giovedì 11 settembre 2025
È inutile girarci intorno: i nomi (ma anche e soprattutto i cognomi) portano con sé la maledizione delle persone che nel bene e nel male cercano di indossarli disinvoltamente. Facendo finta di niente. Di chiamarsi ad esempio Carlo Merda. Ma anche Sébastien Lecornu. Che può consolarsi che in francese il lemma significante e il relativo significato si scrivano e si leggano in altra maniera. Ma quando poi devi venire in visita di Stato in Italia, che ha una lingua gemella che i francesi capiscono peraltro benissimo? “Madame Meloni, voilà le premier ministre français, monsieur Lecornu”.
Io mi immagino che persino la preparatissima e compassata Giorgia Meloni debba fare a quel punto un gesto per parare un soprassalto, un sussulto, un conato di risata sguaiata. Faticando a contenerla. Sembrerebbe “monsieur Lecornu” infatti una battuta da film con Thomas Millian. Tipo “Delitto sulla Senna”. Con er Monnezza mandato in trasferta all’estero come commissario “Giraldì”. Magari ad indagare su un omicidio che poi si scoprirà legato all’antisemitismo delle banlieue islamiste. E con tutte le battuta del caso dei film di Sergio Corbucci. Qualcuno potrebbe anche pensare a film più colti come Life of Brian dei Monty Python, e più precisamente a quello sketch in cui viene presentato al senato di Roma “l’amico del cuore” dell’imperatore: Marco Pisellonio. E a tutti gli astanti che quando il nome viene declamato si tengono “la panza” per non offendere l’imperatore stesso. Ma la sostanza non cambierebbe: sempre sarebbero risa incontenibili. Anche in ambienti istituzionali di altissimo livello. D’altronde vale sempre l’assioma: “non è colpa mia se sghignazzo, sei tu che ti chiami così”.
Hanno detto di Lecornu che per Emmanuel Macron è in ogni caso una scelta da ultima spiaggia. Ma per essere passati all’Eliseo sopra il temibile nomen omen deve essere segno di qualcosa di peggio. Tipo “après lui le déluge”.
di Dimitri Buffa