Fassino archiviato

venerdì 11 ottobre 2024


Sassolini di Lehner

Finalmente una buona notizia da un tribunale italiano. A Civitavecchia, il Gip ha evitato il processo a Piero Fassino, archiviando “per condotta riparatoria”, per la “particolare tenuità” del fatto e per la fedina penale immacolata dell’onorevole del Partito democratico. Il processo, infatti, sarebbe stato umiliante, anzi psicologicamente devastante per un brav’uomo riformista di 75 anni, costretto a spiegare coram populo la non impeccabile condotta nel duty free dell’aeroporto di Fiumicino. Quel malandrino il 15 aprile di quest’anno vide il buon Piero, invaso da un raptus diavoletto, che lo spinse a infilarsi in tasca una confezione di Chanel Chance senza passare alla cassa. Guido Crosetto opinerebbe che il proditorio ratto di profumo potrebbe essere considerato un “crimine di guerra”, ma non insisterebbe troppo nell’accusa, non risultandogli antenati ebrei o israeliani e neppure cugini di nome Benjamin o Bibi nella casata dei Fassino. Gli stacanovisti del dossieraggio, nonostante la tessera salvacondotto del Pd, potrebbero prenderlo in cura, pedinandone l’agire quotidiano, vizi e trasgressioni sia erotiche che bancarie. E, magari, già lo puntano.

Del resto, solo noi liberali, che in Italia contiamo meno di poco, non veniamo dossierati. I professionisti dell’antimafia, sudati per il loro Travaglio, non ci filano proprio, specie se siamo portatori sani del virus non conforme e non politicizzato denominato Giovanni Falcone. Da parte mia, tanto per mettere le mani avanti, dichiaro di non essere parente, neppure alla lontana, di Giorgia Meloni, pur essendo nato a Roma, ma in via Principe Amedeo, strada assai distante dalla “attenzionata” Garbatella. E lo giuro sulla Sacra Bibbia dell’antimelonismo ossessivo di Dagospia. I forcaioli davanti a ogni archiviazione, specie se nei riguardi di politici e di “colletti bianchi”, si disperano e invocano le squadre combattenti delle toghe di lotta e di Governo, le quali, però, oggi non sprecherebbero del tempo versus il buon Piero, dovendo hic et nunc bastonare Carlo Nordio, il Guardasigilli della riforma e della separazione tra inquirenti e giudicanti.

La separazione demonizzata dalla casta togata fu auspicata, prima che da Nordio, proprio da Falcone. Inoltre, l’intera riforma della giustizia proposta dal Governo di centrodestra è grosso modo ripresa dal pensiero del grande Giovanni, magistrato denigrato da vivo (dalla casta e da certi figuri) e ipocritamente omaggiato da morto. Non bisogna dimenticare mai che Leoluca Orlando in televisione (Samarcanda, 1990) diede del complice della mafia a Falcone: “Ha una serie di documenti sui delitti eccellenti ma li tiene chiusi nei cassetti”.

Basta coi brutti ricordi e con certa gente, meglio tornare al lieto fine. Bene, dunque, per la bella novella dell’archiviazione. Eppure, da uomo di mondo mi tocca criticare Fassino che, per tre volte, in partenza per Bruxelles fu travolto da attacchi cleptomani. Escluso che quel profumo fosse un dopobarba per se stesso, essendo pure improbabile che fosse destinato alla moglie, la quale non risulta residente a Bruxelles, allora viene da pensare che Chanel Chance fosse un omaggio a una Venere della Ue. Ebbene, caro Piero, da cleptomane di classe, avresti dovuto sgraffignare almeno un’eau de parfum, tipo Boadicea The Victorious1.080 euro per 100 millilitri – per non fare la figura del pulciaro, presentandoti davanti all’eterno femminino regale con una Lavanda Cannavale da 130 euro.


di Giancarlo Lehner