mercoledì 17 settembre 2025
Stiano pure tranquilli i sostenitori della necessità di costruire il Ponte sullo Stretto di Messina: il ponte si farà e si farà certamente. Stiano pure tranquilli i sostenitori della necessità di non costruire il Ponte sullo Stretto di Messina: il ponte non si farà e non si farà certamente. Il Ponte – da un certo punto di vista – si farà per non farsi, apparirà per scomparire, come nei giochi di prestigio tipici degli illusionisti. Spiego subito la apparente stranezza di quanto sopra, la quale – appena spiegata – apparirà in tutta la sua inevitabile e forse tragica veridicità. Il ponte si farà perché abbiamo potuto constatare negli ultimi mesi la fermezza e la determinazione della volontà politica della maggioranza di Governo nel realizzare tale imponente opera pubblica. Nessuno dei partiti che compongono la maggioranza nutre dei dubbi in proposito e perciò da questo punto di vista non sono da temere ripensamenti di alcun tipo.
Non solo. Gli ostacoli di carattere tecnico sembrano ormai del tutto alle spalle e pure quelli burocratici danno mostra di esser stati superati, anche se si attende a breve il visto della Corte dei Conti che però non preoccupa il Governo. Del resto, le opposizioni si oppongono stancamente e senza idee precise, limitandosi al minimo sindacale per giustificare la propria esistenza e perciò non danno fastidio al progetto ormai in fase esecutiva. Da questo punto di vista, possiamo perciò affermare che il ponte si farà senza timore di altri intoppi di genere politico o sociale. Tuttavia, va affermato con pari sicurezza che il ponte non si farà perché la durata dell’opera è stimata in sette o otto anni e pare quasi certo che nel corso della stessa accadrà qualcosa che ne bloccherà a tempo indeterminato la realizzazione. In particolare, va rilevata una verità di carattere statistico la quale ci dice che in Italia, negli ultimi tre o quattro decenni, mai e in nessun caso la realizzazione di un’opera pubblica di una certa importanza (e il Ponte sullo Stretto lo è sommamente) è andata esente da una qualche forma, più o meno grave, più o meno prevedibile, più o meno visibile, di cointeressenza di interessi privati con quelli pubblici, con successivo intervento di una qualche Procura.
Lo scenario da prefigurare – frutto non di becero pessimismo, ma di semplice statistica – è allora all’incirca il seguente: forse non in ottobre, ma più probabilmente in novembre o in dicembre si darà inizio ai lavori sulle aree già identificate su entrambe le sponde dello Stretto. Essi procederanno in modo spedito soprattutto nei primi tempi, gli sbancamenti del terreno saranno completati addirittura prima del previsto e ben presto si metterà mano alla posa delle fondamenta dei giganteschi piloni. Poi si darà inizio alla costruzione di questi, ciascuno dei quali dovrebbe raggiungere circa i 100 metri di altezza. Ma ecco, mentre si è intenti a questa impresa – poniamo dopo 12 o 18 mesi dall’inizio dei lavori – ecco che accade l’imprevisto: anzi, il già qui previsto, in quanto si tratta di cosa statisticamente prevedibile senza particolari difficoltà. La Procura di Reggio Calabria o quella di Messina oppure, se sarà il caso, entrambe interverranno spedendo avvisi di garanzia a tecnici, ingegneri, consulenti, direttori dei lavori e componenti dei consigli di amministrazione per un qualche indizio intervenuto a far sospettare corruzioni, traffico di influenze, tangenti, concorso esterno in associazione mafiosa o altre ipotesi di reato a carico di qualcuno dei soggetti sopra indicati.
Risultato certo: blocco totale dei lavori per almeno tre o quattro anni, in attesa si possano chiarire le posizioni di coloro che siano coinvolti in tali evenienze e che naturalmente sono di fatto non sostituibili, trattandosi di opera ad elevatissimo coefficiente di difficoltà tecnica. Altro risultato certo: progressivo ed inevitabile ammaloramento delle opere già realizzate che rimarranno per anni del tutto abbandonate al loro destino, esposte alle intemperie ed alla corrosione del tempo. Ulteriore risultato parimenti certo: lievitazione esorbitante dei costi necessari per rimettere mano all’opera dopo anni di totale abbandono e correlata impossibilità di reperire in tempi ragionevoli i fondi necessari. Esito finale, evidente senza bisogno di doti profetiche: il ponte non si farà. Rimarranno visibili soltanto le mostruose colate cementizie a propiziare ciò che mai vide la luce.
Come volevasi dimostrare.
di Vincenzo Vitale