Il grande eurofratello ordina: fate la guerra, non l’amore

venerdì 14 marzo 2025


Sassolini di Lehner

Lungi da noi l’analogismo tra eventi remoti e presente. Tuttavia, a sinistra risuona un’evidente ciclicità: Errare è umano, perseverare è di sinistra. Sul progetto di riarmo di Ursula von der Leyen, il Partito democratico poteva scegliere tra sostegno e rifiuto, tertium non datur. Invece, la segretaria ha imposto l’astensione, peraltro seguita da una maggioranza esigua: 11 su 20. Una simile “non scelta” rimanda col pensiero all’ideologismo patologico del “né aderire, né sabotare” del Psi riguardo alla Prima guerra mondiale. Di lì, fra l’altro, scaturì il seme del fascismo, a conferma che quasi sempre l’estrema destra – dall’Italia 1922 alla Germania 1933, sino al Cile 1973 – è generata dai deliri e dagli errori-orrori della sinistra. Il direttore dell’Avanti!, Benito Mussolini, dopo un passato di pacifista compulsivo, tanto da stendersi, nel 1911, sui binari della ferrovia, col fine non di far passare i treni con gli armamenti per la guerra di Libia, nell’arco di settimane passò, autunno 1914, dalla neutralità assoluta alla necessità dell’intervento a fianco di Francia e Inghilterra. Il ripensamento era frutto della mente di un politico lucido e pragmatico: uno dei più grandi partiti socialisti di massa dinnanzi ad un conflitto epocale aveva solo due strade da seguire: opporsi alla guerra, trasformando lo sterile pacifismo in risposta rivoluzionaria o schierarsi dalla parte di una delle due coalizioni. Non opporsi armi in pugno o non partecipare, tirandosene fuori, infatti, significava uscire dalla storia. Tale l’inappuntabile ragionamento che convinse all’interventismo Mussolini.

Elly Schlein è una compagna che ignora le tragedie secolari del movimento operaio e socialista, oppure, ammesso che ne sappia qualcosa, pare voglia ripeterle. Diversamente dal 1914-1915, quando a pagare le conseguenze dell’interventismo fu il solo Mussolini – espulso immediatamente dal Psi, ma sostenuto, è utile ricordarlo, dai giovanissimi Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti – nel marzo 2025 è l’intero partito democratico a correre il rischio della frammentazione o dell’entropia politica. D’altra parte, la memoria storica dovrebbe suggerire di dire sempre  di “no” ad un leader germanico che parla di riarmo, comunque prodromo e annuncio di disastro se marcato Deutschland. Gli stessi Fratelli d’Italia e Forza Italia è probabile che non abbiano messo davvero a fuoco il pericolo, votando per il “si”, anche se, alla fin fine, il ReArmEu si rivelerà la solita bufala del grande eurofratello. Quando il prode Guido Crosetto, reduce dal bellum vannaccium, si schiera per una pacegiusta” con i confini dellUcraina prima della guerra, di fatto, vuol significare “pace mai”. Eppure, il nuovo euroslogan (Make war, not love) puzza di cadavere.

Chi conosce i russi sa che loro come Vladimir Putin, ma anche l’ultima babushka della taiga siberiana, sarebbero pronti a morire e a scatenare l’inferno mondiale pur di non dover accettare supinamente di aver perso centinaia di migliaia di soldati per acquisire territori da restituire una volta conquistati. Infine, bisogna rammentare agli odierni guerrafondai, che sei anni fa Silvio Berlusconi invocò, invano, un’Europa politicamente coesa e in grado di organizzare un proprio esercito. Non fu ascoltato né in Europa né in Italia, tutti presi, dall’informazione alla casta togata, a spettegolare e a criminalizzare le “cene galanti”. Oggi, se ne parla e se ne ciancia, ma le sparate attuali sono sbilenchi fonemi da bar. Tra un chiacchiericcio e l’altro, intanto, emergono altre valigie zeppe di soldi di provenienza cinese a ispirare le decisioni e le imposizioni dei nostri europadroncini. In attesa che i destinatari dei dollari sganciati da Huawei dichiarino guerra pure agli Stati Uniti, il New York Times indica in Bergoglio il grande teorico dell’antitrumpismo.

Nulla di più vero, dato che il papa, voluto e imposto dal fratello musulmano Barack Hussein Obama, s’è dimostrato agit-prop del cristocastrismo mondiale, essendo totus politicus. Niente, neppure per sbaglio, di spirituale e metafisico. Jorge Mario è stato troppo intento, d’intesa col battezzato George Soros, a salvare immigrati, sinistra e pianeta, per dedicare un solo minuto a salvare le anime. Comunque, lunga vita a Bergoglio, perché il successore occupante il soglio di Pietro non sarà semplicemente anti-sionista e filo-islamico, ma un vero e proprio imam.


di Giancarlo Lehner