Marcia su Roma? No, su Lgbtqia+

venerdì 25 ottobre 2024


Sassolini di Lehner

La disinformazione di sinistra, sia italiana che europea, spara insensate accuse di omofobia all’attuale Governo, a Fratelli d’Italia e, in primis, a Giorgia Meloni. Nulla di più falso: a memoria di italiano non si ricorda una conclamata coppia omosessuale, regolarmente sposata, nei viottoli governativi. Nel dicastero della Cultura, dopo Gennaro Sangiuliano, un maledetto retrivo, nientemeno che autore di sapidi saggi, erudito e addirittura eterosessuale, quindi da estromettere, il nuovo ministro, persona di larghi, lontani, siderali orizzonti, ha voluto a tutti i costi Francesco Spano, moglie certificata di Marco, alla guida del proprio gabinetto. Ora che Spano, travolto mediaticamente, si è dimesso, il progressivo Alessandro Giuli se ne duole, parlando di un clima barbaro, sino alla mostrificazione. Il ministro nessun altro raggio solare esterna su Marco Carnabuci, il presunto marito di Spano. Su moglie e marito non mettere il dito e, perciò, il buon Alessandro si astiene. Sulle posizioni omosessuali d’alcova sono giudice territorialmente incompetente, come spesso lo furono i magistrati di Mani pulite, perciò mi sono limitato a riportare le indicazioni dei mass media.

Certo è che si tratta di due sposini uranisti di nuovo tipo, cioè targabili Lgbtqia+ ed anche un po’ Pd, a riprova che ci troviamo davanti al primo Esecutivo italiano apertamente traghettante verso l’altra sponda. Invero, a destra il complesso d’inferiorità ha generato sempre corbellerie, vedi l’idiozia verticale dei giovani missini un tempo inneggianti alla belva comunista Ernesto Che Guevara. Ora, però, si aggirano altri Ernesto, quelli alla Oscar Wilde. Era dai tempi delle “sorelle Bandiera” (così furono etichettati i democristiani Fiorentino Sullo, Mariano Rumor ed Emilio Colombo) che, per dirla con Bergoglio, non si vedeva tanta frociaggine ministeriale. Su Rumor e Sullo non ho notizie certe, mentre su Emilio Colombo posso riportare uno sfortunato episodio che mi vide protagonista. Negli anni Settanta lavoravo a Nuova Polizia e Riforma dello Stato, testata che avevo fondato insieme a Franco Fedeli e altri amici. Franco, il direttore a cui scrivevo gli editoriali, per festeggiare i buoni risultati del periodico, una sera, ci invitò a cena in un noto ristorante di Roma. A un certo punto – eravamo solo all’antipasto di terra – vediamo entrare Emilio Colombo, uno dei più validi esponenti della Dc.

Il direttore lo definisce subito fro... termine allora comune, oggi così tabù da finire in galera. Ingenuo come un capretto di montagna, reagisco, difendendo Colombo, che tutto sembrava fuorché uno dell’altra sponda. Franco mi sfida: vuoi scommettere il conto della cena? Scioccamente accetto. Mi dice: adesso, tu, fustaccio biondo – cinquant’anni fa lo ero davvero – recati nella toilette, se entro cinque minuti non vedi apparire il ministro – allora era al Tesoro – avrai vinto altre due cene, altrimenti… Mi reco al bagno sicuro di vincere… purtroppo, dopo nemmeno un minuto, vedo apparire Emilio Colombo. Scappo, ritorno al tavolo e, alla fine, pago il conto. Certo, costa caro non riconoscerli al volo. E brucia pure non poter sostituire l’imaginifico Giuli al Collegio Romano. I titoli li avrei: la mia bibliografia lo consentirebbe, in più sono stato iscritto al Pci dal giugno al dicembre 1975, benché abbia sferrato, poco prima, davanti al Tevere sotto Ponte Matteotti, un devastante cazzotto a Pier Paolo Pasolini, bravo poeta sì, ma anche energumeno violento. Purtroppo, sono un famigerato liberalsocialista, per giunta di origini ebraiche e filosionista. Ma, soprattutto, peggio di Sangiuliano, disdegno Urano e adoro l’eterno femminino regale, come a dire che apparirei del tutto inadeguato a gestire il Ministero della Cul...tura in un Esecutivo di centrodestra in marcia non su Roma, bensì su Lgbtqia+.


di Giancarlo Lehner