martedì 18 marzo 2025
Sebbene io consideri profondamente sbagliata, oltre che autolesionistica, la guerra dei dazi scatenata da Donald Trump, per quanto riguarda il riarmo dell’Europa, con l’obiettivo di raggiungere l’autosufficienza su piano della sicurezza, il presidente degli Stati Uniti ha ragione da vendere. Basta leggere alcune eclatanti cifre per rendercene conto appieno.
In termini complessivi, i 27 Paesi dell’Unione europea nel 2023 hanno speso una cifra colossale per prestazioni sociali: 4.583 miliardi di euro, ovvero ben il 26,8 per cento del Prodotto interno lordo. L’Italia in questa classifica si trova al terzo posto, con una spesa sociale del 28 per cento contro il 31,3 per cento della Francia e il 28,6 della Germania. Ma è sul piano della spesa assistenziale e previdenziale che l’Italia manifesta una imbarazzante specificità, malgrado si continui a esprimere in questo settore molta irresponsabile demagogia politicamente trasversale. Tant’è che in confronto a una media europea del 12,9 per cento, il Belpaese impegna in questo settore molto sensibile sul piano del consenso – visto che abbiamo la popolazione più invecchiata del Continente – il 16,3 per cento del Pil; una enormità per un sistema economico che considera una crescita dell’uno per cento un successo senza precedenti.
In particolare, nel decennio 2013/2023 i trasferimenti statali per coprire il crescente fabbisogno sono cresciuti del 65 per cento, contro appena il 28 per cento dei contributi effettivamente versati, raggiungendo la cifra monstre di 164 miliardi e 724 milioni di euro. Qualcosa come 5-6 leggi finanziarie. Quindi mi sembra evidente che l’Italia e i suoi partner europei debbano necessariamente riequilibrare la spesa pubblica complessiva, in cui attualmente quella militare si trova agli ultimi posti, ponendo le basi per uscire gradualmente da quella comoda posizione che per molti decenni è stata garantita dal costosissimo ombrello dello Zio Sam. A meno che non vogliamo dare retta alle anime belle della nostra politica, che sostanzialmente propongono di mettere fiori nei nostri cannoni, affidandoci esclusivamente all’arma “micidiale” della diplomazia delle chiacchiere con cui fermare ogni intento aggressivo ai nostri confini. Il disegno sarebbe stupendo, solo assai difficile da effettuare.
di Claudio Romiti