È un affarone ed una bufala che Putin aggredirà l’Europa

venerdì 11 aprile 2025


Sassolini di Lehner

Grazie a Dario Rivoltavisiting professor negli atenei Bicocca di Milano e Ieseg di Parigi e Lille, stimato esperto di economia e politica internazionale (discipline ignote a troppi provincialotti giornalisti e pontificatori italici), già prezioso segretario di Silvio Berlusconi, nonché fondatore dell’associazione per “Il Buon Governo”, prima pietra di Fi, quindi, parlamentare di Forza Italia, quella vera, non l’odierna copia ingiallita, ci pervengono informazioni importanti, comunque degne di attenzione e da segnalare a Giorgia Meloni e ai veri eredi del Cavaliere. Il punto di vista di Rivolta, del resto, coincide perfettamente con quanto pensava Silvio Berlusconi riguardo alla guerra in Ucraina. Non è, certo, interpretazione peregrina ritenere che si tratti di conflitto per procura, innescato dalla Nato contro la Federazione russa. Sia pure col suo linguaggio da scuola comunista delle Frattocchie, lo stesso Bergoglio, 3 maggio 2022, manifestò la medesima convinzione, denunciando “l’abbaiare della Nato alla porta della Russia”, da cui, secondo Jorge Mario, la reazione iraconda con aggressione militare “che non so dire se sia stata provocata ma facilitata forse sì”. In origine, forse le continue invasioni di campo miravano non tanto allo scontro immediato, quanto alla caduta di Vladimir Putin, con conseguente frammentazione della Federazione e l’accaparramento delle sue immense risorse.

Fermo restando il ripudio dell’autoritarismo e dei regimi illiberali, il realismo politico ci dovrebbe insegnare che probabilmente la cornice liberaldemocratica non è del tutto attrezzata a tenere insieme e far convivere pacificamente le oltre 200 etnie e la miriade di culture, di lingue, di usi, costumi e tradizioni presenti nella Federazione russa. Non a caso, infatti, gli stessi occidentali, “liberaldemocratici” per antonomasia, puntano sul cambio di regime, come prodromo del vantaggioso – per loro, ma è un’illusione – smembramento del già ridotto ex impero sovietico. Stesso discorso per la Cina, altro enorme mosaico di popolazioni, mantenuto coeso e produttivo dal totalitarismo peggiore possibile, essendo sintesi di Stato di polizia, comunismo mao-stalinista e di sfruttamento capitalistico-schiavistico, neppure mai tentato o immaginato dai più disumani padroni delle ferriere. Di contro agli ottimisti che ritengono doveroso esportare ovunque, con le buone o con le cattive, il modello occidentale – vedi l’idiozia delle “primavere arabe” – i benpensanti cartesiani abituati al dubbio, essendo pessimisti, cioè ottimisti bene informati, tremano alla sola idea di catastrofici cambi di regime, ergo portatori di frazionamenti, caos e conflitti ad infinitum. Ucraini e russi, dunque, versano il loro sangue in una guerra per procura, nella quale il delegante non rischia la vita, limitandosi a fornire denaro, armi, intelligence, per battere e disgregare la Russia. Lo ammise anche l’ex premier inglese Boris Johnson, così come è innegabile che Nato, Barack Obama, Hillary Clinton, seguiti via via a ruota da britannici, francesi, tedeschi, polacchi, baltici e la delirante Commissione europea gestita, talora, da velleitari, incompetenti ed incapaci e, forse, magari corrotti, misero le basi per l’inesorabile “operazione militare speciale”, mentre, oggi, intignano col ReArm. E furono ben consci che le loro istigazioni avrebbero causato la guerra. Angela Merkel e François Hollande, ad esempio, confessarono che gli accordi di Minsk 1 e 2 erano finzioni finalizzate allo scopo di avere il tempo necessario per armare al meglio l’Ucraina.

A che la dilazione per riempire di armamenti l’esercito di Volodymyr Zelens’kyj, se non per la proditoria programmazione di uno scontro militare? Dario Rivolta ha trovato sul New York Times, foglio certamente assai lontano dai propagandisti alla Marija Zacharova, l’eloquente reportage di Adam Entous, basato su 300 interviste a funzionari governativi, militari e dell’intelligence, in Ucraina, Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Polonia, Belgio, Lettonia, Lituania, Estonia e Turchia. Il giornalista d’inchiesta descrive precisamente e dettagliatamente come e che cosa americani ed alleati s’inventarono per provocare Vladimir Putin e sostenere la corsa agli armamenti. Anche il dottor Stranamore, l’ispiratore di tutti i disastri mondiali, George Soros, ad esempio, si vantò d’aver innescato le “rivoluzioni colorate” in Ucraina e in Georgia, senza considerare che cambiare a tutti i costi la geografia del globo potrebbe significare la sua cancellazione. Il reportage ci informa del progetto “Task Force Dragon”, operativo nella base statunitense di Wiesbaden in Germania, per intercettare emissioni radio e comunicazioni russe, identificando le posizioni da colpire. A parte la Cia, sono attivi Nsa (National Security Agency), Dia (Defense Intelligence Agency) e Ngia (National Geospatial Intelligence Agency). Sempre da Wiesbaden partì “Lunar Hail”, guidata dai generali Usa Christopher Donahue e Christopher Cavoli e dai generali ucraini Mychajlo Zabrods’kyj e Valerij Zalužnyj, con il contributo anche degli europei, per il lancio di missili a lungo raggio mirati a bombardare il territorio russo. Infine, gli stanziamenti elargiti:

1) Stati Uniti, 66,5 miliardi di dollari in soli armamenti;

2) Commissione europea: circa 50 miliardi di euro in armi;

3) Germania, circa 20 miliardi;

4) Svezia, Olanda, Danimarca 6 miliardi ciascuna;

5) Cifre minori dagli altri Paesi, generosi, però, in quanto a finanziamenti ed aiuto umanitario.

Inoltre, ben prima dell’aggressione del 24 febbraio 2022, 007 statunitensi e servizi ucraini furono allertati, come certificato sempre dal New York Times (“The spy story: how the Cia secretely helps Ukraine fight Putin”, a firma di Adam Entous e Mitchell Schwirtz). Nell’articolo, si spiega che dal 2014, se non prima, fu costruita una rete di basi segrete di spionaggio sul confine con la Russia, fra le quali un bunker sotterraneo, da dove venivano monitorati satelliti e comunicazioni militari di Mosca. Insomma, dall’esperto e ben informato Dario Rivolta una serie di dati di fatto per riesaminare giudizi e pregiudizi sulla guerra in Ucraina. Per farla finita col bischero dilemma “pacifismo o bellicismo?”, basterebbe rispondere alla seguente domanda: è davvero credibile che Putin abbia interesse ad assalire l’Europa e scatenare la guerra atomica? Personalmente, non sono né pacifista, né guerrafondaio, ma ben deciso a rispondere di “no”. L’aggressione russa è la medesima bufala del Green deal, un’altra balla dietro la quale si cela l’ennesimo giro di miliardi.


di Giancarlo Lehner