tedesco Friedrich Merz e Giorgia Meloni. Peraltro entrambi premiati dagli elettori. Che restano una maggioranza silenziosa che alle sfilate dell’odio antisemita si rifiuta di partecipare. Purtroppo altri Paesi, come la Francia e la Spagna, devastati come sono da una penetrazione islamista praticamente eversiva, praticano il tentativo che Winston Churchill definiva, con riferimento al nazismo dell’epoca, di “nutrire il coccodrillo”. Sperando che sia abbastanza sazio di cadaveri di ebrei da non finire per divorare anche chi lo nutre.

Ma anche stavolta non andrà così. La follia di una sinistra che tratta con la stessa leggerezza i temi dell’odio anti ebraico per tentare di guadagnarsi il voto popolare – non riuscendovi apparentemente, almeno per ora – come anni fa’, fin dai tempi del caso Enzo Tortora, cavalcò il moralismo giudiziario e poi pure quello pruriginoso sessuale delle escort di Silvio Berlusconi, fa veramente paura. Per loro tutto fa brodo. Chi scrive sta perdendo uno dopo l’altro cari amici e conoscenti che – sia pure in buona fede essendo tutte brave persone – si sono fatti ipnotizzare dai pifferai magici dell’Islam geopolitico dei Fratelli musulmani, che poi sono la ideologia di riferimento di Hamas, e dai conniventi nostalgici dell’ex Urss. Questi ultimi non paghi di avere constatato come sono finiti i comunisti che aiutarono Ruhollah Khomeini a rovesciare lo Scià nel 1979.

Nessuno sa più nulla e impara nulla dalle lezioni passate. Il richiamo della piazza è come quello della foresta. E l’antisemitismo fa persino meno paura di questa ondata di conformismo ignorante che ha sdoganato tutte le leggende anti ebraiche che popolano il web e i social network e che sono state poi esportate nelle parole d’ordine di spregiudicati partiti politici. Una parola di pietà per le vittime del 7 ottobre 2023 non si era sentita in certe latitudini ideologiche neppure il giorno dopo quell’eccidio. Figuriamoci oggi, a due anni di distanza, che ci si può nascondere dietro la schifosa foglia di fico della parola “genocidio”, che per certi cattolici di sinistra ha pure sostituito quella di “deicidio”, e dietro i dati falsi di Hamas “confermati dall’Onu” di António Guterres e Francesca Albanese. In un mondo così è difficile vivere ed è purtroppo assai facile morire.


di Dimitri Buffa