L’eterno ritorno della maggioranza silenziosa (e pagante)

venerdì 3 ottobre 2025


Sciopero generaleper Gaza”, università occupate, treni bloccati, porti transennati da Cgil e sindacati di base. Qualcuno dice, non senza apparente ragione, che Hamas chiama e l’Italia risponde. In questo clima di slogan infuocati e piazze esplosive, tuttavia, ben prima di scenari da guerra ibrida tutti da dimostrare soccorrono i freddi numeri, i quali, come al solito, sono resistenti alle chiacchiere. Solo pochi giorni fa ci è stata consegnata la fotografia fiscale del nostro Paese, la quale ha delineato con chiarezza l’esistenza di due Italie, una – assolutamente minoritaria – che traina e una – largamente maggioritaria – che va al traino. Per stare ai numeri. La metà dei dichiaranti Irpef (quindi, più della metà degli italiani) non versa niente. A questi si aggiungono fasce successive le quali pagano assai meno del costo medio di un cittadino (ossia, in soldoni, meno di quanto ricevono in servizi).

A conti fatti, circa 6 milioni di italiani pagano per tutti . Ricchi? Ma fateci il piacere. Solo lo 0,14 per cento dichiara più di 300mila euro annui lordi. Non più dello 0,20 per cento dichiara tra i 200 e i 300mila euro annui lordi. Solo il 5,8 per cento dei dichiaranti dichiara più di 55mila euro annui lordi. Numeri alla mano, meno del 6 per cento dei lavoratori (dei lavoratori attivi, non degli italiani) versa più del 30 per cento dellIrpef totale. Cosa c’entra con le piazze infuocate di queste ore? C’entra eccome, perché i numeri ci dicono chiaramente che ci sono due Italie e, all’evidenza, una soltanto blocca stazioni e strade mentre l’altra, proprio malgrado, continua a produrre e pagare per tutti. Ma, soprattutto, una soltanto pare avere rappresentanza a sinistra e questo chiama in causa pure i rapporti di forza tra gli attuali schieramenti politici.

Come in una forma di sonnambulismo, la sinistra sembra muoversi in una realtà onirica, in un mondo alternativo nel quale i ceti produttivi e le loro istanze sociali vengono relegati a trascurabile impiccio. La memoria inevitabilmente corre a una pagina lontana e spesso pudicamente tenuta nascosta dell’album di famiglia della sinistra, la pagina datata 14 ottobre 1980, il giorno della “marcia dei quarantamila” a Torino; la manifestazione di cittadini, operai, impiegati e dirigenti Fiat che spiazzò il gotha politico e sindacale di allora e cambiò per sempre il paradigma delle relazioni industriali e, soprattutto, le coordinate della politica di casa nostra. Quella marcia simbolicamente consegnò la sinistra ad una lunga stagione di sconfitte, perché i ceti produttivi non la riconobbero più come interlocutore credibile.

La storia sembra ripetersi. La sinistra con il proprio quotidiano elenco di allarmi democratici (di cui la discutibile impresa della Flotilla pare solo l’ultima, provvisoria, pagina), i quali inevitabilmente sfociano nel “blocchiamo tutto” di queste ore, sta, di nuovo, spingendo la “maggioranza silenziosa” (e pagante) tra le braccia dell’avversario politico. È facile prevedere che, come nel 1980, ne riceverà in cambio una lunga stagione di sconfitte elettorali e non solo.


di Massimiliano Annetta