Anche il Festival di Venezia partecipa alla sceneggiata per Gaza

martedì 26 agosto 2025


Con gli occhi del mondo puntati sulla Mostra del Cinema, sabato 30 agosto realtà politiche e associative del Veneto e non solo promuovono una grande mobilitazione per chiedere lo stop al genocidio in Palestina perpetrato da Israele e denunciare la complicità dei governi occidentali. Il ritrovo è fissato alle ore 17 a Santa Maria Elisabetta (Lido di Venezia): da qui partirà il corteo diretto verso la Mostra del Cinema. Una scelta simbolica e politica per rompere il silenzio e puntare i riflettori della Mostra del Cinema sulla Palestina. Sono centinaia le realtà, i gruppi, le associazioni aderenti alla manifestazione e centinaia le firme di associazioni e personalità del mondo del cinema, che anche da dentro la Mostra si stanno mobilitando. A Gaza sono in corso bombardamenti su ospedali, scuole, campi profughi; la popolazione civile viene privata di cibo e acqua; giornalisti e medici vengono uccisi; le navi umanitarie come la Freedom Flotilla vengono sequestrate. Allo stesso tempo, in Cisgiordania, lapartheid e le violenze dei coloni armati continuano senza sosta. Loccupazione permanente di Gaza da parte del governo israeliano segna unescalation che ha superato ogni limite di umanità e di diritto internazionale. LItalia e lEuropa, con le forniture di armi, gli accordi economici e la copertura diplomatica, sono complici di questa barbarie. È il momento di fermare il massacro: stop al genocidio, stop alla vendita di armi, stop alla complicità occidentale.

C’era da aspettarselo l’occasione del Festival di Venezia era troppo ghiotta per non promuovere una bella sfilata contro il “genocidio a Gaza”. Magari all’insegna del “mi si nota di più se sfilo o se resto a casa”, ma eccola la. Certo non risolverà la crisi del cinema né quella dei magheggi all’ombra del fondo unico per lo spettacolo ma tant’è. E non provi il ministro Alessandro Giuli neppure ad alzare un sopracciglio che se li ritroverà tutti contro. Mica si sfila contro Hamas e il terrorismo islamico a Venezia. Né in solidarietà degli ostaggi tuttora in mano ai mafio-islamisti di Hamas e tantomeno delle 1.400 vittime del 7 ottobre 2023. Non sia mai. Ma contro Israele sì. E che diamine. Questa sceneggiata viene persino promossa e reclamizzata tramite alcuni uffici stampa che di solito si occupano di promuovere i film. Come a dire: il conformismo anti israeliano supera il ridicolo. Le sigle che si possono scorrere nel documento qui allegato sono le solite dall’Anpi locale a Non una di meno, da Articolo 21 a Donne in nero, da Unione inquilini Venezia e città metropolitana alla Polisportiva San Precario per finire a Pax Christi Venezia.

Il tutto passando per i vari Cobas, centri sociali dai nomi improbabili e per le sigle sempre improbabili dei soliti pacifisti a senso unico e senza dimenticare il Comitato No Grandi Navi, I boschi che resistono, il Laguna Pride (i soliti gay che si illudono che Gaza sia il luogo adatto alle loro colorite manifestazioni identitarie). Sigle che farebbero sbellicare dalle risa se non ci fosse invece da piangere. Se non altro per i cervelli all’ammasso che quando scorgono una bandiera israeliana la associano subito a una americano e quindi vedono doppiamente rosso e caricano alla cieca senza capire più nulla. Ammesso che abbiano mai capito qualcosa. Stupiscono un po’ di più – ma mica tanto – le personalità contenute nell’elenco dei vip del cinema che avrebbero firmato l’appello: Anna Foglietta (attrice, regista), Valeria Golino (attrice, regista), Barbara Ronchi (attrice), Jasmine Trinca (attrice), Alba Rohrwacher (attrice), Caterina Guzzanti (attrice), Toni Servillo (attore), Carlo Verdone (attore, regista), Marco Bellocchio (regista), Leonardo Di Costanzo (regista), Valia Santella (sceneggiatrice e regista), Francesca Archibugi (regista), Carolina Cavalli (regista). Il gotha del cinema impegnato in Italia anche se recentemente gli impegni si sono diradati.

Purtroppo molti, se non tutti, questi attori con il passare del tempo sono rimasti prigionieri del proprio personaggio. Su cui come attori (ma anche come registi e sceneggiatori e quant’altro) non hanno evidentemente lavorato abbastanza. Kostantin Stanislavskij si starà rivoltando nella tomba.


di Dimitri Buffa