C’è troppa prodiaggine in Italia

lunedì 20 gennaio 2025


Sassolini di Lehner

Romano Prodi ha proprio la faccia, non di mortadella, bensì di cul…atello. Si è precipitato, il 16 gennaio scorso, nella sede della Pravda de La7 per rivelare agli ospiti sovietici che Giorgia Meloni “è obbediente due volte, a Donald Trump e a Elon Musk, quindi due volte obbediente”. Eppure, Prodi in quanto ad obbedienze vergognose non si è fatto mai mancare niente. Obbedì, facendosi tappetino, a Carlo De Benedetti che pretendeva d’acquistare il patrimonio agroalimentare dell’Iri a prezzi stracciati, anzi prossimi alla rapina. Quando venne fuori che l’accordo era al di là dello scandalo, Prodi si giustificò con una scusa da giudiofobico di sacrestia, mettendo in campo che l’acquirente aveva dalla sua il “tagliettino”, cioè era circonciso. Come a dire che davanti a un erede dei potentissimi savi di Sion non restava che ubbidire: Ubi circumcisus, minor cessat. Anche questo, sia pure in modalità demenziale, è razzismo. Grazie a Bettino Craxi, la svendita non avvenne. Nell’Italia dei gaudiosi misteri giudiziari il gruppo di imprenditori attivato da Bettino, per proporre un’offerta d’acquisto decente, finì nei guai. I pubblici ministeri che non si erano allertati neppure per dare una spettinata a Prodi per i tentati saldi sulla Sme, alla fine accusarono Silvio Berlusconi.

Il tribunale, costretto a giudicare del nulla assoluto, mandò assolto Silvio, mentre Romano era stato preventivamente graziato, così come detta il comandamento della troppa comunistaggine operante in Italia: immunità per i cattocomunisti, amen. Quando i neobolscevichi intesero riportare l’Urss agli anni Cinquanta, organizzando il miserabile putsch dell’agosto 1991, la stessa Unità, contando disperatamente su Michail Gorbaciov, grazie al quale si sarebbe realizzato il miracolo della riformabilità del comunismo, condannò i golpisti. In Occidente soltanto Romano Prodi s’inginocchiò davanti a quel cretinetti golpista da strapazzo di Valentin Pavlov. Del resto, pochi giorni prima il cane di Pavlov aveva sparato la seguente corbelleria da cortigiano militante: “L’Urss è il Paese più stabile del mondo”. Infatti, dopo poco scomparve. Lasciamo alle fattucchiere e agli imbroglioni delle tre carte la seduta spiritica ispirata probabilmente dai fantasmi del Kgb, rivelanti a Prodi la voce “Gradoli”. Veniamo, invece, all’ultimo sussulto del cane di Pavlov con la faccia di culatello. Pur di smantellare l’Esecutivo di Giorgia Meloni, arzigogola e impapocchia per la creazione di un centro cattosovietico, senza neppure rendersi conto che di fatto sta manovrando per gabbare non Giorgia, bensì Elly Schlein. C’è troppa impunita prodiaggine in questo sfortunato Paese.


di Giancarlo Lehner