martedì 20 maggio 2025
Meno male che ci sono i volenterosi a garantire che vi sia la pace nel mondo, altrimenti come si farebbe? Siamo seri, ma davvero i “quattro amici al bar” messi insieme da Emmanuel Macron – gli altri sono: il premier inglese Keir Starmer, il neo cancelliere tedesco Friedrich Merz e quello polacco Donald Tusk – pensano di avere voce in capitolo nella soluzione del conflitto russo-ucraino? Piuttosto, l’attivismo macroniano, speso a favore di telecamere, appare una patetica esibizione di esistenza in vita delle blasonate “potenze” europee – ridotte con le pezze sul di dietro – da offrire in pasto autoconsolatorio alle rispettive opinioni pubbliche. La centralità dell’Europa nel suo complesso ha avuto ragione d’essere fino all’esistenza dell’Unione sovietica. La caduta del muro di Berlino, la globalizzazione economica, l’ingresso della Cina nell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), il prorompere sulla scena internazionale di Paesi di dimensioni sub-continentali, un tempo classificati come Nazioni arretrate mentre oggi sono potenze industriali di prima grandezza, hanno spostato il baricentro della geopolitica verso altri quadranti, lontani da quello europeo.
Indo-pacifico, Medio Oriente, Africa, è lì che si gioca la partita dell’egemonia su scala mondiale nel terzo millennio. L’Europa, con le sue ataviche divisioni, i suoi particolarismi, le sue gelosie, le sue manie di grandezza, le sue frammentazioni campanilistiche è un vecchio cane sdentato che abbaia ma non morde. I grandi player globali lo sanno. E, per questo, non si preoccupano oltre quanto prescritto dal manuale della buona creanza di cosa pensino o facciano i “potenti” leader europei. Si dirà: ma sono volenterosi, cioè hanno voglia di brandire la spada del diritto internazionale, di prendersi cura della causa ucraina, di difendere Kiev dall’aggressione dell’orso russo, e anche da sé stessa quando si mostra incline ad accettare un accordo di pace con il nemico, quali che siano le condizioni imposte, pur di far cessare una guerra che sta costando un’enormità in termini di vite umane ucraine. La parola volenterosi evoca ricordi lontani, adolescenziali.
La si sentiva risuonare dalle labbra impacciate degli insegnanti quando, a colloquio con i genitori, dovevano indorare la pillola nel comunicare loro che il pargolo diletto a scuola era un “ciuccio” irredimibile. Il ragazzo è volenteroso ma non ce la fa a raggiungere la sufficienza, è così che dicevano docenti pietosi a mamme e papà affranti. Ora come allora: Macron e compagni? Volenterosi ma insufficienti. Perché lasciarsi fuorviare dall’ingannevole bisogno di unirsi a loro in una sbiadita foto di gruppo? Giorgia Meloni non lo ha fatto e per questo si è beccata le contumelie dell’opposizione che l’accusano di irrilevanza per non aver partecipato all’apericena a tema Ucraina organizzato dall’inquilino dell’Eliseo. La nostra presidente del Consiglio è scaltra, tanto scaltra. Sa bene che la partita con Mosca è terreno di caccia esclusivo di Donald Trump e che gli altri possono tentare di ritagliarsi un ruolo da comparse ma non da primi attori. E allora, si sarà chiesta l’inquilina di Palazzo Chigi, perché farsi vedere in giro con degli sfigati, pesi piuma della geopolitica, quando sarebbe più proficuo mostrarsi al pubblico nell’atto di imbastire qualcosa di realmente concreto e utile agli interessi nazionali ed europei, come ad esempio propiziare il primo incontro ufficiale tra il vice presidente Usa, J.D. Vance, e la presidente della Ue, Ursula von der Leyen, per discutere di dazi da abolire e di guerre commerciali tra Usa e Ue da evitare?
Al netto delle invettive di un’opposizione sinistra e di sinistra colta sull’orlo di una crisi di nervi, in un momento politico che segna una rivoluzione copernicana nelle relazioni transatlantiche, ciò che conta non è imbucarsi in qualsiasi photo opportunity per raccontare ai gonzi e ai distratti un improbabile c’ero-anch’io, ma trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Macron, con assoluto sprezzo del ridicolo, si ostina a strologare di fantasmagorici piani di pace made in Europa per mettere alle corde Vladimir Putin. Il nanismo politico di cui è affetto il presidente dei francesi è reso più evidente dall’ego ipertrofico che caratterizza la sua postura internazionale. Davvero crede che a Washington o a Mosca qualcuno possa prenderlo sul serio? Non raccontiamoci balle per giustificare l’ingiustificabile.
Poniamo alcune semplici domande che non ammettono sofismi o prese in giro: se domani Donald Trump annunciasse di aver trovato un’intesa con l’interlocutore russo e la facesse digerire al povero Volodymyr Zelens’kyj, un “no” dei volenterosi conterebbe qualcosa? Alla fine della fiera, si farebbe come vuole Trump o no? A meno che il piccolo Napoleone non pensi di trascinare gli amici europei in una guerra casalinga con Mosca, senza il sostegno statunitense. Che Macron coltivi il sogno di rivedere i suoi zuavi fare faville sotto le mura di Sebastopoli, come nel ’55? Il 1855. Ritorniamo sul pianeta Terra e prendiamo atto della realtà: Donald Trump ha le risorse e gli argomenti per costringere Putin a interrompere le operazioni militari in Ucraina, che non vuol dire far scoppiare la pace all’improvviso tra due popoli in guerra che non si amano, e forse non si sono mai amati anche quando erano costretti a convivere sotto lo stesso tetto imperiale.
Ora, se è questo l’epilogo già scritto di una vicenda che resta tragica sotto tutti i profili, almeno i “potenti” volenterosi risparmino a sé stessi la figuraccia di essere trattati da bambini mandati a giocare in autostrada mentre i grandi parlano di cose serie. Giorgia Meloni fuori dal gruppetto dei volenterosi? Una buona notizia, per la sua faccia e per la nostra dignità. Perché, nonostante il sincero disprezzo che nutriamo per una mezzacartuccia di statista qual è Emmanuel Macron, non ci va giù, da italiani e da europei, che Donald Trump faccia di tutta l’erba un fascio e ci tratti da pezze da piedi. Abbiamo, come Vecchio continente, una storia, una tradizione, una cultura che non consente a nessuno, americano o cinese che sia, di mancarci di rispetto. Epperò vero che per non farsi trattare a pesci in faccia è necessario non mettersi nelle condizioni di essere sbertucciati in malo modo. L’insulso Macron, con i suoi tiepidi amici, ci ha messo, come europei, in una brutta posizione; Giorgia Meloni, al contrario, sta tentando di rimettere sui giusti binari la relazione transatlantica con un Trump che, caratterialmente, resta un brutto cliente per chiunque. Chi dei due, l’italiana o il francese, in questo momento storico sta tenendo alto il buon nome d’Europa? Fatevi la domanda e datevi la risposta.
di Cristofaro Sola