lunedì 4 agosto 2025
Sassolini di Leher
Secondo la Corte di giustizia anti-europea gli Stati membri dell’Unione europea hanno il diritto di “designare Paesi d’origine sicuri mediante atto legislativo”, a condizione che tali leggi siano oggetto di un immediato controllo giurisdizionale. Insomma, un singolo vincitore di concorso statale può sostituirsi all’Esecutivo e al Parlamento, decidendo da solo, magari dopo aver trascorso le vacanze a Sharm el-Sheikh, che l’Egitto non è affatto sicuro. Chissenefrega, insomma, del fatto che i governi abbiano migliori, analitiche e più attendibili informazioni sugli orizzonti esteri di quanto possa averne un singolo impiegato, sia pure privilegiato e ben pagato da Pantalone. Mi vengono alla mente le eurovaligie zeppe di cartamoneta, tuttavia trattandosi di cattivissimo pensiero, mi limito a immaginare che George Soros e associati, intenti a cambiare la geografia del mondo, c’entrino qualcosa con la Corte di giustizia anti-europea.
In effetti, lo scenario descrive un divenire perfettamente sorosiano: l’Africa si asianizza, invasa, pervasa e sfruttata da Cina e Russia, mentre il Vecchio continente, tra guerra, crisi, dazi e flusso migratorio incessante, perde potere e vigore. E, intanto, si africanizza e islamizza. Il cittadino europeo, la sua mentalità, la cultura, le usanze, i nostri modelli esistenziali sono sempre meno difesi, giammai protetti, salvo la minoranza Lgbtqia+; nel frattempo, stando ai filosofemi togati, nazionali e Ue, l’emigrato e le sue leggi sacre e le sharie debbono essere massimamente garantiti. Gli stessi alfieri dei diritti degli omosessuali non mostrano – altre valigie zeppe di soldi? – preoccupazione alcuna per l’inevitabile mutazione culturale, indotta dall’islamizzazione, che vedrà proprio il popolo arcobaleno prima vittima, quantomeno da lapidare (il Corano equipara il vizietto contro natura all’adulterio). In aggiunta agli euro o neurogiudici, alla megalomania sorosiana, al tonto-buonismo suicidario, ecco spuntare gli avanzi virulenti del bergoglismo reale.
Monsignor Gian Carlo Perego, da buon cristiano, si occupa a tempo pieno di migranti. Nulla da dire, se non interpretasse la propria Fondazione Migrantes come un partito politico di sinistra, immarcescibilmente impegnato nella propaganda antigovernativa. Il mio omonimo, infatti, manifestandosi profeta totus terrestris, dimentica l’anima, il cielo, l’al di là, viaggiando terra terra, materialisticamente, sino al punto da ripetere parola per parola le intemerate tardocomuniste di Elly Schlein e le piazzate di Roberto D’Agostino. Ecco il comiziesco monsignore: “Uno spreco di risorse impressionante, si aggira attorno al miliardo il costo dei Centri in Albania, che alla fine saranno un regalo al governo albanese... il balletto di decreti e di leggi per utilizzare come hub, come centri di accoglienza e come Cpr, le strutture costose realizzate in Albania termina con questa dichiarazione della Corte europea che ormai non lascia margini ad altre subdole manovre per allontanare il dramma di migranti in fuga dai nostri occhi e dalla nostra responsabilità costituzionale”.
Considerando che abbiamo solo due guance, dopo lo schiaffo della Cgue e il manrovescio di Perego, ne servirebbe una terza per accogliere il cazzotto sferrato dall’Avvenire, il quotidiano della Cei, che plaude ai “provvidenziali” scaricatori di Genova, i camalli che hanno impedito lo sbarco di tre container con materiale bellico diretto in Israele. Gli ebrei sono rispettati solo da vittime inermi, ma da vivi e pugnaci non osino neppure pensare di difendersi dai terroristi. Il foglio dei vescovi del tutto laicizzato, sinistrorso, antisionista totale non sa quanto siano vergognosi, insensati, incivili simili boicottaggi, di fatto a sostegno di Hamas e di chiunque voglia cancellare una nazione. Questi camalli, celebrando a pugno chiuso le belve, vilipendono, applauditi dai pretazzi, i 1.200 cadaveri del 7 ottobre 2023. Il pugno chiuso ed ottuso si ripete. Successe, ad esempio, nel 1920 che il materiale bellico acquistato in Italia dalla rinata Polonia, accerchiata dall’armata rossa, fosse bloccato da ferrovieri rossi e dai massimalisti del Psi, i quali, storditi dall’ideologia – dicevano di voler fare come in Russia, inconsapevoli di star spianando la strada a Benito Mussolini – intendevano così favorire la bolscevizzazione dell’Europa.
Quando il Times annunciava i sovietici a Varsavia – e di lì verso Berlino – quando anche il governo italiano dava per spacciata la Polonia, ci pensò la Madonna Nera di Czestochowa a compiere il miracolo della Vistola, 16 agosto 1920, cioè la sorprendente vittoria dell’esercito di Józef Klemens Piłsudski e la conseguente fuga precipitosa dei sovietici. I giornalisti dell’Avvenire e i Perego della Cei ricordino almeno le seguenti parole – un inno alla libertà – di Giovanni Paolo II: “Sono nato nel 1920, nel mese di maggio, quando i bolscevichi accerchiavano Varsavia. Per questo, fin dalla nascita, mi sento particolarmente debitore verso coloro che lottarono per la libertà ottenendo una vittoria insperata. Posso dire che la mia vita ha avuto inizio nel segno del miracolo della Vistola”.
di Giancarlo Lehner