Bergoglio, pane e olio, Bovary, Var voyeur

giovedì 13 febbraio 2025


Jorge Mario, prezioso segretario e creativo suggeritore, mi esorta ad aggiornare il pamphlet Bergoglio. Da Cristo a Castro: Paolo mi fè, disfecemi Jorge Mario edito dall’Opinione, con un capitolo sullo scontro a sangue tra lo pseudo-pontefice e il vero presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Secondo il comiziante papa argentino, Trump dovrebbe accogliere tutti i clandestini messicani, non importa se tagliagole, ladri, assassini, stupratori, sicari affiliati al cartello di Sinaloa, altro che rispedirli, come ha deciso di fare, a calci nel culo a casa loro. Papa Francesco, già fedele di Juan Domingo Perón, del criminale Fidel Castro, del gaycida seriale Che Guevara, adesso celebra l’ennesimo culto pagano: dopo la dea Pachamama, rende, di fatto, onore alla deità dello spaccio detta El Chapo, protettore dei migranti col sombrero, contro il cristiano Donald Trump. In perfetta sintonia con il materialista dialettico di Santa Marta si ritrovano soprattutto i divi innevati di Hollywood, tuttora dolenti per la perdita del loro più generoso fornitore, il rimpianto beniamino di attori, rockettari e rapperisti Pablo Escobar. El Chapo ed Escobar anche in Italia raccolgono ex voto e fedeltà, visto che purtroppo molti neonati risultano cocainomani, essendo allevati in ambienti infestati da genitori quotidianamente strafatti. Tuttavia, in attesa di un pontefice credente, i cattolici sanno già che tra gli evangelisti non risultano apostoli di nome Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, autori dell’opera rock Jesus Christ Superstar, cioè che la fede non è mai spettacolo di varietà.  

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Silvia Chiassai Martini, sindaco di Montevarchi (Arezzo), viste le 85mila euro di morosità dei genitori furbetti, ha pensato che non fosse giusto penalizzare tutti i ragazzini delle scuole comunali per colpa di alcuni genitori “portoghesi”, che hanno, in pochi mesi, prodotto quel forte ammanco. Ai figliuoli dei morosi, che non pagano trasporto e mensa, dunque, in luogo del pasto completo ecco un piatto con due fette di pane e olio. Se mamma e papà vogliono arricchire il menù, estinguano il debito. Apriti cielo! Il centrodestra affama i bimbi! Sui genitori morosi e furbacchioni, ai quali tutto è dovuto, neanche una sillaba di biasimo. Il sindaco probabilmente troverà un’altra soluzione, ma debbo confessare che sono stato cresciuto a pane e olio. Ed era già da Paperon de’ Paperoni avere l’olio almeno di sansa per preparare quella prelibatezza. Aggiungo che misi sotto i denti la sognata bistecca, soltanto alla veneranda età di anni 15. Invero, grazie al pane e olio dell’infanzia, mi ritrovo, acciaccato e destinato ai tagliandi semestrali, eppur vivo, pimpante e vegeto alla tenera età di anni 82. I lettori ben edotti obbietteranno: ma erano altre epoche! Certo, furono stagioni nelle quali non vigeva l’erba voglio, i genitori governavano i figli e non, come oggi, viceversa; tempi nei quali, se lo scolaro prendeva un brutto voto era lui ad essere punito e schiaffeggiato, non la maestra o il professore; temperie in cui i pargoli non venivano tirati su come bamboccioni, non viziati, bensì educati ad affrontare il bene ed il male di vivere, divenendo adulti. Sussisteva addirittura il principio di autorità, di talché ci si affidava al medico, all’insegnante, all’allenatore, senza pretendere d’insegnar loro il mestiere o di avere il diritto di prenderli a pugni o a fucilate. Allora, ai compagni della Regione Toscana non sarebbe proprio passata per la mente una legge sul suicidio assistito, perché la megalomania non era ancora arrivata a esaltare il delirio di potenza dell’Ego, sino a scalzare Iddio, rendendoci, al grido di “Io c’è!”, padroni della vita e della morte. Chissà? Magari quello che si definisce “progresso” potrebbe spesso far rima con regresso.

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A Madame Bovary mi sono permesso di domandare: “Egregia signora Emma, mi può spiegare come mai suo marito Charles non si accorge mai di niente: È ipovedente o pariolino del Pd?”. Madame, donna cordiale e gentile, mi ha confidato: “Mio marito fa anche il guardalinee e di recente, come non si accorge dei miei amanti, non ha visto un pallone uscito di quasi mezzo metro, nel corso di Inter-Fiorentina. La squadra milanese alla fine ha rubato un 2 a 1, grazie alla cecità professionale del mio cornutissimo Charles”. E io di rimbalzo: “Ma non c’è il Barone Var per riparare alle mostruose sviste di monsieur Cornutazzo?”. E Madame: “Var? Il Barone porcellone è guardone, ma non è autorizzato ad intervenire e partecipare”.


di Giancarlo Lehner