Biden e la questione morale

lunedì 2 dicembre 2024


Sì, confesso: la “questione morale” elevata a surrogato identitario mi provoca da sempre sincera avversione.

Il fatto è che, almeno alle nostre latitudini, la questione morale meccanicamente evocata contro gli avversari politici dai primissimi anni Ottanta non si è mai risolta in una diversa proposta, fosse anche velleitaria, di società, ma soltanto in un diversivo propagandistico fondato sulla presunzione, vagamente razzista, della propria superiorità antropologica.

Che poi, ci si fosse limitati a prendere i soldi da Mosca e a fare la morale agli altri i danni sarebbero stati, tutto sommato, limitati. Ma questa idea che per i “buoni” sia consentito anche il ricorso ai mezzi peggiori in virtù di un superiore afflato di moralità ha prodotto due conseguenze che contaminano, oggi più di ieri, il dibattito pubblico nazionale.

La prima – a ben vedere un corollario della seconda – sta nella circostanza che si è concesso, caso unico nell’Occidente, al potere togato una eversiva sovrintendenza politica.

La seconda – che della prima è causa – si è alimentata l’eterna ipocrisia degli italiani.

I “mariuoli” in politica, che pure ci sono stati e ci sono, non hanno prodotto un centesimo del danno (e del debito pubblico!) prodotto da baby pensionati, bonus 110%, banchi a rotelle e via dicendo.

L’Italia è il quarto Paese più indebitato al mondo (in relazione al Prodotto interno lordo) non perché abbiamo una politica che ruba, ma perché abbiamo una politica che a forza di mancette elettorali ci ha rubato il futuro coprendoci di debiti e poi – che’ la colpa dello Stato disastrato dei conti pubblici a qualcuno si doveva pur darla – ha attribuito al potere giudiziario, il quale ben volentieri si è incaricato dell’incombente, la funzione di placare la pelosa ansia di innocenza dei percettori delle suddette mancette indicando un colpevole nei politici traffichini.

Ma oggi, finalmente, da Oltreoceano una buona notizia.

Joe Biden, probabilmente con il suo ultimo atto di governo, ha concesso la grazia al figlio Hunter, il quale fino a ieri si trovava sotto processo sotto il peso di una gran quantità di imputazioni, per molte delle quali era addirittura reo confesso.

Che c’azzecca, mutuando l’espressione cara ad uno che della furia vendicatrice degli italiani fu temporaneo eroe, con le beghe italiche? Non granché, forse, ma almeno oggi i cantori del moralismo manettaro dei più “buoni” per (auto-attribuito) fine superiore ci risparmieranno la lezioncina. O, almeno, lo speriamo.


di Massimiliano Annetta