Un matrimonio di troppo per i Robin Hood italiani

sabato 28 giugno 2025


Grandi proteste della sinistra (antagonista e non) contro Jeff Bezos e Lauren Sánchez, colpevoli di essere ricchi e di aver organizzato un mega matrimonio a Venezia spendendo un autentico patrimonio. Proprio mentre ci accingiamo a trattare l’argomento, ci assale il dubbio che certe buffonate non debbano entrare a comporre le pagine di un giornale che intenda dare delle notizie. Ma la notizia invece c’è ed è vecchia quasi quanto Il Capitale di Karl Marx: la sinistra non ha delle proposte ben precise per approcciare il flagello della povertà e si attacca al portafogli dei ricchi, all’inquinamento del pianeta ad opera dei jet dei miliardari (mica delle fabbriche cinesi) e ad un presunto concetto di giustizia sociale secondo il quale ognuno dovrebbe essere libero di fare ciò che vuole sentendosi in diritto di avere le stesse possibilità di un benestante che crea ricchezza.

Cosa ancor più desolante è che la gauche non abbia mai contemplato nel proprio bagaglio ideale nemmeno in teoria l’ipotesi di provare a creare nuova ricchezza per ridurre l’indigenza. L’unica possibilità resta sempre quella di odiare i capitalisti e di utilizzare “la logica Robin Hood” e cioè depredare i ricchi per dare ai poveri. Ciò con la risultante che, se passasse una simile amenità, l’intraprendente non sarebbe più incentivato a produrre ricchezza trascinando il mondo verso il basso. Una logica brutale perché dannatamente puerile. Talmente puerile nella propria faciloneria da fare breccia in coloro che, in perfetta buona fede, sono degli idealisti, degli altruisti. “Se non sei di sinistra a 20 anni non hai cuore”, lo disse Winston Churchill non immaginando che in molti lo avrebbero preso alla lettera andando ben oltre la maggiore età. Solo il caso di aggiungere che la sinistra è animata sempre dalla solita indignazione selettiva sulla scorta della quale i miliardari sono cattivi se si chiamano Bezos e buoni se si chiamano Soros. Ma questo è un altro discorso.

Ufficialmente, a comporre il mosaico dei contestatori di Bezos ci sono quelli di Extinction Rebellion, che notoriamente non sono proprio delle camicie nere, accompagnati dall’Anpi e dai centri sociali guidati da Tommaso Cacciari. Il nipote del più famoso filosofo ci ha deliziato con una perla da fine politologo affermando che “di gente come noi Bezos ha paura! Tutti ‘sti ricconi, alla fine, coi loro jet, i loro marines, davanti alle proteste dal basso si fermano!”. Tommaso Cacciari è uno nato bene, vive nel centro storico e teoricamente farebbe l’allestitore di stand per stare vicino al pueblo. In realtà ha il tempo per fare l’animatore del laboratorio occupatoMorion” che si batte contro “la gentrificazione e la svendita della città ai grandi capitali”.

Cacciari Jr. non è nato povero: suo nonno era direttore dei cantieri navali veneziani, suo padre deputato di Rifondazione comunista e vicesindaco di Venezia. Ragion per cui può permettersi di lottare contro la gentrificazione e di sputare sul turismo che invece, in città come Venezia, procura da mangiare a molte famiglie le quali magari non sono contro la gentrificazione. Ma, se il nostro Tommaso Cacciari gioca a fare il fenomeno per recitare la sua parte, pensavamo che il Partito democratico questa volta riuscisse a starne fuori e a non scivolare sull’ennesima buccia di banana. Evidentemente ci sbagliavamo visto che, dopo qualche intemperanza dei manifestanti con annessa sceneggiata contro la polizia (accusata di aver fatto violenza mentre ha solo identificato qualche testa calda) la deputata Dem Rachele Scarpa non riesce a trattenersi : “In piazza San Marco è andata in scena una delle immagini più grottesche e inquietanti dell’Italia di oggi” e cioè quella “della polizia che sgombera di peso una manifestazione pacificamente organizzata da attiviste e attivisti per denunciare lo sfarzo paradossale del matrimonio di Bezos in una città simbolo della crisi climatica”. Scorrano i titoli di coda. Applausi a Rachele Scarpa.

(*) La foto è tratta dal profilo Instagram di Lauren Sánchez


di Vito Massimano