Prima sfasciano i conti e poi criticano

venerdì 18 ottobre 2024


Premetto che da liberale non sono molto entusiasta della Manovra finanziaria presentata dal Governo, sebbene io mi renda perfettamente conto che in Italia gestire il consenso in un sistema malato di statalismo fino al midollo non sia cosa facile.

D’altro canto, non potendo tagliare la spesa pubblica con l’accetta e dovendo necessariamente riportare il bilancio pubblico entro una traiettoria compatibile per restare ancorati alla moneta unica, alcune scelte dell’attuale maggioranza sono imposte dalla cruda realtà dei fatti. Eppure, i toni critici provenienti dall’opposizione del cosiddetto campo largo appaiono, soprattutto per chi ha seguito le politica di questi ultimi anni, a dir poco surreali. In particolare, i due partiti che hanno la responsabilità principale della voragine finanziaria che ha creato le attuali difficoltà, il Partito democratico e il Movimento 5 stelle, stanno usando toni apocalittici contro le misure contenute nella stessa Manovra.

Proprio loro che, avendo paralizzato l’economia del Paese durante la pandemia, adottando una catastrofica linea sanitaria di stampo cinese, e realizzando tutta una serie di follie finanziarie, su tutte l’insostenibile e inverosimile fardello del bonus edilizio 110 per cento, oggi ci vengono a dire che le misure dell’attuale maggioranza sono tutte sbagliate e che occorrerebbe aumentare ulteriormente la spesa pubblica eventualmente abbassando anche la pressione fiscale. E come si fa a non credere a chi, come ha rilevato l’economista bocconiano Roberto Perotti, è stato in grado nel biennio 2020-21 di gettare nello sciacquone ben 400 miliardi di euro? In particolare, sia Elly Schlein e sia Giuseppe Conte hanno accusato il centrodestra di aver messo a disposizione risorse troppo scarse per la sanità pubblica, da sempre uno dei principali cavalli di battaglia della sinistra italiana.

E, in effetti, proprio nello stesso biennio citato da Perotti la spesa in questo delicato settore sembra che abbia raggiunto il suo massimo storico in rapporto al Prodotto interno lordo. Peccato però che il tasso della mortalità generale in Italia, al netto delle controverse diagnosi di Covid-19, fu di gran lunga il più alto d’Europa. Anche perché in quel funesto periodo, in cui il Governo giallorosso amministrava un Paese terrorizzato a colpi di Dpcm, gran parte delle risorse venivano destinate per curare una malattia assolutamente simile all’influenza per la stragrande maggioranza della popolazione, trascurando completamente tutta una serie di patologie ben più gravi.


di Claudio Romiti