L’interesse nazionale per la Schlein

martedì 1 luglio 2025


Intervistata da Gabriella Cerami di Repubblica, Elly Schlein ci spiega quale sia il nostro principale interesse nazionale: la difesa del cosiddetto Pride in tutti i luoghi e in tutte le sue sfumature possibili, così come ha fatto il suo schieramento politico in quel di Budapest. Attaccando direttamente Giorgia Meloni che, per l’appunto sarebbe rea di sacrificare detto interesse per mantenere buoni rapporti con Viktor Orbán, primo ministro ungherese, si è così espressa: “La premier ha perso un’altra occasione per difendere la democrazia e la libertà. Ma non sono sorpresa. Infatti, l’Italia, nel rapporto di Ilga-Europe, è al trentacinquesimo posto su 42 nella difesa dei diritti della persona Lgbtqia+. Doveva dire no a Orbán che vieta i Pride e nega solidarietà sull’accoglienza all’Italia. La premier per i suoi amici sacrifica l’interesse nazionale”. Ora premesso, come ho già avuto modo di scrivere, che personalmente sono contrario a ogni forma di divieto per qualsiasi manifestazione non violenta, comprese queste carnevalate di un orgoglio che considero strampalato, ancora una volta ci troviamo di fronte alla leader del principale partito d’opposizione che usa come una mitraglia lo strumento della demagogia a buon mercato.

E lo fa, come sempre, con un eccesso di enfasi che poco si confà al tono e al linguaggio di chi ambisce a guidare al massimo livello politico il Paese. In questo senso, nel sostenere che la nostra premier abbia sacrificato gli interessi italiani per la questione del Pride di Budapest, oltre a essere una sciocchezza sesquipedale, rappresenta un argomento destinato al suo elettorato potenziale, e non certamente a scuotere la coscienza dell’intera opinione pubblica, così come spesso la segretaria del Pd sembra voler fare.  In tal senso, anche in questo frangente, nel quale la Schlein sale sulle barricate sventolando la bandiera delle coppie arcobaleno, ci si chiede come faccia il suo partito a restare unito, malgrado i continui mugugni della componente riformista, che ha veramente ben poco da spartire con lo sterile radicalismo di quest’ultima. Un sinistro radicalismo che, sbaglierò, non credo che in un momento così complesso per l’Occidente possa portare molto lontano. Altro che interesse nazionale d’Egitto.


di Claudio Romiti