L’Eurss minaccia la libertà di parola e di voto

giovedì 27 febbraio 2025


Sassolini di Lehner

Amici liberali, il comunismo è di nuovo vicino a noi ed è intento, come sempre, a strangolare la liberaldemocrazia. Nicolae ed Elena Ceaușescu, già beniamini della Leonilde Iotti (autrice, da presidente della Camera, della prefazione del libro del truce compagno Nicolae: Romania, socialismo, collaborazione e pace) sono tornati, rivestendo l’abito dell’Unione europea. La profezia dell’indimenticabile dissidente Vladimir Bukovskij, che, nel 2007, sembrò temeraria, ormai, è pura, palpabile, reale e tremenda attualità. Nel volume “Eurss, Unione europea delle repubbliche socialiste sovietiche”, edito da Spirali, grazie alla lungimiranza di Armando Verdiglione e Cristina Frua De Angeli, l’intellettuale russo denunciò l’inettitudine burocratica coniugata con la crescente illiberalità. Scriveva il geniale Vladimir: “Per chi abbia anche una lontana dimestichezza con il sistema sovietico, fa impressione la sua somiglianza con le strutture in via di sviluppo dell’Unione europea, la sua filosofia di governo e il deficit democratico, la sua endemica corruzione e l’inettitudine burocratica. A chiunque abbia vissuto sotto la tirannia sovietica, o i suoi equivalenti in altre parti del mondo, la cosa mette paura. Ancora una volta osserviamo con orrore crescente l’emergere del Leviatano che speravamo fosse morto e sepolto, un mostro che prima di crollare ha distrutto un gran numero di nazioni, impoverito milioni di uomini e devastato più generazioni. Nella storia ci sono giorni che decidono il destino di interi continenti per i decenni a venire. Sono date che non si trovano nelle enciclopedie. Solo pochi eletti le conoscono e le onorano. In quanto a noi, massa dei non eletti, ci addormentiamo nell’ambiente familiare dell’antica patria e ci risvegliamo nelle lande desolate di una qualche unione di repubbliche socialiste”.

Ebbene, oggi, in Romania, dopo il golpe della Corte sedicente costituzionale ma sfrontatamente illiberale, che annullò le libere elezioni, quand’erano ancora in corso, con le urne ancora aperte, solo perché risultava vincente il candidato definito di destra Călin Georgescu a danno della Elena Lasconi, anch’essa di destra, ma gradita a Bruxelles, perché femminista e abortista, altri magistrati ad eurofalce e martello hanno fatto arrestare Georgescu. Le toghe euro-intolleranti hanno, in verità, immediatamente eseguito l’ordine tassativo della Ursula von der Leyen, il Leonid Brežnev con sopracciglia meno folte, che il 17 novembre scorso spinse i suoi commissari ad aprire un’inchiesta sulle elezioni presidenziali in Romania.

Sette giorni dopo l’iniziativa dell’euro-politbjuro, la Corte incostituzionale, prima ricontrollò i voti, quindi, visto che il riconteggio incrementava il vantaggio di Georgescu, allora non le restò che annullare la volontà del popolo sovrano. Come a dire: o votate come ordina Bruxelles o vi tolgo il diritto di voto. Ed oggi arrivano le manette e le perquisizioni negli uffici e nelle abitazioni del candidato vincente e dei suoi collaboratori. Insomma, siamo di nuovo ingabbiati nella dottrina della sovranità limitata, teorizzata da Brežnev nel discorso tenuto al quinto congresso del Poup (Partito operaio unificato polacco), il 13 novembre 1968. Tale dottrina, servita, fra l’altro, a legittimare l’intervento militare contro l’eresia della “Primavera di Praga”, consisteva, come nella odierna Ue, nel condannare e sanzionare i Paesi appartenenti al blocco sovietico, che avanzassero critiche e perplessità nei confronti del centro di potere moscovita. Oggi, come allora, la dottrina della sovranità limitata delle nazioni europee comporta anche il diritto di distinguere i buoni e i cattivi, ad esempio tacciando di estrema destra i partiti, magari soltanto critici con i diktat, spesso ottusi, di Bruxelles. Il metodo brežneviano attuato a Bucarest dalla Commissione europea sembra, inoltre, funzionale ad ostacolare le trattative di pace per l’Ucraina, reiterando ancor di più il muro contro muro con il Cremlino. Spiace dirlo ma la pace, per certi figuri, deve essere allontanata più a lungo possibile, giacché il sangue degli ucraini e dei russi serve loro come trasfusione corroborante ed arricchente. Non pochi, infatti, temono che, a pace conclusa, possano venire alla luce gli sporchi affari connessi ai cosiddetti aiuti occidentali, vedi circa il 20 per cento dei quali finiti in bustarelle, nonché l’affarone degli armamenti rivenduti ai belligeranti africani a prezzi più che raddoppiati. Intanto, da fonti neutrali e da giornalisti seri – gran parte di quelli italiani sono purtroppo intenti ai dissidi tra Fedez e Corona o ai pettegolezzi alla Dagospia – apprendo che Georgescu è stato bloccato mentre si dirigeva nell’ufficio elettorale, per apporre la firma necessaria alla candidatura alle nuove presidenziali. Al momento, non si sa dove sia stato portato, né se sia integro ed incolume. Di dottrina Brežnev, infatti, si può anche morire. E ci vengono a raccontare questi epigoni del realsocialismo del pericolo fascista alle porte, quando è la loro fanatica intolleranza di occupanti a suscitare allarme, soffocamento e senso di oppressione. Certo è che i veri europeisti debbono respingere con sdegno e la massima decisione la dottrina della sovranità limitata e dell’illiberalità programmata, che nelle prossime ore potrebbero condurre la Romania sull’orlo della guerra fratricida.


di Giancarlo Lehner