Capricci mortali

mercoledì 16 aprile 2025


Negoziazione si, negoziazione no. La faremo indiretta, la faremo senza contatti diretti. La faremo a Roma, no, non la faremo a Roma. Se questi non sono i capricci di un regime in trappola sull’orlo del baratro, cos’altro è? Al povero Ali Khamenei mancano terribilmente gli Obama e i Biden, acquirenti dei suoi capricci.

L’8 febbraio, riferendosi all’amministrazione di Donald Trump, Khamenei dichiarava: “Negoziare con un governo del genere è irragionevole, non intelligente e non onorevole e non si deve negoziare con esso”. Il 12 aprile però Ali Khamenei, detentore di tutto il potere in Iran, ha dovuto fare retromarcia; una delegazione iraniana, capeggiata dal suo ministro degli Esteri, “irragionevolmente, stupidamente e disonorata” si è presentata a negoziare con gli “assassini” di Qhassem Soleimani. Peggio ancora; mentre al regime di Teheran piace fare tutto sotto banco, a Donald Trump, soprattutto in questa tornata, piace portare tutto alla ribalta della stampa, anzi sotto i luccicanti fari. Gli iraniani dicevano che i negoziati di Oman erano indiretti, “ci siamo salutati solo all’uscita” affermava il ministro del regime. La controparte americana però ha riferito alla stampa che negoziati diretti erano durati 45 minuti! Allora diciamo che i negoziati erano stati “indirettamente diretti”! Non basta tutta questa farsa per poter comprendere lo stato comatoso della teocrazia al potere in Iran?

Si è parlato di negoziati che sarebbero proseguiti il 19 aprile, a Roma, salvo poi fare retromarcia e dire che non sarà più Roma la sede del secondo round di colloqui tra Stati Uniti e Iran, ma ancora la capitale dell’Oman, a Mascate. La notizia che Roma sarebbe stata la sede dei colloqui sul nucleare iraniano era stata confermata anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani in visita in Giappone. Al regime dei mullà forse conveniva la confusione sistematica di Joe Biden rispetto al caos ordinato di Trump. In ogni caso la realtà di un regime anacronistico non muta, i problemi restano. Trump afferma che il regime iraniano vuole arrivare a un accordo, ma non sa come. Come dargli torto? Probabilmente Trump intuisce che con questi uomini usciti dalle caverne non si potrà mai raggiungere un accordo e, vocaboli come “costruttivo” o “utile” sono solo parole di circostanza e vanno nel vento. Barack Obama aveva promesso al regime dei mullà di non volere un cambio di regime, ma solo un cambio di comportamento. Javad Zarif, allora ministro degli Esteri, aveva portato questo messaggio al suo capo Khamenei, che rispose: “Appunto, il cambio del nostro comportamento è la nostra fine”.

Uno sguardo ai cambiamenti politici degli ultimi anni ci fa comprendere che stiamo entrando in una nuova fase. L’arrivo e, soprattutto, il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca rivela questo cambiamento. C’è qualcuno, non pochi in verità, che accecato da ideologie pietrificate o da interessi solidificati pensa che Trump sia una figura di passaggio. Come non vedere l’incredibile avanzamento delle forze politiche di destra e di estrema destra, anche in Europa. Naturalmente, non si tratta di essere d’accordo o meno con Trump e con la sua politica, ma comprenderne le intenzioni, anche per contrastarlo. In questa nuova fase politica, non ci sarà più spazio per le scorribande della Repubblica islamica, lo Stato islamico, in Iran. Il mondo, soprattutto l’Europa, può ancora mantenere questa sciagurata politica di arrendevolezza e di basso profilo e poco proficuo con una grande e ricca Nazione qual è l’Iran? Un Paese con una ricchezza sotterranea unica, una popolazione vasta e istruita e con una economia dormiente in balia di incapaci e corrotti. La percentuale di laureati in Iran, rispetto alla sua popolazione, è più alta di quella di molti Paesi europei. Si può avere un diverso rapporto con un siffatto regime? Ecco perché è finito il tempo della politica di appeasement e con questa l’era della Repubblica islamica in Iran. Ecco perché sia con i negoziati a Roma o a Mascate, con un Trump impaziente e decisionista o senza, non ci saranno più i tempi lunghi di John Kerry e Federica Mogherini.

Da decenni si chiedeva al regime iraniano di cambiare comportamento. Ora, si pretende una risposta chiara e immediata. Come dice il capo della teocrazia iraniana: “Appunto, il cambio del nostro comportamento è la nostra fine!” Come non essere d’accordo con lui? Pare che ora perfino l’Europa condivida questa analisi, se non altro per i droni dei mullà che uccidono i cittadini europei in Ucraina. I gesti snervanti di Khamenei e suoi uomini sembrano capricci, ma saranno gli ultimi e mortali.


di Esmail Mohades