Te lo dava Cossiga... l’Unifil

martedì 15 ottobre 2024


Grazie al Lodo Moro “gli italiani non si toccano, ma se sono ebrei è già un altro paio di maniche”.

E ancora: “Per evitare problemi, l’Italia assumeva una linea di condotta che le permetteva di non essere disturbata o infastidita poiché gli arabi erano in grado di disturbare l’Italia più degli americani, l’Italia si arrese ai primi. Posso dire con certezza che anche oggi esiste una simile politica. L’Italia ha un accordo con Hezbollah per cui le forze Unifil chiudono un occhio sul processo di riarmamento, purché non siano compiuti attentati contro gli uomini del suo contingente”.

Era il 3 ottobre del 2008, l’ex capo dello Stato rispondeva in maniera candida e disarmante alle domande dell’inviato Menachem Gantz a proposito del Lodo Moro in un’intervista clamorosa uscita in Israele all’epoca con grande scalpore sul quotidiano “Yediot Ahronoth”, ma da noi passata sotto la consegna del silenzio. Unifil esisteva già da due anni ma il suo destino era già segnato: i soldati italiani sono tutelati dal Lodo Moro e dai suoi aggiornamenti. Gli altri soldati Onu non godranno in seguito delle stesse garanzie.

D’altronde, come si poteva evitare con 15mila caschi blu che le milizie sciite finanziate e comandate da Teheran (più di 50mila guerriglieri armati sino ai denti) facessero in loco il bello e il cattivo tempo? Meglio rivolgere loro quello che gli americani chiamano “blind eye”. E magari diventare un po’ più occhiuti contro Israele. Proprio come accade oggi. E questo spiegherebbe già tutto quello che sta capitando oggi con il senno di prima più che con quello di poi. Al momento inesistente.

L’Onu è sacro anche se tutti sanno che è dominato dagli Stati canaglia e dalle dittature. Alcune delle quali, l’Iran e in passato la Libia, hanno avuto l’onore di dirigere la Commissione per i Diritti umani e persino quella per le pari opportunità.

E anche se tutti sanno che a fronte delle più di 200 condanne contro lo Stato ebraico mai una volta – o pochissime – si sono avute simili delicatezze per Corea del Nord, Cuba, Vietnam, Iran, Libia, Sudan e così via, l’opinione pubblica mondiale si indigna solo contro Israele. È stata educata così, dall’ex Unione sovietica, sin dai tempi della Guerra fredda. È il dogma del terzomondismo militante, quello delle lotte (armate) di liberazione.

Così adesso tutti strepitano se avvengono incidenti o provocazioni da parte dell’Idf contro questi soldati – eroi ipotetici a 7mila euro al mese – che giocano alle belle statuine a sud del fiume Litani. Facendo finta di non accorgersi che a poche decine di metri i proxy degli ayatollah stipano i propri razzi da sparare contro Samaria e Galilea.

Qualcuno nel nostro Governo sta cadendo nella trappola di prendersela contro Benjamin Netanyahu.

Ma se Francesco Cossiga potesse ancora parlare come fece con Gantz nel 2008 – e noi dobbiamo la memoria di questa intervista sepolta nel dimenticatoio all’opera del segretario del Partito radicale Maurizio Turco, presidente della Fondazione Marco Pannella, che domenica scorsa alle 17 nella propria conversazione pomeridiana ci ha rievocato il tutto – che direbbe ai vertici della Farnesina e del Ministero della Difesa?

Probabilmente una sola frase: “Ve la do io l’Unifil e la sua pseudo missione di pace!”. Missione che probabilmente farà la fine descritta a suo tempo da Oriana Fallaci nelle ultime cinquanta pagine del libro “Insciallah”, che si riferiva alla sua antesignana, sempre cogitata dall’Onu all’epoca della prima guerra di Israele in Libano.


di Dimitri Buffa