mercoledì 23 aprile 2025
Sassolini di Lehner
Cara e stimata Giorgia,
mi permetto di indirizzarLe una preghiera, avendo nel mio modesto curriculum di docente, di giornalista, di scrittore, di storico e di deputato, forse per primo, epifanizzato la sua spiccata vocazione non al politicismo, bensì all’arte della politica, cioè alla sintesi di tutti le arti, come proclamò il grande Niccolò Machiavelli. Ventisette anni fa, Lei intervenne alla presentazione di un mio saggio, unica, fra l’altro, ad averlo letto e studiato, nonché la sola a manifestare notevole capacità ermeneutica, condita da sapidi guizzi di acume. Lei aveva appena 21 anni, eppure mi apparve, fra tanti presenti, politici famosi e navigati, quella più preparata, dotata e affidabile. Comunicai il mio pensiero a Gianfranco Fini, dicendogli: se non la segate prima, questa minuscola biondina diventerà un’altissima statista. Forte di codesta intuizione, mi permetto di chiederLe di fregarsene altamente della Corte penale internazionale, un covo togato infettato dagli ayatollah e da Hamas, permettendo a Vladimir Putin di partecipare alle esequie del filorusso Jorge Mario Bergoglio.
Lo zar è uno dei pochi, fra tanti ipocriti che fingono in nome dell’opportunismo di rimpiangerlo, che veramente si duole per la scomparsa di un leale, immarcescibile amico del Cremlino. Stimata Giorgia, non pensi che la sedimentata amicizia con Silvio Berlusconi e il conseguente rispetto per il sodalizio e gli amorosi sensi tra Silvio e Vladimir, da me, insieme a Marina Sinitsyna, consacrati con la prima biografia in lingua russa del Cavaliere (Effetto Berlusconi, Olma press, Mosca 2002) mi abbiano spinto ad invocarLe la grazia di ospitare a Roma lo zar, senza farlo arrestare. Il fatto è che Putin è, forse, l’unico ad avere il diritto di rendere omaggio a Bergoglio. Lei stessa, costretta da ragioni di convenienza e magari per sincera convinzione, legittimò e approvò la guerra statunitense e della Nato per procura, stigmatizzando gli invasori ed i cattivissimi russi. Ebbene, l’allora pimpante pontefice, invece, se la prese con la Nato, che, secondo il presunto vicario di Cristo, per anni abbaiò di brutto sulla Federazione russa. Ebbene, stando a Jorge Mario, la colpa fu in gran parte della Nato pitbull rabbioso, non dell’inerme e pacifico Putin. Insomma, egregia Giorgia, non la turbano le stridule e tonitruanti asimmetrie? Il pur stimabile Javier Milei sarà presente ai funerali, avendo dato a Jorge Mario “dell’asino”, demonizzandolo, per giunta, come “rappresentante del maligno nella casa di Dio”. Lo definì con encomiabile schiettezza “imbecille”, “indegno” e “gesuita affine ai comunisti assassini”.
Di contro, rimane fuori Vladimir, che amò di tutto cuore il pontefice antiamericano e antioccidentale, addirittura assai più di quanto adori Alessandro Orsini. E che dire della commossa partecipazione di Emmanuel Macron? Renderà, dunque, onore al filoislamico Bergoglio, che giustificò la strage di francesi – 12 morti e 11 feriti – per vendicare nel sangue una vignetta a lapis di Charlie Hebdo? Sul viale dell’infingardaggine trotterà pure il presenzialista totale, quasi peggio di Gianni Letta, Volodymyr Zelens’skyj, per ossequiare il propagandista aggiunto a Dmitrij Peskov e Marija Zacharova. Ci sarà anche Donald Trump, che disistimava l’argentino messo lì da Barack Obama, Hillary Clinton, nonché dalla mafia di San Gallo, quasi quanto il rimbambito Joe Biden. Suvvia, per rendere credibili ed oneste le onorificenze a Bergoglio, Vladimir Putin deve esserci e stare in prima fila, perché il gesuita fu il suo papa, quasi più del patriarca ortodosso Kirill. Non a caso Kirill ha vergato il messaggio più lungo, articolato e dolente per la morte di Jorge Mario. Stimata Giorgia, prepara il salvacondotto, magari anche per Benjamin Netanyahu, ma soprattutto per Vladimir Vladimirovič. Altrimenti, le esequie degraderanno a sagra paesana del piagnisteo falso, bugiardo, ipocrita.
di Giancarlo Lehner