Troppa frociaggine in Flotilla

mercoledì 24 settembre 2025


Sassolini di Lehner

Una simpatica filastrocca per fanciulli recita: “In mezzo al mar c’è un bastimento che senza vento non può marciar, in mezzo al mar vi è un imbroglio, è un grande scoglio per marinar”. Grazie alle variegate asinerie e il ridicolo forza 9 ( vedi i capriccetti di Greta Thunberg) della spedizione Global Sumud Flotilla, possiamo aggiungere che in mezzo al mar per la grande scimunitaggine, come avrebbe detto Jorge Mario Bergoglio sin da piccolo, c’è un bastimento con “troppa frociaggine”. Infatti, Khaled Boujemâa, coordinatore tunisino, si è dimesso, appena ha intravisto che stavano trasportando per  donarlo ai bambini di Gaza non il cuscus ma l’attivista queer Saif Ayadi. Non cibo, dunque, bensì cambio di sesso e altre diavolerie suggerite dal dio pagano Urano.

Anche Mariem Meftah ha comunicato il proprio disagio, dissociandosi (“Questa non è la mia battaglia”). Mariem ha detto alto e forte che la presenza dell’attivista queer significava inviare ai gazawi un messaggio oltraggioso, contrario alle radici religiose e valoriali dell’Islam, mentre la battaglia per la Palestina è una missione religiosa. Spirituale, non anale. Tuttavia, a parte la comica finale della “troppa frociaggine” a bordo, il dato più inquietante è che le lamentele di Boujemâa (“Ci hanno mentito sull’identità di alcune persone in prima linea nella flottiglia”) sono state indirizzate non ai bambini o ai civili affamati di pane e non di sesso di Gaza, bensì a Wael Navar, membro del comitato direttivo contiguo ad Hamas. I registi dell’iniziativa sono i terroristi. A loro, perciò, si debbono rivolgere per qualsivoglia insorgenza gli attivisti veleggianti.

Nessun dubbio: l’operazione Global Sumud Flotilla fa parte della guerra propagandistica lanciata abilmente da Hamas su più fronti politici e mediatici, in terra e in mare. E di umanitario non c’è proprio nulla, trattandosi di aiuto non ai civili palestinesi, ma alla causa di chi si propone di cancellare lo Stato di Israele. L’Esecutivo di Benjamin Netanyahu, ad esempio, ha messo alla prova le vere intenzioni dei flottiglianti, offrendo loro la possibilità di sbarcare le presunte 250 tonnellate di alimenti e generi di prima necessità, con il seguente comunicato del Ministero degli Esteri: “Se il reale intento dei partecipanti alla flottiglia è quello di fornire aiuti umanitari e non servire Hamas, Israele invita le imbarcazioni a attraccare alla marina di Ashkelon e a scaricare lì gli aiuti, da dove saranno trasferiti prontamente in maniera coordinata nella Striscia di Gaza”. Ovviamente, la risposta dei naviganti, che hanno proprio l’obiettivo di “servire Hamas”, è stata negativa.

Tutto chiaro, dunque? Macché! Per far capire come stanno realmente le cose alle masse oceaniche in corteo, a quanti sono caduti in buona o cattiva fede nella trappola propagandistica degli assassini del 7 ottobre, serviranno anni e postume riabilitazioni di quanti oggi vengono demonizzati. Purtroppo, credulità e imbecillità sono eterno patrimonio dell’umanità occidentale, sul quale puntarono tutto e con successo nazifascisti e comunisti e oggi gli agit-prop di Hamas.


di Giancarlo Lehner