Maturità, t’avessi preso prima

sabato 12 luglio 2025


Cresce il numero degli studenti che boicottano l’orale della maturità. Chi afferma che si tratti di un male si sbaglia almeno quanto coloro che giubilano per lo strappo. Noi che l’esame di maturità non ricordiamo ormai nemmeno quando lo abbiamo fatto, dovremmo sospendere il giudizio per una serie di motivi che dovrebbero arrecarci almeno un po’ di imbarazzo. Anzitutto perché, se l’esame di maturità fosse una cosa giusta, molti di noi dovrebbero spiegare il perché esso costituisca un incubo ricorrente nelle nostre notti meno tranquille. Intere generazioni si svegliano ancora nel cuore della notte pensando di dover sostenere nuovamente l’orribile prova con il terrore di non ricordare più nulla. Se andasse “tutto bene madama la marchesa”, a cosa dovremmo attribuire questi frequenti a diffusissimi incubi? Forse alla peperonata?

In secondo luogo, la nostra generazione non ha i numeri per salire in cattedra: abbiamo simulato nelle assemblee di istituto e nei movimenti giovanili di impegnarci per un mondo migliore, per una scuola più umana e moderna e invece abbiamo fatto la figura delle tigri di cartone, dei coraggiosi barricaderi senza macchia e senza peccato buoni solo ad occupare per strappare una palpatina a quella della 3A che aveva una particolare attrazione per il contestatore con lo striscione e la sigaretta in bocca. Probabilmente anche quelli che hanno iniziato a suonare uno strumento al liceo lo facevano per lo stesso motivo e non per amore del rock. Siamo una generazione che ha consegnato un mondo non certo migliore di quello che abbiamo ereditato. Finita la sceneggiata e strappato il bacio a quella carina, ci siamo sempre piegati alle regole oltre che al volere del temibile preside che ci fulminava con lo sguardo. Fosse solo per questo dovremmo stare in silenzio guardando con simpatia ragazzini che hanno avuto sicuramente più fegato di noi.

Vista dal punto di vista delle istituzioni scolastiche, il panorama non è certo migliore. Chiunque abbia frequentato la scuola, sa benissimo che essa è sovente (ma non sempre) il rifugio di frustrati che avrebbero voluto fare i critici cinematografici o i fisici nucleari finendo poi sottopagati in un liceo ad insegnare la trigonometria a quattro ragazzini. Altri sono entrati nel corpo insegnanti solo perché non trovavano altro, ma è pur vero che ci sono moltissimi che lo fanno per missione e con passione. Fatto sta che mediamente la scuola italiana non è all’altezza, non è moderna e non prepara alla vita. Questo perché siamo passati dalla severità sciocca e sadica degli anni Sessanta al lassismo del Sessantotto producendo un pappone immondo che non fortifica, non prepara e non regge il confronto con il resto d’Europa. C’è quindi un fondo di verità nella protesta di questi ragazzi che si scagliano contro questo nozionismo cieco. O è capitato solo a noi di avere il professore di italiano che ci chiedeva a memoria chi fossero gli esponenti minori della Scuola toscana? O è capitato solo a noi di dover sostenere un compito a sorpresa di letteratura latina a maggio dell’ultimo anno di liceo scientifico? O è capitato solo a noi di avere il professore di matematica che spiegava le cose in maniera talmente incasinata per il solo gusto di “stupire le masse”?

Questi ragazzi hanno una parte di ragione e noi abbiamo il dovere di fare silenzio perché, insieme ai nostri padri, non abbiamo prodotto un fico secco per migliorare il mondo. Ma attenzione a cadere nell’eccesso opposto: nella vita, nel lavoro e nelle prove che vi aspetteranno da grandi, cari ragazzi, nessuno vi chiederà se siete d’accordo con le regole del gioco. Nessuno si interesserà alla vostra umanità o vorrà indagare in profondità il vostro animo. La vita non è così, che vi piaccia o meno, le regole del gioco dovrete accettarle provando gradualmente a cambiarle non appena ne avrete la possibilità. Credete forse che il vostro capo, il vostro cliente, il vostro vicino di casa, il vostro collega sia meno sadico del vostro professore? Credete forse che chi si gioca la promozione con voi vi chiederà mai come state o cosa provate? Credete che rifiutandovi di accettare le regole il vostro datore di lavoro vi batterà le mani apprezzando il vostro senso critico? No, sarete purgati senza pietà per molto meno e allora è il caso che ne prendiate atto proprio ora che è l’ultimo momento in cui siete adolescenti. Da quell’altra parte la vita non è semplice, e non c’è un ministro che vi grazia oggi per annunciare punizioni per la prossima volta. Tanto più che avete potuto fare i contestatori perché il tanto vituperato sistema dei voti vi aveva assicurato la matematica promozione al netto della scena muta. Ma è giusto così, voi siete giovani e sta a voi essere incoscienti e coraggiosi. Noi lo eravamo molto meno e abbiamo fatto un vero casino. Noi vecchie carampane dobbiamo solo chiedervi scusa. Ma voi svegliatevi e non credetevi onnipotenti. Non lo siete affatto.


di Vito Massimano