mercoledì 6 novembre 2024
Le tornate elettorali sono sempre quel momento magico in cui le opinioni vengono plasmate come fossero argilla. Il gioco è vecchio quasi come il trucco che fanno per accampare scuse: quando si perde si tratta di un banalissimo test locale mentre quando si vince il test locale prende il viagra divenendo un dirompente flagello foriero di una rivoluzione su scala nazionale. In genere si parla di avviso di sfratto al Governo, una espressione di una noia mortale. In ossequio a questa regola di buon senso, diciamo subito che quanto accaduto in Liguria è un fatto prettamente locale e come tale deve essere analizzato: è stata la Dana della politica ligure, una alluvione che avrebbe dovuto gettare nello sconforto l’intera classe dirigente della sinistra che invece si rimpalla responsabilità.
Saremmo però sciocchi se non ammettessimo che la Liguria si trova in Italia e le dinamiche politiche della sinistra ligure sono esattamente sovrapponibili a quelle nazionali: tutta superiorità morale che sfocia in superbia, presunzione e sottovalutazione dell’avversario. Generalmente a quest’ultimo si appiccica l’etichetta di inetto e incolto pensando che basti a prendere voti: in fin dei conti loro sono la sinistra. In queste condizioni, al centrodestra basta presentarsi alle elezioni e rimanere immobile perché in genere gli altri fanno di tutto per perdere dicendo baggianate o addirittura litigando. La litigiosità del centrosinistra è ormai un fatto che dovrebbe andare sui libri di scuola definito come degenerazione della superiorità morale, concetto morto in culla dato che lo propugnava chi parlava di etica un secondo dopo aver chiesto i fondi neri a Mosca.
La superiorità morale è sfuggita di mano, perché si è evoluta da disprezzo di base verso la stessa essenza del “politicamente diverso” (il fascista, il democristiano, il socialista) virando verso una forma di particolarismo che sfocia in schifo conclamato anche verso l’alleato che non è puro e colto abbastanza, come nel caso di Matteo Renzi.
Non sono quindi le elezioni liguri – ormai ampiamente analizzate e sviscerate – il vero problema. Il problema è quella strana attitudine ad essere autoreferenziali e convinti che quando si perde è colpa della gente (meravigliosa quando li vota) che non vede i disastri del Governo che si sommano ai disastri delle amministrazioni locali nemiche, cui si aggiunge una spruzzatina auto-assolutoria di rigurgiti fascisti e attentati alla libertà. Questo continuo frignare attribuendo la colpa agli altri non favorisce l’autocritica. Se ci fosse, ad esempio, un minimo di autocritica all’interno dei Pentastar, probabilmente essi si renderebbero conto che il teorema in base al quale uno vale uno non esiste nemmeno in teoria e non è mai esistito. Se il Movimento 5 stelle si guardasse dall’alto arguirebbe che le guerre intestine, i cambi di casacca, i parricidi, le liti sui soldi e sulle consulenze sono esattamente sovrapponibili alle dinamiche dei Partiti che essi hanno pensato di dover combattere aprendo il Palazzo come una scatoletta di tonno.
Anche la stampa amica non fa certo bene al centrosinistra: i giornalisti di inchiesta a legislature alternate, la morbosità sulla vita privata dei protagonisti della politica, le famosissime pubblicazioni delle intercettazioni stranamente sfuggite dai tribunali, le imboscate incalzanti come nel caso di Antonella Giuli che è stata costretta a dover svelare particolari dolorosi della propria vita, hanno sinceramente indispettito la pubblica opinione facendo risultare simpatico (e non cattivo) il destinatario di tutte queste attenzioni dei cronisti. Più in generale chi plasma l’opinione si accorge – nel migliore dei casi – che esistono lunghe liste d’attesa negli ospedali, problemi infrastrutturali, povertà e sfighe varie stranamente con il centrodestra al Governo. Invece prima erano cronisti in letargo, distratti dal sol dell’avvenire.
Stessa cosa dicasi per qualche manina giudiziaria maliziosa che cerca di plasmare il normale corso della vita del Paese: o dimentichiamo che secondo le chat di alcuni togati “Matteo Salvini nel caso del blocco dei migranti in porto non aveva fatto nulla di penalmente rilevante ma andava perseguito per motivi politici”. Non lo dimentichiamo per niente così come non dimentichiamo che Giovanni Toti è stato sbattuto dentro alla cieca ed è stato liberato solo a patto che rassegnasse le dimissioni da governatore della Liguria. Non dimentichiamo affatto il ruolo di certa magistratura in questo Paese nemmeno quando cerca di influire sulla politica migratoria del Governo con atti di tipo politico che impattano nei rapporti con l’Albania e con i nostri partner europei.
Queste sono tutte circostanze sulle quali la sinistra si è adagiata rinunciando allo sforzo enorme di dover fare politica.
di Vito Massimano